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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALL'ASSOCIAZIONE NAZIONALE COMUNI ITALIANI

Sabato, 22 gennaio 1994

 

Signor Presidente!

Illustri rappresentanti dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani!

1. Sono lieto di porgervi un cordiale benvenuto in occasione dell’odierna Udienza speciale, che ha luogo proprio alla vigilia della Giornata di preghiera per la pace nella tormentata regione dei Balcani. Ringrazio, in particolare, il vostro Presidente, l’Avvocato Pietro Padula, per le gentili parole rivoltemi e per la testimonianza qui portata circa l’impegno dei Comuni italiani a favore della pace.

L’Italia possiede una ricca eredità culturale di pace e, anche per la sua collocazione al centro del Mediterraneo, può vantare una molteplice esperienza di mediazione fra popoli e culture diverse. Avvalendosi di questa secolare tradizione, numerose Istituzioni e Istanze ecclesiali e civili stanno già da tempo impegnando energie e mezzi per fronteggiare le conseguenze dell’immane tragedia, che si sta consumando a poca distanza dal territorio italiano.

Come è stato poc’anzi ricordato, la collaborazione fra le Amministrazioni locali e le diverse Associazioni di volontariato ha già portato copiosi frutti, in un solidale slancio di generosità verso fratelli meno fortunati.

Alla raccolta e all’invio di aiuti umanitari nelle regioni colpite dalla violenza bellica, voi giustamente congiungete lo sforzo per promuovere un’autentica cultura della pace, che faccia appello specialmente alle nuove generazioni. La vostra Associazione può autorevolmente svolgere un fondamentale servizio in tale campo, proprio perché ha la possibilità di coinvolgere capillarmente le diverse componenti della società italiana.

2. Di fronte al perdurare della guerra nelle regioni della ex Jugoslavia, malgrado i ripetuti ed infruttuosi tentativi di porvi fine, l’impegno degli uomini di buona volontà non deve affievolirsi. Anzi, deve ancora più rafforzarsi. Lo richiede la folla di oppressi che bussa alla porta del nostro cuore; lo esige il grande numero di bambini innocenti feriti o uccisi, di donne maltrattate e violate nella loro dignità, di credenti impediti nel libero esercizio del loro credo religioso.

Quest’anelito per la pace sia soprattutto sostenuto dalla incrollabile speranza di un mondo più giusto e fraterno. Speranza che Dio stesso propone all’uomo mediante le parole del profeta, preannunciatrici di un’era in cui gli uomini “forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra” (Is 2,

4). Nel manifestarvi, gentili Signori e Signore, il mio apprezzamento per le molteplici iniziative benefiche già poste in atto dalle Amministrazioni che rappresentate, auguro di cuore a ciascuno di voi un sereno e proficuo lavoro a servizio del bene comune. Iddio vi benedica; benedica particolarmente il vostro fattivo contributo alla realizzazione della pace nei Balcani ed al progresso della comprensione e della fratellanza fra i popoli.

 

© Copyright 1994 - Libreria Editrice Vaticana

 



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