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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD UN GRUPPO DI VESCOVI AMICI DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI

Giovedì, 16 febbraio 1995

 

Venerati Signori Cardinali e Fratelli nell’Episcopato!

1. Vi accolgo con gioia in occasione dell’annuale incontro spirituale che vi raduna da varie parti del mondo come amici del Movimento dei Focolari dell’Unità. Mentre rivolgo un orante pensiero alla memoria di Mons. Klaus Hemmerle, promotore di numerose vostre riunioni, ringrazio il Cardinale Miloslav Vlk per le parole con cui ha presentato il significato e il valore di questo periodico raccogliersi insieme, come Vescovi, a riflettere su vari aspetti della spiritualità focolarina.

È motivo di riconoscenza al Signore che un folto gruppo di Pastori, di provenienze così diverse, desiderosi di rafforzare la collegialità effettiva ed affettiva, possano vivere un momento di intima unione col Successore di Pietro. Ciò contribuisce anche a porre nell’autentica luce il rapporto tra la dimensione fraterna e quella gerarchica del collegio episcopale.

“Una spiritualità comunitaria o collettiva”: il tema del Convegno di quest’anno vi ha condotti ad approfondire un aspetto costitutivo della vocazione cristiana. Il Signore Gesù, infatti, non ha chiamato i discepoli ad una sequela individuale, ma inscindibilmente personale e comunitaria. E se ciò è vero per tutti i battezzati, vale in modo particolare per coloro che Egli ha scelto “perché stessero con lui e anche per mandarli a predicare” (Mc 3, 14-15), cioè per gli Apostoli e per i loro successori, i Vescovi.

2. La Chiesa, icona della Santissima Trinità, è mistero di comunione e sacramento di unità (cf. Lumen Gentium, 1). La comunione tra i suoi membri è il primario e principale segno che essa offre perché il mondo possa credere in Cristo (cf. Gv 17, 21). Essere uno in Cristo è, per così dire, la prima e permanente forma di evangelizzazione attuata dalla Comunità cristiana.

Il nostro tempo esige una nuova evangelizzazione. Richiede quindi con particolare intensità ed urgenza di rispondere a questa originaria vocazione personale ed ecclesiale: formare, in Cristo, “un cuore solo e un’anima sola” (At 4, 32). Un rinnovato annuncio del Vangelo non può essere coerente ed efficace, se non è accompagnato da una robusta spiritualità di comunione, coltivata nella preghiera, nell’impegno ascetico e nel tessuto delle relazioni quotidiane.

3. Tutto ciò, carissimi, acquista ancora maggior rilievo nella prospettiva del Giubileo del 2000. La preparazione a questo evento è stata avviata di fatto – come ho scritto nella Lettera apostolica Tertio Millennio Adveniente – dal Concilio Vaticano II. Ed anche questi vostri incontri, che si ispirano all’ecclesiologia conciliare, contribuiscono a preparare “quella nuova primavera di vita cristiana che dovrà essere rivelata dal Grande Giubileo, se i cristiani saranno docili all’azione dello Spirito Santo” (Tertio Millennio Adveniente, 18).

Approfondendo in particolare la spiritualità dell’unità, voi vi preparate a meglio cooperare con lo Spirito Santo, divino lievito dell’unità del Popolo di Dio e dell’intera umanità.

Mentre invoco abbondanti doni dello Spirito sul vostro incontro, come pure su ciascuno di voi e sui rispettivi campi di servizio, vi imparto di cuore, in pegno di rinnovata comunione, la Benedizione Apostolica.

 

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