DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI ALLA IX CONFERENZA INTERNAZIONALE
ORGANIZZATA DAL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA
PASTORALE PER GLI OPERATORI SANITARI
Sabato, 26 novembre 1994
1. Sono particolarmente lieto di concludere i lavori di questa IX Conferenza Internazionale, che il Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari ha voluto dedicare, quest’anno, al tema della vita nella triplice dimensione del conoscere, dell’amare e del servire, muovendo dal doveroso ed altissimo presupposto secondo il quale, nella misura in cui la vita è conosciuta, può essere amata e, soltanto se amata, essa è anche degnamente servita.
Saluto il Signor Cardinale Fiorenzo Angelini e lo ringrazio sia per i sentimenti espressi poc’anzi a nome di tutti, sia per il dinamismo con cui dirige ed anima il Pontificio Consiglio a lui affidato. Il mio ringraziamento si estende ai suoi Collaboratori, come pure agli eminenti studiosi, ricercatori, rappresentanti di Stati e di Governi, che hanno voluto onorare con la loro presenza e con il loro contributo scientifico questo Simposio.
Per una felice coincidenza, in concomitanza con la Conferenza, ha avuto oggi inizio la prima Assemblea Plenaria della Pontificia Accademia per la Vita, l’Organismo da me istituito nello scorso mese di febbraio con lo scopo di indagare, informare e formare su ciò che attiene alla vasta e complessa problematica della promozione e della difesa della vita umana alla luce degli straordinari progressi della scienza, delle irrinunciabili istanze etiche e morali e dell’apporto che alla conoscenza del mistero della vita viene dalla divina Rivelazione.
Saluto con viva cordialità il Presidente dell’Accademia, il Prof. Juan de Dios Vial Correa, e ciascuno degli illustri Membri di questo Consesso a me particolarmente caro. Sento il bisogno di rivolgere, altresì, un pensiero di commossa gratitudine al primo Presidente dell’Accademia, il compianto Prof. Jérôme Lejeune, ricordandone la generosa e coerente dedizione alla nobile causa della difesa della vita.
2. Il tema centrale della prima Assemblea Plenaria della neocostituita Accademia - “Fondamenti razionali della sacralità della vita umana in tutte le fasi della sua esistenza” - si salda con quello della presente Conferenza Internazionale, a conferma dello stretto vincolo, ideale ed operativo, che lega fra loro le due Istituzioni.
Il rispetto della vita umana - si fa giustamente rilevare - ha motivazioni razionali che spiegano l’universale consenso sul diritto umano fondamentale alla vita. Esso, infatti, è per l’uomo, non uno dei diritti, bensì il diritto fondamentale: “Non ce n’è nessun altro che tocchi più da vicino l’esistenza stessa della persona! Diritto alla vita significa diritto a venire alla luce e, poi, a perseverare nell’esistenza fino al suo naturale estinguersi: “Finché vivo ho diritto di vivere”” (Giovanni Paolo II, Varcare la soglia della speranza, 1994, p. 223).
La Pontificia Accademia per la Vita - stimolata dallo stesso Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, tra le cui finalità istitutive è la diffusione, l’illustrazione e la difesa del Magistero della Chiesa nel campo della sanità e della salute -, si prefigge di operare per la ricerca di una convergenza preliminare, ma decisiva, di quanti, dai più diversi e nobili versanti culturali e religiosi, guardano al diritto alla vita come al diritto-cardine della autentica civiltà.
L’illuminato amanuense che, nel secolo tredicesimo - come risulta da un prezioso documento conservato nella Biblioteca Vaticana - volle trascrivere il Giuramento di Ippocrate disponendone il testo a forma di croce, già riconosceva all’argomentazione razionale sul diritto alla vita un valore propedeutico alla concezione cristiana intorno alla persona umana, alla sacralità della vita, anzi al riconoscimento pieno del mistero della vita. Tale riconoscimento non umilia né circoscrive l’impulso della scienza, ma lo sprona e lo nobilita.
3. In questo particolare momento storico, segnato da contraddizioni che mostrano tutta la loro carica negativa quando si confrontano con le esigenze poste dal rispetto per la vita umana, la Chiesa, mentre incoraggia e sostiene la scienza, a questa è grata per l’aiuto che ne riceve. Il Magistero ecclesiastico, quando entra negli ambiti che sono oggetto delle ricerche degli uomini di scienza, non lo fa in virtù di una sua competenza scientifica particolare. “La Chiesa interviene solo in virtù della sua missione evangelica: essa ha il dovere di apportare alla ragione umana la luce della rivelazione, di difendere l’uomo e di vegliare sulla “sua dignità di persona dotata di un’anima spirituale, di responsabilità morale e chiamata alla comunione beatifica di Dio” (Congregazione per la Dottrina della Fede, Donum vitae, 1). Quando, infatti, è in causa l’uomo, i problemi superano l’ambito della scienza che non può spiegare la trascendenza del soggetto né dettare le regole morali che derivano dalla centralità e dalla dignità primordiale del soggetto nell’universo” (Giovanni Paolo II, Discorso alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, 28 ottobre 1994).
Le questioni affrontate nel corso di questa Conferenza hanno ulteriormente confermato che gli straordinari risultati ottenuti dalla scienza, come, ad esempio, la progressiva scoperta di una mappa genetica e le precisazioni sempre più accurate della sequenza del genoma, non solo non contraddicono ma anzi confortano la dottrina della Chiesa sulla sacralità, l’inviolabilità, la grandezza della vita umana. La Chiesa, per parte sua, invita a guardare con fiducia all’altissima missione della scienza ed incoraggia ogni forma di ricerca rispettosa della dignità dell’uomo, perché vede nelle capacità per così dire inesauribili dell’intelligenza il riflesso e l’impronta dell’intelligenza di Dio. In un momento in cui la vita umana sperimenta così gravi e drammatiche aggressioni, la Chiesa, in forza della sua missione pastorale, sente il dovere di sostenere la ricerca scientifica nella consapevolezza che fede e scienza hanno il loro punto di incontro in quella sapienza nella quale si dispiega pienamente il disegno di Dio.
4. È precisamente in questa prospettiva che assumono tutta la loro rilevanza culturale e operativa i concetti del conoscere, dell’amare e del servire la vita.
Scienza e fede non esauriscono il loro rapporto nell’ambito della conoscenza astratta del mistero della vita, ma introducono l’intelligenza ed il cuore alla conoscenza esperienziale di tutti quei valori che si raccolgono intorno alla realtà del vivere. Esse devono insieme collaborare per costruire intorno al diritto umano fondamentale alla vita la giusta gerarchia di ogni altro diritto umano individuale e sociale, poiché l’alternativa ad una cultura di vita non è che la negazione della vita e, con essa, di ogni altro diritto umano.
Da questa conoscenza integralmente umana scaturisce l’amore alla vita, che è la prima, la più intensa, la più universale e la più condivisa forma di amore concessa all’uomo. I progressi in campo scientifico e tecnologico si traducono così in un impegno appassionato di servizio alla vita in ogni essere umano, particolarmente se appena concepito o prossimo ad estinguersi.
A questo servizio devono portare sia la miglior conoscenza della vita sia l’amore convinto per essa. Conoscenza ed amore, tuttavia, possono apparire braccia inermi di fronte alla smisurata domanda di servizio che si leva dal genere umano sottoposto a dolorosissime limitazioni nella promozione e nella difesa del suo primo e fondamentale diritto.
La recente Assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi, dedicata alla vita consacrata e alla sua missione nella Chiesa e nel mondo, ha messo in luce quale apporto di servizio alla vita umana ed alla sua migliore qualità venga dagli Istituti religiosi che, per carisma originario, sono sorti e si sono sviluppati per servire l’uomo in ciò che ha di più prezioso ed essenziale. Il Magistero della Chiesa, sollecitato dallo stesso “stupore” suscitato dalle conquiste della scienza e della tecnica, non cessa dal farsi portavoce, in tutte le sedi, di questa domanda di servizio.
Servire la vita è fondamentale misura della giustizia tra gli uomini. La Chiesa che, nel suo divino Maestro Gesù, “venuto non per essere servito ma per servire” (Mt 20, 28), ha il suo esempio indefettibile, prega incessantemente Dio, Datore della vita, affinché susciti al suo interno e nella società sempre nuove forze al servizio della vita.
5. L’auspicio che esprimo in questa circostanza è che i lavori di questa IX Conferenza Internazionale e le conclusioni a cui addiverrà la prima Assemblea plenaria della Pontificia Accademia per la Vita siano interpretazione efficace del ministero di servizio alla vita, del quale la Chiesa, alle soglie del terzo millennio, vuole essere interprete, promotrice e instancabile realizzatrice accanto ad ogni persona di buona volontà.
La civiltà del nostro tempo, nel suo più autentico impulso, muove alla ricerca di una sintesi di valori capace di ridare speranza. Ma ciò non potrà ottenersi senza una riaffermata scelta in favore della vita, che veda tutti concordemente impegnati nella difesa e nella promozione di questo fondamentale valore, alle cui scaturigini sta l’iniziativa stessa di Dio, “amante della vita” (Sap 11, 26).
A Lui affido le vostre persone e quelle dei vostri cari, mentre, nell’invocare la sua continua assistenza sulle vostre attività a servizio della vita, a tutti imparto la mia benedizione.
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