DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI ALLA RIUNIONE PLENARIA
DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE
PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI
Giovedì, 21 ottobre 1993
Carissimi fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
Carissimi fratelli e sorelle!
1. Sono lieto di porgervi il mio cordiale benvenuto e di salutare in voi i rappresentanti di ogni continente, qui giunti, per partecipare all’annuale Plenaria del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Ringrazio il Presidente, l’Arcivescovo Giovanni Cheli, per le parole amabili che ha voluto rivolgermi a nome di tutti.
Il tema delle migrazioni è di attualità sempre maggiore. L’uomo contemporaneo è infatti così investito dal fenomeno della mobilità che questa è diventata quasi un’esperienza di vita e di cultura quotidiana. Sulle strade del mondo si muovono ormai grandi masse sospinte da motivazioni diverse.
2. La guerra, la fame, il sottosviluppo, la mancanza di lavoro, e la violazione dei diritti umani, forzano purtroppo, decine di milioni di persone ad abbandonare la loro casa e ad affrontare un esilio doloroso e a volte tragico. La dignità umana è umiliata dalla presenza di campi di rifugiati, da episodi ricorrenti di xenofobia nei confronti di immigrati, dalla mancanza di solidarietà verso i nomadi.
Le esigenze, poi, dell’economia mondiale portano ad un crescente movimento di lavoratori e di professionisti da un paese all’altro. Vi sono persone che per la natura stessa del loro lavoro sono continuamente in movimento. Come non pensare, ad esempio ai milioni di marittimi e di lavoratori agricoli stagionali?
La facilità dei trasporti, congiunta al maggior tempo libero di cui oggi è possibile disporre, favoriscono inoltre il viaggiare per scopi ricreativi, culturali o anche religiosi. Per tutte queste categorie di migranti il vostro Pontificio Consiglio si preoccupa di trovare, operando in stretta collaborazione con le Chiese locali, vie e mezzi aggiornati perché a nessuno manchi il nutrimento spirituale e liturgico di cui ha bisogno e per assicurare il beneficio di una continua evangelizzazione, la protezione della sua dignità e la difesa dei suoi diritti.
3. Vi incoraggio, carissimi fratelli e sorelle, a proseguire su tale cammino con lo sguardo sempre attento alle crescenti esigenze dell’uomo contemporaneo.
Opportunamente avete scelto di riflettere, in questa Riunione Plenaria su “La missione del Pontificio Consiglio nella crescente mobilità umana di oggi”. Rimeditando l’ispirazione storica che ha spinto i miei Predecessori a dare vita a questo Dicastero, voi avete voluto compiere una verifica dell’operato attuale, per cogliere quanto di nuovo emerge in questo vasto e urgente ambito pastorale.
Nelle loro varie forme e cause, i movimenti di popolazione suscitano, in effetti, numerosi interrogativi di carattere sociale, economico e politico che richiedono una riflessione etica approfondita. Alla luce della fede e della dottrina sociale della Chiesa, vanno ricercate eque soluzioni tanto al diritto di movimento delle persone quanto al dovere degli Stati di tutelare il bene comune dei cittadini. In particolare occorrerà predisporre, nel rispetto della giusta autonomia di ogni Paese, interventi preventivi atti ad evitare nuovi esodi forzati, causa di sofferenze e drammi indicibili.
Le proposte maturate nel vostro incontro contribuiranno sicuramente a fornire indicazioni valide per risolvere tali problematiche di indubbia attualità. Il vostro lavoro si arricchisce del significativo apporto ricevuto dalle Chiese locali e dagli operatori pastorali da voi opportunamente consultati.
Il contributo dell’illuminazione dottrinale che si aspetta dalla Chiesa, sarà tanto maggiormente apprezzato se accompagnato da un adeguamento dei metodi e delle strutture pastorali alle mutate circostanze storiche. Sarà vostro compito studiare, da una parte, l’adattamento, il completamento delle opzioni apostoliche che il diritto ecclesiale e le direttive specifiche in tema di mobilità umana già prevedono e, dall’altra, ricercare utili strumenti di servizio con cui il Consiglio possa rendere efficaci i propri interventi.
4. Tra le conseguenze positive dell’odierna mobilità, va sottolineato l’apporto che essa offre all’unità della famiglia umana, pur nella diversità delle credenze e delle tradizioni religiose. È pertanto opportuno che il dialogo e l’accoglienza reciproca acquistino una dimensione universale, senza distinzione di razza, di religione e di nazionalità.
Giustamente, perciò, durante la vostra Sessione Plenaria voi avete parlato di un servizio dell’accoglienza con riferimenti pratici alle strutture operative esistenti. Come non ricordare la parola dell’Apostolo Paolo? “Accoglietevi perciò gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio” (Rm 15, 7)? Una parrocchia accogliente offre anche al visitatore occasionale l’opportunità di sperimentare l’amicizia della comunità di fede, aperta a tutti, che non considera nessuno come escluso o straniero. Tanto maggiormente l’immigrato, che si stabilisce all’interno del territorio parrocchiale, potrà trovarvi così la sua nuova casa spirituale che lo fa sentire subito membro di una famiglia solidale e fraterna.
Se poi l’organizzazione pastorale ordinaria di fatto non riesce a raggiungere i molteplici gruppi coinvolti nella mobilità, il loro diritto all’evangelizzazione e ad una vita cristiana regolare dovrà trovare una risposta il più possibile adeguata attraverso iniziative specifiche ed appropriate strutture, adattate alle persone e alle circostanze. Ancora una volta, è il caso di ricordare che la salvezza delle anime resta il supremo criterio di ogni organizzazione possibile: “salus animarum suprema lex”.
5. Sento il dovere di ricordare, in questo contesto, l’apporto che gli organismi internazionali arrecano, per mezzo di accordi giuridici e di programmi assistenziali, a forme sempre più adeguate di accoglienza per le persone coinvolte nella mobilità. A tale meritevole impegno il Pontificio Consiglio è sensibile ed intende collaborare in una comune e costante volontà di servizio verso i migranti e l’intera società.
In questa prospettiva, carissimi fratelli e sorelle, il vostro Pontificio Consiglio è chiamato a proiettarsi con l’immaginazione verso il futuro, per prevedere gli esiti degli sviluppi in corso, in ciò coadiuvato dall’ascolto delle Chiese particolari e dei loro operatori pastorali, specialmente delle Commissioni Episcopali preposte a tale delicato campo pastorale.
Voi ben sapete quanto sia importante e quanto sia segno di autentica civiltà l’attenzione al mondo degli emigranti. Il modo con cui una comunità e uno Stato vedono lo straniero e si comportano nei suoi confronti non è soltanto rivelatore di civiltà, ma di una vera o di una falsa concezione di Dio. Gesù fa rientrare lo straniero nel numero dei suoi “piccoli fratelli” (Mc 9, 41): forestiero per gli altri, ma non per lui. Lo sconosciuto che chiede ospitalità o l’immigrato che domanda accoglienza sono per Gesù membri della sua stessa famiglia.
Accogliere l’altro è fargli spazio nella propria città, nelle proprie leggi, nel proprio tempo e nel giro delle proprie amicizie. È l’altro da accogliere è nello stesso tempo il prossimo da amare e servire con tutto il cuore: “Ero straniero e mi avete accolto” (Mt 25, 35), dirà il Signore nel giorno del giudizio. Qui sta il punto focale del Vangelo.
6. Urgente è, pertanto, la missione che il vostro Dicastero è chiamato a svolgere a nome della Chiesa. Voi, carissimi fratelli e sorelle dovete favorire la crescita di comunità di fede, di preghiera e di carità tra quanti le circostanze della vita moderna portano a muoversi per lavoro, ricreazione, stile di vita o semplicemente per sopravvivenza. E potrete adempiere a tale compito, se in ogni circostanza saprete sintonizzarvi con il Vangelo.
Il Signore vi sostenga, carissimi, nello sforzo generoso con cui ogni giorno vi prodigate, perché quanti sono coinvolti nella mobilità umana trovino ospitalità e diventino costruttori di solidarietà.
Vi aiuti Maria, Stella dell’Evangelizzazione, a svolgere con coraggio e fiducia questo servizio tanto importante per l’attività missionaria della Chiesa.
Vi accompagni pure il mio incoraggiamento, avvalorato da una speciale benedizione apostolica.
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