LETTERA DI SUA SANTITÀ GIOVANNI XXIII
«AL SUO INGRESSO»*
AL CARDINALE URBANI, PATRIARCA DI VENEZIA,
IN OCCASIONE DEL SUO PRIMO INGRESSO NELLA BASILICA CATTEDRALE
Signor Cardinale,
Al suo ingresso nella Basilica e nel palazzo patriarcale di Venezia, Ella troverà il Nostro ben arrivato e il Nostro saluto. Da parecchi giorni, benché tanto occupati, come Ella può ben credere, il Nostro pensiero La segue sempre nella Nostra preghiera e nel Nostro augurio più fervido di ogni grazia e di ogni benedizione.
La pronta nomina patriarcale, la porpora, e il pallio che fummo tanto felici di conferirLe, Ci danno la sicurezza che Ella farà un gran bene a Venezia fra i suoi, solo concittadini ieri, fratelli e figlioli spirituali oggi e sempre. Oh! i Veneziani sono veramente degni di ogni stima e affezione. In sei anni di vita spirituale con essi, Noi non abbiamo avuto da loro che letizia e consolazione, e come li abbiamo sempre nel cuore, sacerdoti e fedeli, così non sappiamo ora distaccarCi da loro — e forse per sempre quaggiù sulla terra — senza qualche nascosta lacrima di profonda commozione. Che il Signore li benedica sempre tutti e ciascuno, in qualsiasi grado dell'ordine civico e sociale a cui appartengano; ma specialmente benedica i poveri, gli infermi, i piccoli, i più bisognosi di Lui e della sua grazia; li benedica e li allieti tutti, questi Nostri cari Veneziani.
Ci viene riferito che per il suo ingresso, Signor Cardinale, anche i plutei della iconostasi di San Marco si piegheranno benignamente in atto di omaggio alla pietà dei fedeli, liberi ormai di far arrivare i loro sguardi rispettosi e devoti sino all'altare ed al magnifico svolgimento delle solenni cerimonie liturgiche intorno alla tomba dell'« Evangelista nostro ».
Tanto valse l'aver avuto pazienza e l'aver saputo attendere con placida sicurezza il maturare di un buon giudizio e del buon senso religioso ed artistico, che ora diffonde una soddisfazione più serena nei cuori! Le auguriamo, Signor Cardinale, che Le sia dato presto di godere il compimento del progetto giustamente accarezzato della rimessa in onore di tutto il presbiterio di S. Marco, che è — storicamente, religiosamente e artisticamente — il punto più sacro di tutta la regione Veneta, e che purtroppo resta ancora in qualche modo profanato da piedi e da contatti di gente curiosa, forse in buona fede, ma in contrasto con la pietà religiosa dei secoli.
Ella, Signor Cardinale, comprende il Nostro pensiero. Il Nostro augurio si abbellisce e si completa in ciò che per un pastore d'anime è pienezza di gaudio, cioè la edificazione e la santificazione del popolo cristiano, per cui il Signore Gesù ci ha voluto suoi sacerdoti e continuatori della sua opera illuminatrice e redentrice.
La Provvidenza Divina ha disposto che quanto accadde per la Nostra umile persona sulla fine dell'anno 1958, non solo non attenuasse, ma comunicasse — ancora una volta — un più vivo e vibrante vigore alla parentela spirituale, che una parola apostolica ha suggellato, tra San Pietro il Capo della Chiesa Cattolica e San Marco suo Evangelista: « Salutat vos ecclesia (hic)... coelecta, et Marcus filius meus » (l).
Che la grazia celeste Ci aiuti a fare onore a questi arcani disegni di suprema sapienza e di divina bontà!
Signor Cardinale: euge, euge, in bonum, ad laetitiam, ad pacem! In questo suo ingresso Noi amiamo vederLa circondata dai nostri venerandi Canonici di San Marco, che furono veramente e sempre « gaudium meum et corona mea » e che Ci piace salutare uno ad uno, insieme ai reverendissimi, cari e fervorosi Parroci e sacerdoti di tutto il Patriarcato — della città madre cioè; di Mestre a Noi particolarmente cara; di Malamocco, del Lido, di Murano, di Burano, di Torcello e di tutti i punti della terra ferma da Marghera, Malcontenta, Gambarare e Mira, sino ad Eraclea, a Iesolo, a Caorle ed a Treporti — e insieme con quanti Religiosi e Religiose proseguono il loro apostolato di preghiera, di insegnamento e di carità. In questo momento Ci piace altresì rivolgere un saluto sorridente ed incoraggiante ai cari Seminaristi, come pure il Nostro paterno elogio all'Azione Cattolica e a tutte le gloriose Scuole Grandi, le Confraternite ed Associazioni — quali le Congregazioni Mariane, le A.C.L.I., il Centro Italiano Femminile, gli Esploratori, le Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli — che formano con la stessa Azione Cattolica l'ausilio prezioso del Vescovo per la irradiazione dell'apostolato cattolico. Né possiamo fare a meno di indirizzare una espressione di ben distinto e cordiale rispetto ai Procuratori di S. Marco, così degni, benemeriti ed amabili, a tutti i rappresentanti dell'ordine civico, dai rapporti sempre tanto cortesi col loro Patriarca, e a tutti i figli di Venezia, uomini del lavoro, della scuola, della scienza, dell'arte, uomini della terra, del mare e della laguna, fatti tutti insieme delicium animae meae. Dobbiamo infine un segno di particolare riconoscenza a quanti dei vari ordini cittadini della Magistratura, della Provincia, del Comune e del Teatro massimo della Fenice, promossero ed attuarono con espressioni di distinta finezza il sentimento di tutta Venezia, educata e gentile, verso il Patriarca divenuto Papa, recandoglielo nelle aule stesse del Vaticano, attraverso le note ineffabili ed indimenticabili del « Messia » di Haendel, a cui aggiunse splendore la presenza del Sacro Collegio Cardinalizio e dell'illustre Corpo Diplomatico presso la Santa Sede.
Signor Cardinale: eccoci tutti insieme, nel corso di poche settimane, posti ciascuno sulla propria via, una via inaspettata, ma su cui si posa la luce del Signore. Riprendiamo ciascuno il proprio cammino in umiltà, in fervore, in grazia: Adiutorium nostrum in nomine Domini, qui fecit caelum et terram. Ci segua la celeste, la divina benedizione.
Ai figli di Venezia diremo: Fate onore alla memoria del vostro antico Patriarca circondando della stessa obbedienza, affezione e corrispondenza il nuovo. Ecco: Noi lasciamo a lui il Nostro mantello come Elia lasciò il suo ad Eliseo. É intessuto dello stesso spirito e della stessa virtù.
Maria, o Maria Nicopeja nostra, assistici, guidaci, e proteggici sempre. Et lesum benedictum nobis post hoc exilium ostende, o clemens, o pia, o dulcis Virgo et Mater nostra, Maria.
Con questi Nostri paterni sensi e con questi voti, a Lei, Signor Cardinale, e a tutto il Clero e popolo di Venezia, in auspicio delle più elette grazie celesti e in pegno della Nostra immutata benevolenza, impartiamo di cuore una particolare Apostolica Benedizione.
Dal Vaticano, 3 gennaio 1959
IOANNES PP. XXIII
* AAS vol. LI, 1959, pp. 16-18.
(1) I Petr. 5, 13.
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