DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELLO SRI LANKA IN VISITA
«AD LIMINA APOSTOLORUM»
Sabato, 24 agosto 1994
Cari Fratelli nell’Episcopato,
1. Porgo un caloroso benvenuto a voi, Vescovi dello Sri Lanka, e prego affinché “misericordia, pace e amore si moltiplichino in voi” (cf. Gd 3). Spero vivamente che la vostra visita “ad limina” e la vostra venerazione dei santi martiri Pietro e Paolo rafforzino la koinonia del cuore e della mente (cf. At 4, 32) che ci unisce nel servizio al Vangelo. Mi tornano in mente tutti i momenti gioiosi della mia Visita Pastorale nel vostro Paese dello scorso anno. Lì ho sperimentato la serena e dignitosa ospitalità e il fervente spirito religioso di tutta la gente dello Sri Lanka. Continuo a pregare affinché il vostro popolo conservi sempre il suo ricco retaggio spirituale e culturale e affinché l’armonia e il rispetto reciproco sbocciati fra le varie religioni non vengano indeboliti dalle attuali difficoltà etniche (cf. Giovanni Paolo II, Discorso all’arrivo a Colombo, 20 gennaio 1995: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVIII, 1 (1995) 220ss.).
L’intera Chiesa si sta preparando a celebrare il Grande Giubileo che commemorerà la “pienezza del tempo” (Gal 4, 4) quando il Verbo Eterno si fece carne nel grembo della Vergine Madre (cf. Gv 1, 14). Per la Chiesa nello Sri Lanka questo deve essere un tempo per entrare nel Cenacolo insieme a Maria e agli Apostoli e per pregare ferventemente per una nuova effusione dello Spirito; un tempo per spalancare le porte a Cristo e ascoltare il suo pressante appello: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al vangelo” (Mc 1, 15). Attraverso voi, suoi Ambasciatori (cf. 2 Cor 5, 6), questo appello dovrebbe risuonare con ancora maggiore urgenza in questi anni che ci separano dall’inizio del Terzo Millennio Cristiano. Le indicazioni per tale preparazione sono rappresentate dall’esito positivo del Convegno Pastorale Nazionale, per il quale abbiamo pregato insieme lo scorso anno a Colombo. Le deliberazioni e le risoluzioni del Convegno hanno determinato il tono del vostro programma pastorale per il Terzo Millennio. Possa il Signore portare a compimento la buona opera che ha iniziato in voi! (cf. Fil 1, 6).
2. Il Convegno ha dato ai laici una nuova consapevolezza del fatto che in virtù del loro battesimo e della loro confermazione essi sono chiamati a recare fedele testimonianza a Cristo in tutti gli ambiti della vita. Essi hanno il compito specifico di servire il Regno di Dio “trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio” (Lumen gentium, 31). Essi guardano a voi e ai vostri sacerdoti perché li aiutiate ad acquisire la preparazione necessaria per rispondere a tale chiamata. Una catechesi sistematica e solida che alimenti veramente il seme della fede nel cuore della gente è fondamentale per il vostro ministero profetico. Nello Sri Lanka, la celebrazione delle festività religiose, le novene, i pellegrinaggi e le altre manifestazioni di devozione popolare costituiscono occasioni uniche, che vanno esaminate più in profondità per una più profonda formazione spirituale e teologica dei laici. La traduzione del Catechismo della Chiesa Cattolica nelle lingue del vostro Paese eseguita con la vostra supervisione sarà di grande aiuto per offrire i tesori del Vangelo al vostro popolo.
È particolarmente importante far sì che l’apostolato catechetico aiuti la famiglia a svolgere il suo ruolo di principale scuola di evangelizzazione: “Certamente i genitori cristiani sono i primi e insostituibili catechisti dei loro figli, a ciò abilitati dal sacramento del matrimonio” (Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 34). Essi devono naturalmente essere sostenuti dai sacerdoti, dai religiosi e dai catechisti, nelle parrocchie, nelle scuole e nelle associazioni. Il sistema ben organizzato delle scuole domenicali istituito nelle vostre diocesi è un mezzo eccellente per svolgere questo compito, soprattutto quando i catechisti crescono nella loro conoscenza della fede, sviluppano metodi di insegnamento adatti a coloro che vengono catechizzati e si mostrano zelanti nel tendere la mano a coloro che appaiono indifferenti. A tutti i fedeli laici impegnati che si dedicano alle opere di apostolato nelle vostre diocesi rivolgo un particolare saluto e li incoraggio a “conoscere sempre più le ricchezze della fede e del battesimo e viverle in crescente pienezza” (Ivi, 58).
3. In questo contesto è necessario dedicare un capitolo a parte ai giovani. La secolarizzazione del sistema educativo e della società esige che la comunità ecclesiale dedichi più tempo e risorse all’apostolato dei giovani. Ciò richiede creatività nel definire programmi, nel progettare ritiri e giornate di riflessione e nell’istituire federazioni di giovani cattolici, movimenti e associazioni. Nel modo che le è proprio, ognuna di queste iniziative dovrebbe favorire il gioioso incontro dei giovani con lo sguardo amorevole di Cristo (cf. Mc 10, 21). che sa cosa hanno nel cuore (cf. Gv 2, 25). Nonostante le tentazioni di ogni sorta i giovani anelano alla pienezza della vita che si trova solo in Colui che è “la via, la verità e la vita” (Gv 14, 6). Una volta trovato il loro Compagno interiore, Verbo della vita, Redentore del mondo, i giovani diventano gli apostoli più autentici per la loro generazione!
Desidero esprimere un particolare ringraziamento per l’opera e la testimonianza delle vostre scuole cattoliche. Oltre a ricercare l’eccellenza nelle questioni accademiche, l’educazione impartita dalla Chiesa mira a far sì che gli alunni rinnovino le loro menti attraverso la forza della verità (cf. Rm 12, 2) e convertano i loro cuori all’amore di Dio e del prossimo (cf. Mt 22, 37-40). Insegnando il rispetto per gli altri e la tolleranza delle diversità, le scuole cattoliche contribuiscono a creare un clima di dialogo e di collaborazione nella società. Affinché le scuole possano svolgere in modo ancora più efficiente la loro nobile missione, vi invito a incoraggiare coloro che sono impegnati in questo apostolato a perseverare nonostante le difficoltà e a esplorare nuove vie per servire i poveri e gli emarginati, che altrimenti non avrebbero accesso a tale educazione.
4. In tutti questi ambiti dell’apostolato siete assistiti dai vostri sacerdoti generosi e impegnati. Le vostre Chiese particolari sono benedette con sacerdoti zelanti e permeati dallo spirito della povertà evangelica Incoraggiateli sempre a “rafforzare l’uomo interiore” (cf. Ef 3, 16) attraverso una vita di preghiera e volontà di fare pieno e sincero dono di sé al Signore e alla Sua Chiesa. La Chiesa nello Sri Lanka, come altrove, ha bisogno di sacerdoti che distinguano per la loro santità di vita, per la loro cultura teologica e per la saggezza spirituale, per la celebrazione devota dell’Eucaristia e degli altri Sacramenti secondo la volontà e la disciplina della Chiesa, per la loro obbedienza ai propri Vescovi e per il loro impegno per una feconda collaborazione con i fedeli laici (cf. Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis, 18). La vostra recente decisione secondo la quale i candidati al sacerdozio vivranno un anno propedeutico di intensa formazione spirituale indubbiamente rafforzerà la formazione di “pastori secondo il cuore del Signore” (cf. Ger 3, 15). Siate vicini ai sacerdoti che soffrono o sono tentati ricordando loro la grazia sacramentale che li ha configurati a Cristo, che preferisce chiamarli “amici” piuttosto che servi (cf. Gv 15, 15). Esortate i vostri sacerdoti a conservare la pratica pastorale tradizionale delle visite parrocchiali come mezzo efficace per sostenere i fedeli e per raggiungere coloro che si sono allontanati dalla pratica della loro fede.
5. Sapete bene - e il recente Sinodo dei Vescovi lo ha reso ancor più evidente - che la vita consacrata è un dono del Padre alla comunità ecclesiale. In seno alle Chiese particolari gli uomini e le donne consacrati sono chiamati ad essere un lievito di comunione. Essi devono aderire con la mente e con il cuore al Magistero della Chiesa, un’adesione “che va vissuta con lealtà e testimoniata con chiarezza davanti al Popolo di Dio da parte di tutte le persone consacrate, particolarmente da quelle impegnate nella ricerca teologica e nell’insegnamento, nelle pubblicazioni, nella catechesi, nell’uso dei mezzi di comunicazione sociale” (Giovanni Paolo II, Vita consecrata, 46). La testimonianza di una pronta collaborazione tra i Vescovi e le persone consacrate e tra la Conferenza Episcopale e quella dei Superiori Maggiori, renderà più intenso l’impegno comune a edificare di il Corpo di Cristo nella vostra nazione. Sostenute dalla preghiera personale e comunitaria, le persone consacrate sono chiamate ad essere presenti, specialmente nei “territori di frontiera” della missione evangelizzatrice della Chiesa, sia dal punto di vista geografico che da quello sociologico, nell’ambito dell’educazione, dell’azione sociale e dei mezzi di comunicazione sociale. Attraverso di voi esorto le persone consacrate nello Sri Lanka, uomini e donne, a recare “una rinnovata e vigorosa testimonianza evangelica di abnegazione e di sobrietà, in uno stile di vita fraterna ispirata a criteri di semplicità e di ospitalità” (Ivi, 90). L’apostolato delle religiose dovrebbe contemplare una particolare attenzione alla promozione della dignità e della vocazione delle donne. Dovrebbe sostenere e guidare le donne affinché mettano i propri doni e le proprie qualità al servizio della Chiesa e della società con sempre maggiore efficacia.
6. Dio stesso “dialoga” con il mondo, offrendogli il Suo amore, la Sua misericordia e la Sua salvezza. Rimanendo fedele a questa iniziativa e all’esempio divino, la Chiesa instaura il “dialogo della salvezza” con tutti gli uomini e tutte le donne, facendo loro conoscere, liberamente e con rispetto, il suo messaggio e tenendo in considerazione la saggezza di altri credenti. Attualmente diventa sempre più evidente che il terreno più fertile per il dialogo interreligioso è costituito dalle questioni morali e etiche che riguardano il futuro dell’umanità. Le norme morali universali e immutabili che derivano dall’ordine della creazione costituiscono “il fondamento incrollabile e la solida garanzia di una giusta e pacifica convivenza umana, e quindi di una vera democrazia, che può nascere e crescere solo sull’uguaglianza di tutti i suoi membri, accomunati nei diritti e doveri” (Giovanni Paolo II, Veritatis splendor, 96). Il dialogo interreligioso nello Sri Lanka, in particolare quello con la comunità maggioritaria dei buddisti può basarsi sul riconoscimento di valori comuni quali l’inalienabile dignità di ogni vita umana, l’inestimabile valore della famiglia, il rispetto per la vita virtuosa, la non violenza e il dimenticare se stessi nel soddisfare i bisogni altrui. Anche se i cattolici dello Sri Lanka non sono che “un po’ di lievito” (1 Cor 5, 6), la promozione del dialogo interreligioso, della testimonianza religiosa comune e della vera solidarietà spirituale con gli altri costituiscono un importante contributo all’edificazione della pace e dell’armonia nel vostro Paese.
I Vescovi guidano anche il loro popolo nel porgere “la destra in segno di comunione” (Gal 2, 9) con gli altri cristiani. Obbedendo alla preghiera di Cristo “perché tutti siano una sola cosa” (Gv 17, 21) la Chiesa è irrevocabilmente impegnata a cercare la piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo. L’impegno ecumenico “appartiene organicamente alla sua vita e alla sua azione e deve, di conseguenza, pervadere questo insieme” (Giovanni Paolo II, Ut unum sint, 20). Non è forse vero che un’evangelizzazione efficace dipende in larga misura dalla testimonianza comune di tutti i cristiani? Sono, a tale proposito, particolarmente significativi gli sforzi comuni per applicare i principi del Vangelo alla vita sociale, economica e politica.
7. Cari Fratelli: nel considerare la missione della Chiesa nel mondo non posso non menzionare le preoccupazioni che avete espresso riguardo le difficoltà e le sofferenze causate al vostro popolo dalla violenza che continua a colpire la vostra cara nazione e dalle terribili atrocità commesse. La promozione della pace è parte integrante della missione della Chiesa e in molte occasioni voi avete alzato la vostra voce a favore di questo supremo bene sociale. Avete costantemente proclamato che la diversità etnica, linguistica e culturale è un tesoro da custodire e non un ostacolo da abbattere. Riconoscete giustamente che le differenze rendono possibile un autentico “scambio di doni” e dovrebbero servire a rafforzare la stima reciproca e la disponibilità a lavorare insieme per il bene comune. Avete giustamente ribadito che la soluzione negoziata è l’unico modo in cui le questioni che sono alla base del conflitto in corso nel nord e nell’est del vostro Paese possano essere affrontate. Solo il dialogo può tutelare gli inviolabili diritti umani inclusi i diritti legittimi delle minoranze. Avete espresso la vostra disponibilità a mediare, seguendo la tradizione della Chiesa sempre pronta a offrire un clima imparziale dove coloro che operano per la pace possono incontrarsi, liberi da paure e da sospetti. Nell’invocare la pace di Dio sulla vostra bellissima Isola, non possiamo non ringraziare le numerose organizzazioni cristiane e le singole persone che, per tutta la durata delle ostilità, hanno reso una testimonianza efficace del “più grande” amore insegnato da Cristo (cf. 1 Cor 12, 31). La pronta risposta di solidarietà data ai senzatetto, ai rifugiati e alle vittime dello spargimento di sangue è un segno della grazia divina che opera in mezzo a voi. Quali Pastori sensibili al desiderio di pace nella giustizia del vostro popolo, siete consapevoli che la dottrina sociale della Chiesa fa parte della pienezza del messaggio del Vangelo. Il contributo della Chiesa allo sviluppo integrale della società dello Sri Lanka consiste nel proporre una visione in cui il progresso economico, politico e sociale procede di pari passo con quello religioso, culturale e morale.
8. Cari Fratelli: rendo grazie a Dio per voi e per la Chiesa di Dio che ora è radicata tanto saldamente nel vostro Paese. Possa il beato Joseph Vaz, apostolo dello Sri Lanka che predicò il Vangelo di fronte difficoltà di ogni genere, essere il vostro modello e la vostra ispirazione! Affidando voi e tutti i sacerdoti, le persone consacrate, uomini e donne, e i laici all’intercessione di Maria, Madre del Redentore, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.
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