VIAGGIO PASTORALE IN BENIN, UGANDA E KHARTOUM
ELEVAZIONE A BASILICA MINORE
DEL SANTUARIO NAZIONALE DEI MARTIRI UGANDESI
ANNUNCIO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI UGANDESI
Kampala (Uganda) - Domenica, 7 febbraio 1993
Cari fratelli dell’Episcopato dell’Uganda,
Avevo preparato un documento da leggere, ma ognuno di voi lo leggerà personalmente. Esprimo la mia gratitudine per l’invito nella sede della Conferenza Episcopale, la mia gratitudine per le parole dell’Arcivescovo Wamala, vostro Presidente, e anche la mia gratitudine per il vostro invito in Uganda. È stato qualche mese fa, in maggio, che mi avete invitato. Non ero molto convinto sull’opportunità di venire. Pensavo che Papa Paolo VI era stato in Uganda per la prima e unica visita di quel mio grande Predecessore. Perché sarei dovuto andare una seconda volta? – mi sono chiesto. Ma poi è giunta una persona molto buona, un Cardinale africano, ed egli ha insistito affinché venissi, ma non in Uganda, bensì in Benin. La mia convinzione limitata sul viaggio è quindi divenuta più ampia. Ho quindi visto che tutti i miei collaboratori, tutte le personalità del Vaticano, specialmente Monsignor Re, erano convinte che fosse necessario andare. Ho quindi dovuto convincermi anche io. E l’ultima motivazione è stata Giuseppina Bakhita, la martire canonizzata recentemente. Cosa significa il nome di questa povera schiava del vicino Sudan? Il Sudan è un Paese vicino e in questa vicinanza è chiaro che c’era una chiamata della Provvidenza a venire nuovamente in Africa, in Benin, in Uganda, per la seconda volta, e a Khartoum, solamente. Dopo la mia visita, specialmente dopo la grande celebrazione al Santuario dei Martiri, mi sono profondamente convinto che era necessario essere qui. Non c’è dubbio, era necessario. È un grande momento nell’apostolato e nell’evangelizzazione del mondo, non solo del vostro Continente.
Esprimo la mia gratitudine per il vostro invito a venire in Uganda. Mi avete convinto. Dal momento che abbiamo in programma di incontrarci nuovamente questa sera in Nunziatura, è meglio non dilungarci troppo in questo incontro. Devo aggiungere che l’intera visita è molto bella, è molto calda, non solo climaticamente, perché non fa caldo come in Benin. Ma è calda psicologicamente. La temperatura del cuore è molto alta. Talvolta penso di non potere sopportarla. Ma alla fine la sto sopportando. Grazie per la vostra gente. Sono buoni cattolici.
Come ricordo della mia visita al Santuario dei Martiri ugandesi e della storica visita di Papa Paolo VI, sono felice di elevare il Santuario alla condizione di Basilica Minore.
La vostra attesa è finita.
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