DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
DURANTE IL CONCERTO SINFONICO IN OCCASIONE
DELL’ANNIVERSARIO DELL’ELEZIONE AL PONTIFICATO
Sabato, 16 ottobre 1993
Ringrazio vivamente il Signor Cardinale Bernardin Gantin per le cordiali parole di augurio che mi ha rivolto a nome del Collegio Cardinalizio dei fratelli Vescovi e Prelati della Curia Romana qui presenti, delle Autorità, del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede e di tutti coloro che hanno voluto, con cortesia che sentitamente apprezzo, partecipare a questa manifestazione per il quindicesimo anniversario della mia elezione alla Cattedra di Pietro.
È con grande meraviglia e gratitudine per l’eccellente esecuzione musicale che mi rivolgo agli organizzatori di questo concerto, che è stato offerto dalla Mitteldeutscher Rundfunk. I miei più cordiali ringraziamenti vanno al Signor Udo Reiter Sovrintendente, ai suoi collaboratori, al Direttore d’orchestra, Signor Daniel Nazareth, al Direttore del coro, Signor Gert Frischmuth e anche ai solisti e ai componenti dell’orchestra e del coro per l’espressiva esecuzione.
L’anniversario della mia elezione a Vescovo di Roma e Successore di Pietro mi fa tornare in mente immagini e avvenimenti significativi. Esso soprattutto rinnova in me la consapevolezza del servizio che mi viene richiesto.
Il compito di guidare la Chiesa nel servizio dell’evangelizzazione, della santificazione e della carità impegna, com’è ovvio, il mio spirito al di sopra di ogni altro pensiero, nella costante sollecitudine di farmi costruttore di comunione tra le diverse Chiese particolari. Allo stesso tempo, la promozione della giustizia, della solidarietà e della pace tra le Nazioni, in un’epoca percorsa da tante tensioni, aggiunge altre preoccupazioni e altre fatiche a quelle connesse col ministero petrino. “Servi inutiles sumus”.
Proprio per questo vorrei chiedere con insistenza a voi tutti di rivolgere una speciale preghiera a Dio per me, affinché mi sia concessa la forza necessaria per prodigarmi, anzi per consumare me stesso, sull’esempio di Paolo, a servizio della Chiesa (cf. 2 Cor 12, 15).
Invoco per questo anzitutto i santi Patroni di Roma, gli Apostoli Pietro e Paolo e poi tutti coloro che hanno predicato il Vangelo nel mondo. Invoco in special modo i Santi che confermarono la fede in questo Continente europeo, e tra essi, oggi, Santa Edvige nel settecentocinquantesimo anniversario della morte. Essa è stata figura di grande spicco per l’apostolato che ha esercitato prevalentemente nel territorio della Slesia, a vantaggio delle popolazioni polacche e tedesche.
Commemoriamo oggi anche il 750° anniversario della morte di Santa Edvige. Essa viene onorata allo stesso modo dai credenti in Polonia e in Germania come nessun’altra figura nella Chiesa. Oltre a svolgere opere pie nella famiglia, era anche dotata di intelligenza, lungimiranza e determinazione, per sostenere il marito nell’approfondimento della vita cristiana in Slesia. Essa non ha diffuso l’amore cristiano per il prossimo: lo ha creato. Possa essere per tutti un esempio.
Ringrazio con voi il Signore, questa sera, prendendo lo spunto proprio dai testi delle musiche eseguite: dallo Stabat Mater di Penderecki cioè dalla figura di Maria ai piedi della Croce, testimone della fede nel Redentore e partecipe della sua sofferenza per la salvezza del mondo; dalla Messa in Do Maggiore di Beethoven, il quale volle musicare il testo della Liturgia eucaristica con l’intento di “far nascere il sentimento religioso negli esecutori e negli ascoltatori e rendere duraturo tale sentimento”; dal testo del Te Deum, alle cui espressioni di gratitudine mi sono interiormente associato, seguendo le intense note e le complesse ed elaborate armonie dello spartito di Bruckner.
Rendiamo insieme grazie al Signore e, sorretti dalla speranza, camminiamo per la via che egli traccia per noi: “In te, Domine, speravi, non confundar in aeternum”.
© Copyright 1993 - Libreria Editrice Vaticana
Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana