DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI SOCI DELLA FONDAZIONE
«CENTESIMUS ANNUS - PRO PONTIFICE»
Sabato, 25 novembre 1995
Signor Cardinale,
Cari Fratelli nell’episcopato,
Signore e Signori!
1. Sono lieto di porgere il mio benvenuto a ciascuno di voi. Saluto innanzitutto il Signor Cardinale Rosalio Castillo Lara e lo ringrazio per le amabili parole che, a nome vostro, mi ha appena rivolto. Saluto, poi, il Pro-Presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, Mons. Lorenzo Antonetti, il Segretario Monsignor Giovanni Lajolo, come pure il Presidente, il Consiglio di Amministrazione e tutti voi, Soci della Fondazione che insieme ai vostri familiari, avete voluto gentilmente farmi visita in occasione del vostro annuale Convegno di studio.
Quest’anno avete scelto come tema a cui dedicare la vostra riflessione la dottrina dell’Enciclica Evangelium Vitae in rapporto agli orientamenti sociali e pastorali della Centesimus Annus. In realtà l’amore di Dio per l’uomo, da cui scaturisce la dignità della persona e il rispetto per la vita di ogni essere umano, è parte integrante del Vangelo che la Chiesa deve instancabilmente annunciare e testimoniare al mondo. Essa ha infatti come impegno “la cura e responsabilità per l’uomo, a lei affidato da Cristo stesso, per questo uomo che, come il Concilio Vaticano II ricorda, è la sola creatura sulla terra che Dio abbia voluto per se stessa e per cui Dio ha il suo progetto, cioè la partecipazione all’eterna salvezza” (Centesimus Annus, 53).
2. La vostra Fondazione ha fatto dell’adesione alla missione della Chiesa il fondamento che sorregge ed orienta la testimonianza cristiana dei propri soci nel contesto della realtà imprenditoriale in cui essi operano. Alla base del vostro Statuto è il lodevole impegno di “collaborare alla diffusione dei valori umani, etici, morali e cristiani, quali esposti in particolare nell’Enciclica Centesimus Annus” (art. 3).
Mentre vi ringrazio per tale lodevole disponibilità, auspico che l’impegno statutario, da voi accettato anche come scelta personale, vi porti alla continua ricerca e al concreto sostegno di quei valori, i quali, come robusta struttura spirituale, devono costituire il sicuro orientamento della vostra azione di imprenditori cristiani. Potrete così certamente contribuire a costruire su di essi, come su solidi pilastri, una società realmente libera e solidale, dove la dignità della persona sia pienamente promossa e venga rispettata la vita dal concepimento fino al suo naturale tramonto.
Nelle Encicliche Centesimus Annus ed Evangelium Vitae, come negli altri pronunciamenti su tematiche sociali, ho avuto modo di segnalare svariate situazioni, larvate o palesi, che minacciano la vita e la dignità dell’essere umano. In un certo senso, esse caratterizzano quella “cultura di morte” che, in nome di un fallace progresso e sulla base di un falso concetto di libertà, viene diffusa da chi, potente e ricco, viola i diritti del debole e del povero. Ciò avviene, ad esempio, allorché si elimina una vita appena concepita, o quando si induce una popolazione a comportamenti in contrasto con i fondamentali principi etici.
Tali atteggiamenti – con i relativi presupposti culturali, che sfociano da ultimo nella negazione pratica di un Dio Creatore e della legge naturale da Lui scolpita nel cuore della persona – non solo non sono forieri di benessere, ma minacciano, in definitiva, la sopravvivenza stessa della società. È pertanto urgente che tutti gli uomini di buona volontà intraprendano un’azione coraggiosa e costante per smascherare simili diffusi pseudovalori e promuovano invece gli autentici valori etici, posti a salvaguardia della vita umana, individuale e sociale.
3. Mi è pertanto di molto conforto sapere che voi, soci della Fondazione “Centesimus annus – Pro Pontifice”, lavorate per approfondire l’insegnamento sociale della Chiesa e vi sforzate di tradurlo in pratica non solo nell’ambito delle vostre imprese, ma anche fin dove arriva la vostra azione professionale e cristiana.
Continuate in tale impegnativa missione; rimanete sempre uniti alla Chiesa e sostenete, soprattutto con la vostra preghiera, il Sommo Pontefice nell’arduo compito di proclamare – “opportune et importune” – il Vangelo di Cristo.
Le vostre attività imprenditoriali e sociali vi pongono a stretto contatto col mondo del lavoro e della produzione, e perciò con l’uomo che gestisce i beni, frutto della sua fatica e della sua genialità. Vi aiuti il Signore a diffondere lo spirito di solidarietà e il rispetto per ogni vita umana. Potrete così contribuire ad affermare nel mondo l’autentica “civiltà dell’amore”.
4. Non posso concludere questo incontro senza esprimere la mia gratitudine per le risorse che la Fondazione ha messo a disposizione della Santa Sede, anche in quest’ultimo anno. Esse sono un segno tangibile di sostegno alle grandi e molteplici necessità, a cui il Sommo Pontefice deve provvedere in virtù della sua universale missione. Iddio vi ricompensi abbondantemente.
Con tali sentimenti, imparto a voi qui presenti la Benedizione Apostolica, che volentieri estendo ai vostri cari e a tutti i vostri collaboratori.
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