DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALL’ASSEMBLEA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO
DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI
Venerdì, 17 marzo 1995
Eminenze,
Eccellenze,
Cari Amici in Cristo,
1. E sempre un piacere per me incontrare i membri del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali in occasione della vostra Assemblea Plenaria. Saluto il vostro Presidente Emerito, il Cardinale Deskur, e ringrazio l’Arcivescovo Foley per le sue parole di presentazione. Il vostro Consiglio, come uno dei primi frutti visibili del Concilio Vaticano Secondo, merita particolare gratitudine da parte mia. Il Pontificio Consiglio ha reso un grande servizio al ministero dei Papi che si sono succeduti negli ultimi tre decenni rendendo possibile all’insegnamento papale e alle iniziative pastorali del Papa di raggiungere un ampio pubblico internazionale, cattolico e non. Ma anche più significativamente, un apprezzamento è dovuto per la guida e l’incentivo che il Pontificio Consiglio fornisce a singoli cattolici ed istituzioni coinvolte nel vasto e complesso mondo dei mezzi di comunicazione.
Infatti, poiché la Chiesa esiste per proclamare la Buona Novella della salvezza in Gesù Cristo, essa non può mancare di porre particolare attenzione ai meravigliosi strumenti della comunicazione, di massa che il genio umano ha prodotto e che, avendo uno straordinario peso sullo spirito umano, possono e dovrebbero essere mezzi altamente efficaci di progresso spirituale e culturale (cf. Inter mirifica, 1).
2. Quest’anno, un anniversario significativo offre spunti di riflessione per la vostra Assemblea Plenaria. Mi riferisco al centenario della cinematografia. Come certamente ben saprete, questo centenario fornisce il tema per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni di quest’anno: “Cinema: strumento di comunicazione, di cultura e di valori”. Questa commemorazione ha una speciale importanza per voi, non solo perché il vostro Consiglio ha la responsabilità della videoteca vaticana, ma anche e specialmente, perché voi avete un ruolo specifico nell’incoraggiare la presenza della Chiesa nel mondo del cinema.
Sin dal momento in cui la prima platea assistette a Parigi alle immagini in movimento preparate dai fratelli Lumière nel dicembre 1895, l’industria cinematografica è divenuta un mezzo di comunicazione universale che esercita una profonda influenza sullo sviluppo degli atteggiamenti e delle scelte della gente, e che possiede una notevole capacità di influenzare la pubblica opinione e la cultura attraverso tutte le frontiere sociali e politiche. Il giudizio globale della Chiesa su questa forma di arte, come su tutta la vera arte, è positivo e pieno di speranza. Abbiamo visto che capolavori della produzione cinematografica sono in grado di porre delle sfide allo spirito umano, di trattare in profondità soggetti di grande significato e importanza da un punto di vista etico e spirituale. Sfortunatamente, alcune produzioni meritano critica e disapprovazione, anche severe. E questo il caso in cui i films distorcono la verità, opprimono la vera libertà, o mostrano scene di sesso e violenza offensive per la dignità umana.
E un errore dei produttori di films fare questo in nome della libera espressione artistica.
La libertà è un bene umano indivisibile. Essa non può essere invocata per giustificare il male morale o per assolvere comportamenti degradanti, specialmente in considerazione del modo acritico in cui la maggior parte della gente accetta l’influenza potente e persuasiva del cinema. Nell’incoraggiare e riconoscere i films che rafforzano e elevano lo spirito umano e nello scoraggiare la produzione e la visione di films che dipingono e sembrano sancire la depravazione umana, la Chiesa non cerca di limitare la creatività ma di liberare il talento creativo e di sfidarlo a perseguire i più alti ideali di questa forma d’arte.
3. La vera arte è verità, bontà e bellezza. Il suo scopo deve essere quello di servire il benessere integrale di coloro a cui si rivolge. Ricordo le parole che i Padri del Concilio Vaticano Secondo indirizzarono agli artisti nella sessione di chiusura: “Questo mondo in cui viviamo ha bisogno di bellezza in modo da non sprofondare nella disperazione. E la bellezza, come la verità, che porta gioia ai cuori della gente ed è il frutto prezioso che resiste al logorio e all’impeto del tempo, che congiunge le generazioni e le rende capaci di condividere le cose nell’ammirazione”. Mentre noi dobbiamo sperare che il centenario del cinema in qualche modo farà sì che l’industria cinematografica in tutto il mondo rifletta sulle sue potenzialità e assuma le sue importanti responsabilità.
La Chiesa, che ha sempre patrocinato il meglio dell’arte e della cultura, ha l’obbligo di favorire la qualità morale di quella che forse è la forma artistica più capace di influenzare. Voi, come membri del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, così come i membri delle organizzazioni internazionali cattoliche delle comunicazioni, avete il compito e la responsabilità di incoraggiare e promuovere la visione morale che da a questa arte un contenuto autentico e un’espressione ispiratrice. In questo modo il cinema sarà un fattore sempre più positivo nello sviluppo degli individui e uno stimolo per la coscienza della società nel suo insieme, come è accaduto nel caso di molte produzioni di valore nel corso del primo secolo della sua esistenza.
4. La vostra Assemblea Plenaria sta anche ponendo l’attenzione su altre importanti questioni, in particolare sul ruolo e le responsabilità di laici zelanti, uomini e donne impegnati nel mondo della stampa, della radio, del cinema e della televisione, così come nel settore, in rapido sviluppo, delle comunicazioni elettroniche. Una parte vitale dei vostri sforzi deve essere diretta ad incoraggiare e guidare tali professionisti cattolici, e ad aiutare la Chiesa a porsi al loro servizio in un modo sempre più efficace poiché essi sostengono la sfida quotidiana di essere veri comunicatori di cultura e di valori.
5. In conclusione, osservo che in questo anno cade anche il ventennale della teletrasmissione mondiale via satellite delle cerimonie papali di Natale e Pasqua, organizzata dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e reso possibile grazie alla generosità dei Cavalieri di Colombo. Nell’esprimere la mia personale gratitudine, prego che Dio ricompensi gli sforzi di tutti coloro che hanno sostenuto questo importante apostolato.
Possa Dio Onnipotente rafforzare il vostro intendimento di servire il Vangelo della vita e dell’amore attraverso le vostre attività nell’ambito delle comunicazioni sociali. Possano i vostri sforzi portare avanti abbondanti frutti di verità, bontà e solidarietà in quella particolare area della missione evangelizzatrice della Chiesa. Affido voi tutti alla intercessione di Maria, Madre del Redentore, e del vostro Santo Patrono San Francesco di Sales. Come segno della mia stima e vicinanza spirituale, volentieri imparto la mia Benedizione Apostolica.
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