DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL SINDACO E AI RAPPRESENTANTI
DELL'AMMINISTRAZIONE CAPITOLINA
Sala del Concistoro - Lunedì, 31 gennaio 1994
Onorevole Signor Sindaco!
Signori rappresentanti dell’Amministrazione Capitolina!
1. Grazie della vostra visita! Con grande gioia vi do quest’oggi il benvenuto nella Sede di Pietro. Voi siete alle prime battute di un esigente e non facile servizio a questa Città, il cui volto porta i segni dei millenni, e che si apre ora con rinnovata speranza al suo futuro. Vi ringrazio tutti per la vostra presenza. Sono grato, in particolare, al Signor Sindaco per le cortesi parole che ha voluto rivolgermi.
L’odierno appuntamento conferma una tradizione di reciproca e rispettosa attenzione fra i Rappresentanti dell’Amministrazione Comunale di Roma ed il Successore di Pietro, che tale è proprio in quanto Vescovo di Roma. Da quando Pietro, insieme con l’Apostolo delle Genti, testimoniò in questa Città con l’effusione del sangue la sua fede e il suo amore per Cristo, Roma sarebbe incomprensibile senza il Cristianesimo. Le sue radici pre-cristiane e le molteplici influenze culturali, che l’hanno segnata lungo i secoli, non sono state mortificate, ma al contrario hanno tratto giovamento dal sapiente discernimento del Cristianesimo, capace di accogliere ogni autentico valore umano e di portarlo alla sua piena maturazione. Quanto ho scritto nella mia recente Lettera ai Vescovi italiani su “le responsabilità dei cattolici di fronte alle sfide dell’attuale momento storico” vale pertanto a maggior titolo per Roma. Qui infatti si tocca con mano quella triplice eredità di fede, cultura ed unità che “si misura non sugli anni, ma su lunghi secoli di storia”, ricchezza “a cui si guarda con ammirazione e, potremmo dire, con invidia da ogni parte del mondo” (Giovanni Paolo II, Lettera ai Vescovi italiani, 6 gen. 1994).
2. Roma è davvero la “città italiana” per eccellenza. Lo è perché capitale, lo è perché punto di coagulo, sociale e culturale, delle popolazioni qui affluite da ogni regione d’Italia. Essa purtroppo non manca di difficoltà, del resto comuni a tutto il Paese, specialmente per ciò che riguarda il lavoro e l’occupazione. Roma deve misurarsi con i disagi per lo più tipici delle metropoli, soggette spesso a forme di degrado urbanistico ed ecologico e cariche di problemi organizzativi che ne turbano la vivibilità. A tutto ciò si aggiungono problematiche di natura culturale e morale, che pregiudicano non solo la qualità della vita, ma lo stesso rispetto della vita umana. Esse incidono non poco sulla famiglia, insidiata dall’instabilità del legame matrimoniale e talvolta attanagliata, di fronte all’incerto futuro, da una comprensibile angoscia che, insieme ad altre cause, ha la sua parte di responsabilità nella stessa diminuzione delle nascite. A condizionare poi le scelte e i comportamenti, si aggiungono gravi inconvenienti, come la carenza di alloggi disponibili e accessibili per le giovani coppie. È una situazione preoccupante, dovuta anche al diffondersi di pratiche speculative che offendono gravemente le esigenze della giustizia. Come non lamentare questo dato increscioso, che, insieme con la disoccupazione e la precarietà del lavoro, talora dissuade dall’assumersi la responsabilità di un nuovo focolare domestico, o comunque ne intralcia il progetto e, una volta attuato, può pregiudicarne la serenità?
3. La vostra Amministrazione sta cercando di affrontare situazioni così complesse e la Chiesa offre, come in passato, la sua leale ed aperta collaborazione, attenta sempre, secondo il richiamo evangelico, alla difesa e alla tutela dei diritti di ogni essere umano, specialmente dei più poveri ed emarginati. Tra questi, come non ricordare gli immigrati da altri Paesi, specie del Terzo Mondo, presenti nella nostra Città in alto numero? Verso di loro, come verso tutti i concittadini stretti da difficili condizioni, deve manifestarsi l’attenzione accogliente e solidale dell’intera Comunità romana. È grande, sotto questo profilo, il compito che grava sulla pubblica amministrazione, e il mio augurio è che tale responsabilità sia assunta con coraggio, in ossequio ai valori umani e cristiani, ben radicati nella storia religiosa e civile della nostra Città.
Ma è grande anche la responsabilità di tutti i Romani, e di tale responsabilità la Chiesa di Roma si sente intimamente partecipe.
4. Signor Sindaco, nel suo indirizzo di omaggio, Ella ha fatto opportunamente riferimento al Sinodo diocesano, da poco concluso e ora in via di concreta attuazione. Esso, facendo seguito alla costante attività pastorale e sociale della diocesi, ha sviluppato un approfondito e articolato “Confronto con la Città”, teso ad individuare le aree di più acuta sofferenza e gli ambiti e le direzioni di più promettente e significativo sviluppo che possono aprirsi davanti alla grande comunità cittadina. Il Sinodo ha anche riflettuto sulle vie più appropriate attraverso le quali la Chiesa di Roma può dare il suo specifico contributo a lenire tali sofferenze e a promuovere lo sviluppo, attingendo all’ispirazione della dottrina sociale cristiana e facendo leva sulla generosità di tanti suoi figli, impegnati in un servizio qualificato e responsabile. Penso qui alle multiformi iniziative cattoliche nel campo della carità e dell’assistenza, della sanità, dell’educazione, della scuola, della famiglia, della cultura. Penso alle stesse parrocchie romane, veri centri di aggregazione, assistenza e promozione sociale e morale per bambini e giovani, famiglie, anziani, oltre che luoghi di culto e di formazione cristiana. Specialmente nelle periferie della Città, che purtroppo, pur avendone maggior bisogno, sono spesso ancora prive di adeguate strutture parrocchiali, la Chiesa di Roma, come Ella, Signor Sindaco, ha ricordato, si sta adoperando per la realizzazione di nuove parrocchie ed è grata all’Amministrazione per la promessa collaborazione a tutto vantaggio della nostra gente.
5. Roma, questa nostra amata Città, riveste un significato universale ed è chiamata a svolgere una peculiare missione a servizio della Chiesa e dell’intera famiglia umana. A questo riguardo è tempo ormai di rivolgere l’attenzione e l’impegno al traguardo, non lontano, del grande Giubileo del secondo millennio cristiano. Allo storico appuntamento dell’anno 2000, Ella, Signor sindaco, ha riservato parole che ho seguito con grande attenzione. Si richiede certo, in questo tempo, una concreta cooperazione, nella distinzione delle competenze, tra la Chiesa di Roma, le autorità cittadine e quelle dello Stato, affinché la nostra Città, “communis Patria”, possa svolgere adeguatamente il suo ruolo di centro vivo della cristianità.
A tal fine occorre certo, in primo luogo, che la comunità ecclesiale di Roma viva pienamente la fede, la speranza e l’amore cristiano, rinnovando il suo volto con la preghiera e un intenso impegno di evangelizzazione, secondo le direttive del Sinodo diocesano, così da offrire a quanti verranno qui come pellegrini, insieme al messaggio sempre attuale delle perenni memorie cristiane, una vivente esperienza ecclesiale nel contesto di una metropoli moderna, pur attraversata da forti correnti di secolarizzazione.
È anche necessario però predisporre per tempo quanto occorre ad una adeguata accoglienza, con attrezzature e infrastrutture che mettano Roma in condizione di ospitare degnamente quanti vi affluiranno e di far loro ammirare la ricchezza del suo patrimonio storico e artistico, civile e religioso, a beneficio dei visitatori e dei cittadini.
6. So bene, cari Rappresentanti dell’Amministrazione Capitolina, che assumendo il compito del servizio alla Città, vi siete assunti un impegno veramente difficile, di grande serietà e responsabilità. Desidero esprimervi il mio incoraggiamento: la Chiesa vi è vicina! Vicina con la sua preghiera e il suo sostegno fattivo, nei modi consoni alla sua missione. Un dialogo sincero ci aiuterà a trovare sempre le vie più opportune di un’auspicabile e necessaria collaborazione. Voglia il Signore benedire gli sforzi di quanti si impegnano a servizio dell’uomo, per assicurare a questa Città il suo volto migliore, degno della sua storia e della sua fede.
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