DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI RAPPRESENTANTI DELL’«AMERICAN JEWISH COMMITTEE»
Lunedì, 6 febbraio 1995
Signore e Signori,
1. Sono lieto di incontrare ancora una volta il Consiglio d’Amministrazione dell’American Jewish Committee. La vostra visita a Roma coincide quest’anno con il trentesimo anniversario della promulgazione della Dichiarazione del Concilio Vaticano II Nostra Aetate. Essa ci offre così l’opportunità di tornare con il pensiero, pieni di gratitudine, al progresso ottenuto nelle relazioni tra Ebrei e Cristiani e, nello stesso tempo, di impegnarci ad affrontare le sfide del futuro con fiducia e speranza.
Come risultato del dialogo e della cooperazione, portati avanti con pazienza e in un’atmosfera di rispetto e di buona volontà, gli ultimi trent’anni hanno infatti testimoniato cambiamenti profondi nei rapporti tra di noi. La fiducia e la stima reciproca stanno gradualmente prendendo il posto dell’incomprensione e delle difficoltà dei tempi antichi. Chi può negare che questi cambiamenti positivi sono opera dell’Altissimo, colui che può creare tutte le cose nuove e muovere il nostro sguardo fisso alle cose del passato (cf. Is 65, 17)?
2. Mentre guardiamo al futuro, c’è un urgente bisogno per noi di continuare a costruire sulle fondamenta già gettate. Una delle nostre sfide maggiori rimane al livello di educazione e informazione, dove i risultati della nostra cooperazione devono finalmente essere attuati. Perché sia fruttuoso il dialogo tra Cristiani ed Ebrei esso deve trovare eloquente espressione nella vita di entrambe le comunità. Di più, dobbiamo lavorare per rendere ancor più manifesto il nostro rispetto reciproco in un mondo in cui le voci della polarizzazione, della contestazione e della violenza troppo spesso sembrano distrarre l’attenzione dalla pace e non vengono raggiunti risultati efficaci a favore della solidarietà al servizio della giustizia e della pace.
3. Oggi, cinquant’anni dopo la liberazione di Auschwitz, non possiamo non ricordare insieme gli orrori della Shoah. L’anno scorso, al concerto tenutosi in Vaticano per commemorare questo genocidio decretato contro il vostro popolo, sperimentammo – Ebrei e Cristiani insieme – come voci diverse si fondono in un accordo di suoni e le armonie ci possono commuovere profondamente e insieme ci possono avvicinare nel proposito comune. Il ricordo della Shoah ci deve spingere a rinnovare l’impegno a lavorare insieme in armonia per soddisfare la fame e la sete di giustizia innata in ogni essere umano creato ad immagine divina (cf. Gen 1, 26-27).
4. Volentieri invoco su ognuno di voi e sulle vostre famiglie il dono divino della pace. Che questo dono prezioso dimori nei cuori di tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Non smettiamo mai di pregare e di lavorare, insieme e con gli altri, allo scopo di favorire la pace in Terra Santa, che è così cara sia agli Ebrei che ai Cristiani e ai Musulmani.
Grazie per la vostra visita. Shalom!
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