DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DELLA GIUNTA E
DEL CONSIGLIO DELLA REGIONE LAZIO
Giovedì, 16 febbraio 1995
Onorevole Presidente della Giunta Regionale del Lazio,
Onorevole Presidente del Consiglio Regionale,
Illustri Signori!
1. Questo tradizionale incontro tra il Vescovo di Roma ed i qualificati Rappresentanti del Governo Regionale del Lazio costituisce sempre una occasione propizia per formulare fervidi voti augurali all’inizio del nuovo anno. Rivolgo tale augurio innanzitutto a Lei, Onorevole Arturo Osio, di recente chiamato all’impegnativo ufficio di Presidente della Giunta regionale, mentre La ringrazio per il cortese indirizzo pronunciato a nome dell’intera Amministrazione. Ringrazio parimenti i presenti ai quali porgo il mio cordiale saluto, che estendo con beneaugurante pensiero all’intera popolazione del Lazio.
2. Nelle sue parole, Onorevole Presidente, Ella non ha mancato di evocare alcune luci ed ombre che segnano la realtà di questa antica regione, così legata alle vicende della Sede Apostolica e ricca di tradizioni, di cultura e di operosità. Essa si trova a vivere oggi una situazione complessa e problematica, dovuta tra l’altro alle molteplici trasformazioni sociali in atto e alla congiuntura economica sfavorevole che, qui come altrove, fa sentire pesanti conseguenze. Alle situazioni di disagio, tuttavia, si affiancano numerosi e consolanti segni di speranza, a cui pure occorre guardare per costruire con serena fiducia il futuro.
È con tale consapevolezza che vanno affrontati i non pochi problemi emergenti, tra i quali vorrei ricordare quelli della costruttiva convivenza tra culture e tradizioni antiche e nuove, del rilancio economico, della lotta alla disoccupazione, della gestione più efficiente e trasparente della cosa pubblica, della sanità, dell’agricoltura e dell’ambiente.
Intervenendo in tali ambiti, non bisogna mai dimenticare gli aspetti positivi riscontrabili in larghe fasce della popolazione, i gesti di accoglienza e di solidarietà promossi da semplici cittadini o da benemerite Istituzioni, la confortante realtà del volontariato, gli sforzi di operatori economici a sostegno dei posti di lavoro, la diffusa sensibilità per l’ambiente e la solidarietà per le fasce meno abbienti della società.
3. È necessario, perciò, resistere alle possibili tentazioni di sfiducia generalizzata, di paura e di chiusura verso le fasce sociali più deboli. Il clima di comprensione e di collaborazione fra pubblica Amministrazione e istituzioni ecclesiali, poc’anzi richiamato dall’Onorevole Presidente, potrà favorire la realizzazione di iniziative sempre più rispondenti ai bisogni reali della popolazione.
Il futuro si prepara innanzitutto con un forte impegno educativo che coinvolga tutte le componenti della comunità regionale. Su questo terreno mai verranno meno il sostegno e lo stimolo delle componenti ecclesiali. Esse continueranno ad offrire generosamente il loro contributo, nella consapevolezza che non si dà educazione senza la promozione della identità culturale e morale delle persone e dei gruppi umani. I valori cristiani, per secoli elemento portante della identità della regione, rappresentano ancor oggi un fattore fondamentale dell’auspicato suo rinnovamento civile e spirituale.
A tal fine va mobilitata e sostenuta ogni forza viva operante sul territorio, in primo luogo la famiglia: è attraverso questa istituzione, infatti che passa l’avvenire dell’umanità (cf. Familiaris Consortio, 86). Nelle zone rurali e urbane del Lazio la famiglia, nonostante le insidie d’una moderna cultura individualistica, rimane il presidio fondamentale per conservare e fedelmente trasmettere i valori della fedeltà, della solidarietà, della generosità, della laboriosità e della disponibilità. La famiglia: ecco una grande sorgente di saggezza e di speranza a cui attingere. Da sola però non è in grado di affrontare convenientemente le responsabilità e le sfide che quotidianamente la interpellano. È indispensabile il costante sostegno delle pubbliche strutture al fine di garantire ad ogni nucleo familiare condizioni di vita serene e dignitose.
4. Il programma di rinnovamento, da tutti auspicato, passa anche in questa regione attraverso il coinvolgimento delle numerose istituzioni educative presenti sul territorio: le parrocchie, le scuole, le Università, le attrezzature sportive, le associazioni del volontariato, i centri culturali a cui fa riferimento particolarmente il mondo giovanile. La carenza di seri punti di riferimento ideale, come pure le ristrettezze economiche e le difficoltà del momento presente possono spingere tanti ragazzi al pessimismo, alla fuga dalle responsabilità nella ricerca di evasioni dannose, che pongono terribili ipoteche sul loro avvenire.
La celebrazione a Manila il 15 gennaio scorso della X Giornata Mondiale della Gioventù, durante la quale milioni di giovani provenienti da ogni continente hanno offerto una indimenticabile testimonianza di fede e di comunione, ha messo in evidenza, ancora una volta, le grandi potenzialità di entusiasmo, di generosità e di impegno di cui sono capaci le giovani generazioni.
Notevole è in questo campo l’impegno della Comunità ecclesiale del Lazio, che con varie istituzioni ed associazioni, con uomini e donne di buona volontà provvede in molteplici forme all’educazione giovanile. È importante che tali sforzi trovino il sostegno convinto della Pubblica Amministrazione, così che tanta sollecitudine non venga vanificata o frenata dalla carenza di mezzi, dalle inevitabili mediazioni burocratiche, dalla indifferenza.
5. I prossimi anni, poi, come ho annunciato nella Lettera apostolica Tertio Millennio Adveniente, ci vedranno tutti dediti alla preparazione del Grande Giubileo dell’Anno 2000. Ho ascoltato con compiacimento l’impegno che Ella, Onorevole Presidente, ha manifestato anche a nome di tutti i Collaboratori presenti, di contribuire con adeguate iniziative ai preparativi di quello storico evento. Ho apprezzato in particolare la volontà di creare fin d’ora le condizioni per un efficace coordinamento e per una cordiale intesa fra l’Amministrazione regionale e la Comunità ecclesiale.
I milioni di persone che qui affluiranno per tale occasione, dovranno incontrare non solo le grandi memorie di fede del passato, ma anche famiglie e comunità accoglienti, capaci di testimoniare l’amore a Colui che si è fatto servo di tutti donando la sua vita.
Con la città di Roma l’intera comunità regionale sarà “posta sul candelabro” e dovrà esprimere a livello dell’organizzazione dei servizi e dell’accoglienza dei pellegrini la migliore sua potenzialità.
Se ben preparato, il Grande Giubileo del 2000, sarà sicuramente per Roma, per il Lazio e per il mondo intero occasione quanto mai propizia per il ricupero di quei valori morali e religiosi che costituiscono il fondamento per la costruzione della civiltà dell’amore.
Con tali sentimenti, mentre invoco sulle vostre persone, Signori Amministratori del Lazio, sulle vostre famiglie e sull’intera popolazione della Regione la protezione di Dio, fonte di pace e di speranza, imparto a tutti la mia Benedizione.
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