DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE
KENYOTA IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»
Lunedì, 25 aprile 1994
Eminenza,
Cari Fratelli Vescovi,
1. È una grande gioia per me accogliervi, Vescovi del Kenya in occasione della vostra quinquennale visita ad Limina. Anche se ogni incontro con i miei fratelli nel Collegio Episcopale costituisce un’esperienza di fede e di comunione ecclesiale, questa volta due circostanze concorrono a conferire una particolare intensità spirituale al nostro incontro. Voi siete qui nel periodo pasquale, motivo di maggiore fiducia nel nostro servizio al popolo di Dio poiché siamo consapevoli che i vincoli che ci fanno avere “un cuore solo e un’anima sola” (At 4, 32) sono opera dello Spirito Santo infuso nella Chiesa dal Signore Risorto. Allo stesso tempo, come possiamo non constatare che la vostra presenza qui durante l’Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi è un’ulteriore esortazione ad aprire completamente i vostri cuori all’azione dinamica dello Spirito Santo che sta guidando la Chiesa nel vostro continente verso la verità, la giustizia e l’amore? Ho fiducia nel fatto che questa coincidenza provvidenziale renderà la vostra visita occasione di rinnovata consapevolezza della vera misura dell’autentica testimonianza apostolica, conducendovi esortandovi a concentrarvi nella preghiera e nella riflessione sull’“ora” che la Chiesa in Africa sta vivendo.
La vostra presenza richiama alla memoria, i sacerdoti, i religiosi e i laici affidati alla vostra sollecitudine e, ricordando le mie visite in Kenya nel 1980 e nel 1985, il mio cuore li abbraccia di nuovo. Memore della calda ospitalità e dell’ardente amore con cui sono stato ricevuto, vi chiedo di assicurare tutti i fedeli del fatto che, come avevo promesso, “né la distanza, né il tempo” hanno diminuito la comunione che il Vescovo di Roma vive con essi (cf. Giovanni Paolo II, Discorso di congedo, Nairobi, 8 maggio 1980, n. 1: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III, 1 (1980) 1227).
2. Durante il vostro pellegrinaggio “ad trophea Apostolorum”, voi, in quanto Vescovi, rinnoverete la vostra adesione alle realtà su cui si basa la Chiesa. Trovandovi nei luoghi che hanno caratterizzato le ultime fasi dei viaggi missionari dei Santi Pietro e Paolo, e pregando sulla terra resa santa dalla loro eroica confessione del Vangelo, comprenderete più profondamente la natura della vostra vocazione. Divenendo maggiormente consapevoli di tutto ciò che è implicito nell’essere Apostoli mandati da Gerusalemme come testimoni del Signore (cf. At 1, 8) apprezzerete meglio ciò che Dio esige dai suoi Successori in termini di santità di vita e di solidità di fede.
Come gli Apostoli, i Vescovi sono chiamati a testimoniare “in ogni occasione opportuna e non opportuna” (2 Tm 4, 2) la parola rivelata per la nostra salvezza. Questa parola salvifica è una fiducia sacra trasmessa da una generazione all’altra, prima dagli Apostoli e in seguito dai loro successori insieme ai doni dello Spirito necessari alla sua totale proclamazione. Il Vescovo è “consacrato nella verità” (cf. Gv 17, 17), cosicché mediante la sua predicazione e il suo insegnamento la luce di quella verità possa risplendere nella sua vita e nel suo ministero. Ai nostri giorni, quando così tante voci mettono in dubbio la verità sull’uomo, sulla sua dignità trascendente, sul suo destino soprannaturale e sui mezzi per realizzarlo, è più importante che mai che il Vescovo testimoni in modo chiaro il disegno del Creatore per la persona umana e per la società in cui questo disegno si possa realizzare pienamente (cf. Giovanni Paolo II, Veritatis splendor, 114-117).
3. Dopo aver esaminato i resoconti presentati in preparazione alla vostra visita quinquennale, non è più possibile tralasciare il fatto che in questi ultimi anni voi siete stati chiamati con sempre più urgente necessità ad enunciare la verità circa l’ordine morale in un contesto politico e sociale incerto. Nelle vostre lettere pastorali e nelle relative dichiarazioni avete parlato della sfida, che il vostro popolo deve affrontare con un coraggio e una rettitudine che esprimono il vostro amore autentico per il Kenya e la vostra sollecitudine per tutti i suoi abitanti. Avete sottolineato il male implicito nel fomentare divisioni etniche per scopi egoistici. Le vostre proteste contro la violenza, la vostra difesa dei diritti dell’uomo, la vostra condanna di coloro che tentano di trarre vantaggi personali sfruttando il prossimo, i vostri appelli alle autorità civili perché rinnovino il loro onesto impegno a garantire il bene comune e le vostre esortazioni alla riconciliazione nazionale, tutti questi aspetti sono segni della vostra fedeltà alle esigenze del vostro ministero apostolico. Essi vi identificano come eredi autentici di coloro che hanno affermato: “noi non possiamo tacere” (At 4, 20); “Noi non abbiamo infatti alcun potere contro la verità, ma per la verità” (2 Cor 13, 8).
Fra i vostri doveri principali, la grande sfida dell’evangelizzazione è il fardello che il Signore ogni giorno pone sulle vostre spalle (cf. Mt 11, 30; 1 Cor 9, 16). Nei vostri più sinceri sforzi per diffondere la fede siete fedeli all’eredità che vi è stata trasmessa da coloro che hanno portato il Vangelo alla vostra Nazione oltre un secolo fa. Quest’opera, cominciata con fiducia in Dio, ha già recato molti frutti. Prova di questa fecondità è il fatto che da quando in Kenya, nel 1953, fu stabilita la gerarchia, sono state istituite tre nuove provincie ecclesiastiche per promuovere lo sviluppo delle Chiese locali. La diocesi più recente è stata eretta solo lo scorso anno. Questo ricco raccolto, nell’abbondante quantità promessa dal Signore stesso (cf. Lc 8, 8), dovrebbe ispirare tutti coloro che servono il Vangelo a operare sempre più generosamente. A questo proposito rivolgo una particolare parola di apprezzamento agli uomini e alle donne che sono giunti dall’estero per aiutare i loro fratelli e le loro sorelle kenioti a occupare i posti preparati per essi al banchetto del Figlio del Re Celeste (cf. Mt 22, 1-10). Esprimo allo stesso modo apprezzamento per tutti coloro che, in particolare insegnanti e catechisti, donano se stessi così generosamente per condividere la Buona Novella della nostra salvezza in Cristo. Il vostro sostegno a questi araldi della Parola di salvezza, e in particolare i vostri sforzi affinché essi ricevano un’adeguata formazione per la missione loro affidata, rimangono indispensabili per il loro successo. Nella situazione attuale dovete preoccuparvi in particolare affinché tutti coloro che trasmettono la fede siano in grado di affrontare la sfida lanciata dal crescente proliferare delle sette.
4. I vostri resoconti quinquennali indicano che il Kenya è stato un terreno particolarmente fertile per la crescita della vita religiosa. La testimonianza esemplare data da così tante donne e uomini consacrati alla castità, alla povertà e all’obbedienza mostra quanto sia opportuno insistere sull’attenta selezione dei candidati e sulla loro formazione integrale. I religiosi che sono stati adeguatamente preparati a rispondere ai doni dello Spirito Santo continueranno a guadagnarsi l’ammirazione dei credenti e anche dei non credenti per il loro servizio nelle parrocchie, nelle scuole, negli ospedali, tra i poveri, gli anziani, gli infermi e gli emarginati. Tutti i fedeli del Kenya, in particolare il clero, dovrebbero essere costantemente esortati a sostenere i religiosi nella loro consacrazione e nella loro missione. Sono anche certo che voi sarete loro vicini coinvolgendo l’intera comunità cattolica in Kenya in una riflessione devota e feconda sulla vita religiosa in preparazione all’Assemblea Generale del Sinodo che si svolgerà a ottobre.
5. Un ulteriore pensiero è ispirato dalla celebrazione da parte della Chiesa dell’Anno Internazionale della Famiglia. In quanto Pastori, conoscete bene l’importanza dell’esempio e della testimonianza dati dai coniugi cristiani. In un certo senso, la forza dei matrimoni cristiani e della vita familiare cristiana è la misura di quanto il Vangelo sia penetrato in una determinata cultura. Come afferma la Costituzione Pastorale Gaudium et spes: “nelle gioie e nei sacrifici della loro vocazione, attraverso il loro amore fedele” le coppie sposate possono “diventare testimoni di quel mistero di amore che il Signore ha rivelato al mondo con la sua morte e la sua Risurrezione” (Gaudium et spes, n. 52). E come i Padri del Concilio ci ricordano altrove, questa testimonianza del Mistero Pasquale, “preziosissima . . . sempre e dovunque”, lo è particolarmente “nelle regioni in cui vengono sparsi i primi semi del Vangelo, o la Chiesa si trova ai suoi inizi, o versa in grave pericolo” (Apostolicam actuositatem, 11). Questa è certamente la voce dello Spirito che parla alle Chiese in Africa. Non percepiamo qui una promessa del Paraclito circa il potere spirituale che deve essere diffuso nel Continente quando i forti vincoli familiari, che sono stati una caratteristica saliente della società africana, vengono trasformati e approfonditi dalla sua azione nel Sacramento del Matrimonio? Come “una città collocata sopra un monte” (Mt 5, 14), i focolari cristiani dell’Africa saranno altrettanti fari di luce che mostrano come il Nuovo Adamo ha vinto il peccato e ha ripristinato l’innocenza concessa alla famiglia umana al momento della sua creazione (cf. Preconio pasquale, Exsultet).
Come è stato spesso ricordato nel presente Sinodo, il futuro della Chiesa in Africa dipende in grande misura dalle energie dedicate alla catechesi e alla formazione dei laici a ogni livello. Affinché nelle loro case, così come in tutte le loro relazioni sociali, i laici possano “rendere visibile Cristo agli altri, principalmente con la testimonianza della loro vita e col fulgore della fede, della speranza e della carità” (Lumen gentium, 31), è indispensabile un’adeguata formazione (cf. Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 59-60). È quindi importante gettare salde fondamenta durante l’infanzia e consolidarle durante l’adolescenza e la prima età adulta. Quando raggiungeranno la piena maturità, i fedeli laici disporranno pertanto di tutti i mezzi per svolgere un ruolo appropriato come lievito della società. La grande priorità data alla catechesi dei giovani e alla cura delle famiglie nel vostro piano pastorale è un chiaro riconoscimento di tutto ciò.
6. In tutte queste attività, i vostri sacerdoti sono i vostri “necessari collaboratori e consiglieri”, poiché con voi “partecipano . . . dello stesso e unico sacerdozio e ministero di Cristo” (Presbyterorum ordinis, 7). Mi unisco a voi nel ringraziare Dio per il fatto che le vostre Diocesi sono benedette dalla presenza di così tanti sacerdoti devoti e che le prospettive future appaiono brillanti, in gran parte grazie alla vostra sollecita promozione delle vocazioni sacerdotali. Come sempre, c’è il bisogno di un’attenta selezione dei canditati al seminario, per essere certi che abbiano motivi validi, autentica pietà e sufficiente talento e che abbiano una moralità irreprensibile. Tali candidati risponderanno generosamente all’esigente programma di formazione che la Chiesa si aspetta che essi seguano. Sotto la cura e la guida di sacerdoti ben qualificati - uomini che si distinguono non solo per il loro sapere ma soprattutto per la loro somiglianza al Buon Pastore - questi candidati cresceranno per essere “pastori secondo il cuore del Signore” (cf. Ger 3, 15). Poiché la qualità del personale del seminario determina l’efficacia di qualsiasi programma di formazione, il Vescovo, concordemente all’ingiunzione apostolica contro l’ordinazione di coloro che non ne sono considerati degni (cf. 1 Tm 5, 22), deve agire in modo deciso per assicurare che i seminaristi siano posti sotto l’autorità di coloro la cui influenza promuova il loro progresso nella virtù sacerdotale. Per tutto ciò che concerne la formazione dei sacerdoti, richiamo la vostra attenzione ancora una volta sui risultati del Sinodo dei Vescovi del 1990, che ho ripreso nell’Esortazione post-sinodale Pastores dabo vobis. Spero che in questo documento udiate la voce di Pietro che aiuta voi, suoi Fratelli (cf. Lc 22, 32), ad assumervi la grave responsabilità della formazione dei sacerdoti che sono capaci di edificare realmente il Corpo di Cristo di fronte alle sfide di oggi.
Il Direttorio per il Ministero e la Vita dei Presbiteri, pubblicato recentemente, è un ulteriore frutto del Sinodo del 1990, e auspico che vi risulti utile nell’assistere quella formazione permanente del clero che il Concilio Vaticano II ha descritto come oggetto di grandissima attenzione per un Vescovo, sul quale, “incombe in primo luogo la grave responsabilità della santificazione dei” suoi “sacerdoti” (Presbyterorum ordinis, 7). Vi incoraggio nei vostri sforzi per assistere i vostri figli e i vostri fratelli nel presbiterato a “ravvivare il dono di Dio” che è in essi (2 Tm 1, 6).
7. Come ho avuto occasione di dire durante l’apertura dell’attuale Sinodo: “questa Chiesa, che è in tutta la terra e che si esprime in modo particolare attraverso la presenza dei Vescovi africani, crede realmente che l’onnipotenza e la misericordia dell’unico Dio si sono realizzate prima di tutto per mezzo dell’Incarnazione del Figlio di Dio - Figlio che è consustanziale col Padre e che opera insieme al Padre nello Spirito Santo e in tale unità trinitaria riceve piena gloria e onore” (Giovanni Poalo II, Apertura dell'Assemblea Speciale del Sinodo per l'Africa, 10 aprile 1994, n. 5). Il Padre che vi ama in Cristo e che infonde i doni dello Spirito Santo su tutti coloro che credono, è la fonte della vostra fiducia e del vostro coraggio. Dio chiede molto alla Chiesa in Kenya e la vostra risposta dipende in grande misura dalla realtà della vita interiore e dalla preghiera personale e comunitaria che voi e tutti i fedeli promuovete. Mediante la grazia di Dio che opera in voi e nel vostro gregge, potrete - secondo le parole di San Paolo - “fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che già opera in noi, a lui la Gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen” (Ef 3, 20-21). Affidando voi e i vostri sacerdoti, religiosi e fedeli laici, all’amorevole intercessione di Maria, Stella dell’Evangelizzazione, vi imparto di tutto cuore la mia benedizione apostolica.
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