VIAGGIO APOSTOLICO A RIO DE JANEIRO, IN OCCASIONE DEL
II INCONTRO MONDIALE CON LE FAMIGLIE (2-6 OTTOBRE 1997)
MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MALATI DELL'"INSTITUTO NACIONAL DO CÂNCER"
Carissimi Fratelli e Sorelle,
il programma della mia Visita Pastorale a Rio de Janeiro mi porta a passare accanto al vostro ospedale. Non potendo prolungare per mancanza di tempo il mio itinerario, per stare con voi, desidero almeno fare atto di presenza fra voi inviando per iscritto il mio saluto. Il mio pensiero si rivolge, con cordiale simpatia e viva partecipazione, a ognuno di voi, malati, medici e altri impiegati dell'istituto Nacional do Câncer.
Desidero assicurarvi che le famiglie che partecipano a questo II Incontro Mondiale, e tutti i fedeli che solidarizzano con voi, abbracciano con affetto tutta la famiglia umana colpita dalla sofferenza. Oggi abbracciano soprattutto voi, che attraversate la prova intensa del dolore, che solo il misterioso disegno della Provvidenza divina può aiutarvi a comprendere.
La Chiesa non può smettere di sentire nel cuore il dovere della prossimità e della partecipazione a questo mistero doloroso, che accomuna tanti uomini e tante donne di tutti i tempi alla condizione di Gesù Cristo durante la sua passione. Quando il male bussa alla porta di un essere umano, lo invita sempre a riconoscere nella propria esistenza il riflesso di Cristo, l'«Uomo dei Dolori». Alla vista del suo Signore («ero malato e mi avete visitato» dice Gesù), la Chiesa raddoppia le sue premure e la sua presenza materna presso i malati, affinché l'amore divino penetri più profondamente in essi, generando sentimenti di filiale fiducia e di abbandono nelle mani del Padre celeste per la salvezza del mondo.
Nel piano salvifico di Dio la sofferenza «più di ogni altra cosa, rende presenti nella storia dell'umanità le forze della redenzione» (Salvifici doloris, n. 27). Il Signore Gesù come ha salvato il suo popolo amandolo «sino alla fine» (Gv 13, 1), «fino alla morte e alla morte di croce» (Fil 2, 8), così continua a invitare, in qualche modo, tutti i discepoli a soffrire per il Regno di Dio. Quando è unita alla Passione redentrice di Cristo, la sofferenza umana diventa uno strumento di maturità spirituale e una magnifica scuola di amore evangelico.
Invito voi malati a guardare sempre con fede e con speranza al Redentore degli uomini. La misericordia divina saprà accogliere le vostre preghiere e le vostre suppliche per guarirvi dai mali che vi affliggono, se ciò sarà gradito al Padre e utile al vostro bene. Egli asciugherà sempre le vostre lacrime, se saprete guardare alla sua Croce e anticipare nella speranza la ricompensa di queste sofferenze. Abbiate fiducia. Egli non vi abbandona!
Desidero inoltre esprimere a tutti voi che lavorate in questo ospedale — medici, infermieri, farmacisti, amici volontari, accompagnatori, sacerdoti e religiosi — la riconoscenza della Chiesa per l'esempio che offrite e per la carità con cui rendete il vostro servizio alla società. «Questo servizio è una via di santificazione come la stessa malattia. Nel corso dei secoli, è stato una manifestazione della carità di Cristo, che è la fonte della santità» (Discorso, 15 giugno 1994). Dio vi chiama a essere esimi difensori della vita, in ogni suo momento, fino all'istante finale. La scienza, che il Creatore ha posto nelle vostre mani, sia sempre strumento di rispetto assoluto della vita umana e della sua sacralità, come già riconosceva l'antico e sempre attuale giuramento d'Ippocrate.
«Insieme con Maria, Madre di Cristo, che stava sotto la Croce (cfr Gv 19, 25), ci fermiamo accanto a tutte le croci dell'uomo d'oggi» (Salvifici doloris, n. 31), come desidero fare oggi accanto a questo ospedale, per dichiarare apertamente che la Chiesa ha bisogno dei malati e della loro personale donazione al Signore, al fine di ottenere abbondanti grazie per l'umanità intera (cfr Discorso, ibidem). Con questi auspici, invoco dall'Onnipotente i doni della pace e della consolazione spirituale per tutti i malati e per i dirigenti e gli impiegati i dell'Istituto Nacional do Câncer, e vi imparto di cuore, estendendola ai vostri familiari, una propiziatrice Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, 30 Settembre 1997
IOANNES PAULUS PP. II
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