VIAGGIO APOSTOLICO
DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II
IN NIGERIA (21-23 MARZO 1998)
MESSA DI BEATIFICAZIONE DI PADRE CYPRIAN TANSI
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Domenica, 22 marzo 1998
«È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo» (2 Cor 5, 19).
Cari Fratelli e Care Sorelle,
1. Dio mi ha donato per la seconda volta la gioia di venire qui a Onitsha per celebrare il Santo Sacrificio della Messa con voi. Sedici anni fa mi avete accolto in questa bella terra e ho potuto provare il calore e il fervore di un popolo pieno di fede, uomini e donne riconciliati con Dio e desiderosi di diffondere la Buona Novella della salvezza fra persone vicine e lontane. San Paolo parla della nuova creazione in Cristo (cfr 2 Cor 5, 17) e continua dicendoci: «E' stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. ...Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio» (2 Cor 5, 19-20). L'Apostolo affronta qui la storia di ogni uomo e di ogni donna: Dio, nel suo Figlio unigenito Gesù Cristo, ci ha riconciliati a sé.
Questa stessa verità viene presentata in maniera ancor più vivida nel Vangelo di oggi. San Luca ci racconta di un giovane che abbandona la casa del padre, subisce le conseguenze dolorose di quest'azione e poi trova la strada della riconciliazione. Il giovane torna dal padre e dice «Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni» (Lc 15, 18-19). Il padre accoglie di nuovo il figlio a braccia aperte e gioisce perché suo figlio è tornato. II padre della parabola rappresenta il nostro Padre celeste, che desidera riconciliare tutti a sé in Cristo. Questa è la riconciliazione che la Chiesa proclama.
I Vescovi di tutta l'Africa, riuniti per una Sessione Speciale del Sinodo per affrontare i problemi di questo continente, hanno detto che la Chiesa in Africa è diventata, grazie alla testimonianza resa dai suoi figli e dalle sue figlie, luogo di autentica riconciliazione (cfr Ecclesia in Africa, n. 79). Riconciliandosi per primi fra di loro, i membri della Chiesa porteranno alla società il perdono e la riconciliazione di Cristo nostra pace (cfr Ef 2, 14). «Altrimenti - hanno detto i Vescovi - «il mondo assomiglierà sempre più ad un campo di battaglia, dove contano solo gli interessi egoistici e dove regna la legge della forza» (Ibid., n. 79).
Oggi, desidero proclamare l'importanza della riconciliazione: riconciliazione con Dio e riconciliazione delle persone fra di loro. Questo è il compito della Chiesa in questa terra di Nigeria, in questo continente d'Africa e in mezzo a tutti i popoli e tutte le nazioni del mondo. «Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo» (2 Cor 5, 20). Per questo motivo, i cattolici della Nigeria devono essere autentici e efficaci testimoni della fede in tutti gli aspetti della vita,sia a livello pubblico come a livello privato.
2. Oggi uno dei figli della Nigeria, Padre Cyprian Michael Iwene Tansi, è stato proclamato «Beato» proprio nella terra in cui ha predicato la Buona Novella della salvezza e ha cercato di riconciliare i suoi concittadini con Dio e fra di loro. Infatti, la Cattedrale nella quale Padre Tansi è stato ordinato e le parrocchie in cui ha esercitato il suo ministero sacerdotale non sono lontane da Oba, luogo nel quale siamo riuniti. Alcune persone alle quali egli ha annunciato il Vangelo e ha amministrato i sacramenti sono qui con noi oggi. Fra queste c'è il Cardinale Francis Arinze, che è stato battezzato da Padre Tansi e ha ricevuto la sua prima educazione in una delle sue scuole. Nella grande gioia di questo evento, saluto quanti partecipano a questa liturgia, in particolare l'Arcivescovo Albert Obiefuna, Pastore di questa Chiesa locale di Onitsha, e tutti i Vescovi della Nigeria e dei Paesi vicini. Con particolare affetto, saluto i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i catechisti e tutti i fedeli laici. Ringrazio i membri delle altre comunità ecclesiali cristiane, della comunità musulmana e delle altre Tradizioni Religiose che si sono uniti a noi oggi, e le varie autorità statali e locali presenti alla nostra celebrazione. In modo particolare, chiedo a Dio di ricompensare coloro che hanno lavorato tanto duramente, dedicando con generosità tempo, talento e risorse affinché questa beatificazione potesse svolgersi sul suolo nigeriano. Faccio mie le parole del Salmista e invito tutti voi: «Io mi glorio nel Signore; esaltiamo insieme il suo nome» (Sal 34, 3)!
3. La vita e la testimonianza di Padre Tansi sono fonte d'ispirazione per tutti in Nigeria, Paese che egli ha amato così tanto. Era soprattutto uomo di Dio: le lunghe ore trascorse davanti al Santissimo Sacramento riempivano il suo cuore di amore generoso e coraggioso. Coloro che lo hanno conosciuto testimoniano il suo grande amore per Dio. Quanti lo hanno incontrato sono rimasti colpiti dalla sua bontà personale. E' stato poi uomo del popolo: ha messo sempre gli altri prima di se stesso ed è stato particolarmente attento alle necessità pastorali delle famiglie. Si è adoperato molto affinché le coppie venissero ben preparate al Santo Matrimonio e ha predicato l'importanza della castità. Ha cercato in tutti i modi di promuovere la dignità delle donne. In particolare, considerava preziosa l'educazione delle giovani. Anche quando venne inviato dal Vescovo Heerey nell'Abbazia Cistercense di Mount Saint Bernard, in Inghilterra, per seguire la propria vocazione monastica, con la speranza di poter riportare in Africa la vita contemplativa, non dimenticò mai il suo popolo e non mancò di elevare preghiere e di offrire sacrifici per la sua continua santificazione.
Padre Tansi sapeva che in ogni essere umano c'è qualcosa del figliuol prodigo. Sapeva che tutti gli uomini e tutte le donne subiscono la tentazione di separarsi da Dio, per condurre un'esistenza indipendente ed improntata all'egoismo. Sapeva che poi sarebbero rimasti delusi dalla vacuità dell'illusione che li aveva affascinati e che alla fine avrebbero trovato in fondo al proprio cuore la strada che li avrebbe riportati alla casa del Padre (cfr Riconciliatio et Paenitentia, n. 5). Incoraggiò le persone a confessare i propri peccati e a ricevere il perdono di Dio nel Sacramento della Riconciliazione. Le supplicò di perdonarsi reciprocamente come Dio perdona noi, di trasmettere il dono della riconciliazione, concretizzandolo a tutti i livelli della vita nigeriana. Padre Tansi ha cercato di imitare il padre della parabola: era sempre disponibile per coloro che cercavano la riconciliazione. Diffondeva la gioia della comunione ritrovata con Dio. Esortava le persone ad accogliere la pace di Cristo e le incoraggiava ad alimentare la vita di grazia con la Parola di Dio e con la Santa Comunione.
4. «È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo» (2 Cor 5, 19).
Quando parliamo del mondo riconciliato con Dio, parliamo non solo di individui, ma anche di tutte le comunità: famiglie, clan, tribù, nazioni, stati. Nella Sua provvidenza, Dio ha stretto con l'umanità alleanza dopo alleanza: l'alleanza con i nostri primi genitori nel Giardino dell'Eden, l'alleanza con Noè dopo il Diluvio, l'alleanza con Abramo. La lettera odierna dal Libro di Giosuè ci ricorda l'alleanza stretta con Israele, quando Mosè liberò gli Israeliti dalla schiavitù nella terra d'Egitto. E Dio ha ora stretto l'Alleanza finale e definitiva con tutta l'umanità in Gesù Cristo, che ha riconciliato i singoli uomini e le singole donne, - così come intere nazioni -, con Dio attraverso la sua Passione, Morte e Resurrezione.
Cristo è dunque parte della storia delle nazioni. E' parte della storia della vostra nazione in questo continente d'Africa. Più di cento anni fa, i missionari arrivarono nella vostra terra proclamando il Vangelo della riconciliazione, la Buona Novella della salvezza. I vostri predecessori cominciarono a conoscere il mistero della redenzione del mondo e giunsero a condividere la Nuova Alleanza in Cristo. In tal modo, la fede cristiana si è saldamente radicata in questa terra e continua a crescere e a produrre molti frutti.
Il Beato Cyprian Michael Tansi è un primo esempio dei frutti di santità che sono cresciuti e maturati nella Chiesa in Nigeria, poiché il Vangelo è stato predicato prima in questa terra. Egli ha ricevuto il dono della fede grazie agli sforzi dei missionari e, facendo suo lo stile di vita cristiana, lo ha reso realmente africano e nigeriano. Così anche i nigeriani di oggi, giovani e anziani, sono chiamati a far maturare i frutti spirituali che sono stati piantati fra di loro e che ora sono pronti per essere raccolti. A questo proposito, desidero ringraziare e incoraggiare la Chiesa in Nigeria per la sua opera missionaria nella stessa Nigeria, in Africa e altrove. La testimonianza che Padre Tansi ha reso del Vangelo e della carità cristiana è un dono spirituale che questa Chiesa locale ora offre alla Chiesa universale.
5. Dio, infatti, ha benedetto questa terra con il benessere umano e naturale e tutti hanno il dovere di garantire che queste risorse vengano impiegate per il bene di tutto il popolo. Tutti i nigeriani devono operare per liberare la società da tutto ciò che offende la dignità della persona umana o che viola i diritti umani. Ciò significa riconciliare le diversità, superare le rivalità etniche e infondere onestà, efficienza e competenza all'arte di governare. Poiché la vostra nazione persegue una transizione pacifica verso un governo civile e democratico, occorrono politici, sia uomini sia donne, che amino fino in fondo il proprio popolo e desiderino servire piuttosto che essere serviti (cfr Ecclesia in Africa, n. 111). Non può esserci spazio per l'intimidazione e per l'oppressione dei poveri e dei deboli, per l'esclusione arbitraria di individui e di gruppi dalla vita politica, per l'uso errato dell'autorità o per l'abuso di potere. Infatti, la chiave per risolvere i conflitti economici, politici, culturali ed ideologici è la giustizia; e la giustizia non è completa senza l'amore per il prossimo, senza un atteggiamento di servizio umile e generoso.
Quando considereremo gli altri come fratelli e sorelle, allora sarà possibile dare avvio al processo di risanamento delle divisioni all'interno della società e fra i gruppi etnici. Questa riconciliazione è la via che conduce alla vera pace e al progresso autentico della Nigeria e dell'Africa. Questa riconciliazione non è debolezza o codardia. Al contrario essa esige coraggio e a volte perfino eroismo: è vittoria su se stessi piuttosto che sugli altri. Non dovrebbe mai essere considerata come un disonore. In realtà si tratta della paziente, saggia arte della pace.
6. Il brano dal Libro di Giosuè che abbiamo ascoltato nella Prima Lettura della liturgia di oggi parla della Pasqua che i figli di Israele celebrarono dopo essere arrivati nella Terra Promessa.
La celebrarono con gioia perché vedevano con i propri occhi che il Signore aveva mantenuto le promesse fatte loro. Dopo aver errato per quaranta anni nel deserto, erano giunti nella terra che Dio donava loro. La Pasqua dell'Antico Testamento, il ricordo dell'esodo dall'Egitto, è l'immagine della Pasqua del Nuovo Testamento, il ricordo del passaggio di Cristo dalla morte alla vita, che evochiamo e celebriamo in ogni Messa.
Di fronte all'Altare del Sacrificio, per essere fra breve nutriti e rafforzati dal Corpo e dal Sangue di Cristo, dobbiamo essere convinti del fatto che ognuno di noi, secondo la sua particolare condizione di vita, è chiamato a fare non meno di quanto ha compiuto Padre Tansi.
Essendo stati riconciliati a Dio, dobbiamo essere strumenti di riconciliazione, trattando tutti gli uomini e e tutte le donne come fratelli e sorelle, chiamati a essere membri dell'unica famiglia di Dio.
La riconciliazione implica necessariamente la solidarietà. L'effetto della solidarietà è la pace, i cui frutti sono la gioia e l'unità nelle famiglie, la cooperazione e lo sviluppo nella società, la verità e la giustizia nella vita della nazione. Che questo possa essere il futuro luminoso della Nigeria!
«Il Dio della pace sia con tutti voi» (Rm 15, 32).
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