VIAGGIO PASTORALE IN BENIN, UGANDA E KHARTOUM
CERIMONIA DI CONGEDO
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
Aeroporto internazionale di Cotonou (Benin) - Venerdì, 5 febbraio 1993
Signor Presidente,
1. Nel momento in cui si conclude la mia visita pastorale in Benin, Vostra Eccellenza ha voluto riaccompagnarmi e rivolgermi un messaggio molto cortese; sono sensibile a queste attenzioni, così come alla presenza di alte personalità che hanno voluto venire sin qui questa mattina. Partendo per una nuova tappa della mia visita pastorale, sono felice di esser potuto tornare in Benin e conoscere più profondamente un paese tanto amato. La qualità dell’accoglienza che ho ricevuto da lei, Signor Presidente, e dall’insieme dei suoi connazionali mi spinge a formulare fervidi auguri per il vostro benessere e lo sviluppo del vostro paese. Testimone dell’immenso lavoro intrapreso per dare un nuovo dinamismo alla società del Benin, mi auguro vivamente che il progresso nella prosperità non sia lontano. Il rafforzarsi delle istituzioni, lo sviluppo dell’attività economica, il consolidarsi del sistema scolastico così come della rete sanitaria, sono compiti che, fra l’altro, richiedono le qualità, la capacità, l’impegno attivo e la solidarietà di tutti gli abitanti del Benin. Ho fiducia nel vostro popolo, esso saprà essere degno delle sue nobili tradizioni.
2. Ma so anche, Signor Presidente, che il Benin ha bisogno, come tutti i paesi africani, di aiuti che spero non gli vengano rifiutati. Nella nostra epoca, la situazione mondiale è tale che la cooperazione fra quelli che chiamiamo il Nord e il Sud diviene sempre più necessaria. Si deve comprendere – e spesso lo si comprende meglio in effetti – che si tratta di entrare in una collaborazione generosa ma rispettosa fra le nazioni che si trovano a livelli di sviluppo profondamente diversi.
Troppe crisi nel mondo, specialmente in Africa, ci mostrano che è difficile costruire la pace quando interi popoli sono spinti alla disperazione dalla povertà, dalla grave disparità di situazioni, dal disprezzo dei diritti fondamentali dell’uomo, dai limiti imposti alla libera espressione delle opinioni. È un dovere per la comunità internazionale favorire in ogni luogo il rispetto del diritto e il miglioramento delle condizioni di vita, questo, lo ribadisco, grazie a una collaborazione generosa fra membri che si rispettano reciprocamente.
3. Fra qualche settimana, una Conferenza Internazionale avrà luogo proprio a Cotonou, sotto l’egida dell’Organizzazione dell’Unità Africana e dell’Unesco, sul tema “La Rotta degli Schiavi”. Voi attribuite giustamente una grande importanza a questa manifestazione che ha per fine, da una parte, il prendere in considerazione con lucidità un dramma che continua a essere dolorosamente presente nella memoria dei popoli dell’Africa, e, dall’altra, il far fronte alla sfida dello sviluppo di questo continente. L’anno scorso in Senegal, e poi a Santo Domingo, ho ricordato i terribili flagelli della schiavitù e delle persecuzioni. Nel vostro paese che ne ha duramente sofferto, desidero ribadire che è stato un “peccato dell’uomo contro l’uomo e un peccato dell’uomo contro Dio”, periodo oscuro del lungo cammino della famiglia umana, i cui membri devono sempre imparare a rispettarsi e ad amarsi come figli e figlie dello stesso Padre Celeste (cf. Discorso a Gorée, 22 febbraio 1992, n. 3). Possano le riflessioni e gli scambi che avranno luogo qui prossimamente, nel ricordo del dramma, promuovere lo spirito di una solidarietà fraterna che superi le frontiere, al fine di permettere al maggior numero possibile di uomini e di donne del continente africano di affrontare insieme le nuove sfide della loro storia!
4. Lasciando questo Paese, vorrei esprimere il mio ringraziamento affettuoso a tutti i cattolici del Benin per la loro accoglienza.
Rivolgo un pensiero particolare a tutti coloro che non hanno potuto partecipare alle nostre riunioni perché ammalati o per altre difficoltà; a ciascuno di loro invio di tutto cuore la mia benedizione.
Fratelli e sorelle, vorrei che conservaste di questi giorni, più che dei ricordi, il sentimento duraturo di una comunione rafforzata con tutti i membri della Chiesa nel mondo intero. Vivete alla luce della fede, con la forza della speranza e la generosità dell’amore fraterno, poiché sapete di essere amati da Dio.
Grazie ai vostri Vescovi, in particolare a Mons. Monsi-Agboka che li presiede e a Mons. de Souza, Arcivescovo di questa città, per le loro cortesie nei miei confronti e per la preparazione accurata della mia visita. Grazie a tutti coloro che hanno lavorato all’organizzazione pratica e hanno permesso il clima di fervore che ha caratterizzato i nostri incontri. Con voi, chiedo al Signore di far maturare i frutti di questi sforzi. E vorrei, ancora una volta, rivolgere un cordiale saluto a tutti i credenti di altre confessioni cristiane, delle religioni tradizionali e dell’Islam che si sono uniti fraternamente ai loro amici cattolici durante queste giornate di festa.
5. Signor Presidente, nel congedarmi, vorrei anche esprimere la mia gratitudine all’insieme dei suoi collaboratori, ai membri del Governo e ai membri dei diversi settori che non hanno risparmiato gli sforzi per garantire la sicurezza e il buono svolgimento della mia visita. Gli stessi sentimenti di gratitudine vanno anche a tutti i giornalisti che hanno permesso al maggior numero di persone possibile di seguire i diversi avvenimenti a Cotonou e Parakou. Ringrazio anche i membri del Corpo Diplomatico per avere avuto la cortesia di venire all’aeroporto per prendere parte a questa cerimonia. Signor Presidente, è con una certa emozione che lascio il Benin, ma anche con una grande speranza nel suo futuro. Siate sicuri di tutta la mia riconoscenza per la vostra accoglienza e ricevete i miei ferventi auguri per il felice esito della vostra missione nazionale.
Dio benedica il Benin!
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