Index   Back Top Print

[ ES  - IT ]

DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI XXIII
AI PARTECIPANTI AL II CONGRESSO
DEL COMITATO DEI SUPERIORI PROVINCIALI
DI ISTITUTI DI PERFEZIONE MASCHILI
CHE HANNO OPERE DI APOSTOLATO
IN ITALIA
*

Sala Clementina
Martedì, 15 novembre 1960

 

Diletti figli,

L'accogliervi sotto la qualificata denominazione di Superiori Provinciali di Istituti di perfezione maschili, all'inizio di questo secondo Convegno Romano, che gode della incoraggiante simpatia della Congregazione dei Religiosi, è motivo di compiacimento.

E questo si accresce nella visione delle energie spirituali, liete ed operose, che voi rappresentate, costantemente intese all'affermazione del nome e dell'insegnamento del Divin Redentore.

Ci avete fatto conoscere lo scopo dell'incontro Romano, che dilata a nuovi orizzonti la vostra attività. Ce ne rallegriamo.

Approfondire l'intesa tra i Superiori Provinciali dei singoli Istituti, studiare i problemi riguardanti la formazione religiosa, specialmente dei giovani, trasmettervi i frutti delle diverse esperienze di governo e di azione apostolica, per venire incontro con maggior preparazione alle esigenze della vita odierna, tutto ciò è degno di nota e di incoraggiamento.

Negli ultimi quarant'anni, si sono moltiplicate le indicazioni dei Nostri Predecessori per un'azione di apostolato sincrona, convergente, che non sia esposta a inutili e dannose remore per mancanza di accordo, per pretese di esclusività di lavoro, o, Dio non voglia, per una certa forma di insofferenza verso l'opera, pur preziosa, svolta da altri su lo stesso campo del Signore. Tale collaborazione, secondo il pensiero dei Romani Pontefici, vuole schierato su uno stesso piano di intesa, e per una efficace riuscita, tutto il Clero operante nelle singole diocesi, quello secolare e quello regolare, nel volonteroso assecondamento della volontà e delle indicazioni del Vescovo.

Noi abbiamo raccolto questa eredità come un sacro impegno. Un saggio delle Nostre sollecitudini in questo senso si trova nel Sinodo celebrato a Venezia, nel novembre del 1957. E godiamo di ricordare che quel Nostro proposito di voler considerare un tutt'uno i sacerdoti secolari e regolari, costituenti insieme il Clero diocesano, a servizio delle anime, sotto lo sguardo paterno del Vescovo, fu accolto con devoto rispetto in un clima di entusiasmo ed è tuttora una felicissima realtà [1].

E più autorevolmente, il Sinodo Romano ha dato a questo problema una formulazione chiara e suadente. Esso sottolinea la parità dei due cleri nell'adempimento dei doveri sacerdotali [2]: e richiede una unità di azione nelle parrocchie, affidate alla cura solerte sia del clero secolare sia dei religiosi, così da orientare ed edificare i fedeli di Roma ed i pellegrini che qui convengono. Come è toccante l'esortazione del Breviario: Voce concordi Domino canamnus dulciter hymnos [3].

Questa armonia, che riflette sulla concorde operosità degli uomini la luce stessa della celeste beatitudine, è quanto di più edificante possa: compiersi quaggiù, ed è la premessa insostituibile per una duratura efficacia di lavoro, ricca di risultati. D'altro canto si sa, per amara esperienza, che il frazionamento di energie è un ostacolo notevole e pericoloso della libertà stessa del sacro ministero e dell'apostolato.

Esprimiamo pertanto l'augurio che, durante questo Convegno, sentiate tale esigenza, che è aspirazione profonda del Nostro cuore, e che del resto corrisponde ad una felice realtà, e ad una più lieta speranza. Le energie sempre rinnovantisi degli Ordini e Congregazioni religiose poste a servizio delle anime, sono infatti sicura certezza di maggior incremento della vita divina nella Chiesa: esse, nella loro intima fecondità, dovuta all'irraggiamento di una grande tradizione, di una nobile eredità spirituale, e, sotto lo sguardo amabile del Vescovo, nella coordinazione da lui suggerita, o proposta e guidata, hanno in sé l'impulso per una azione sacerdotale, che può venire validamente incontro alle varie necessità dell'odierno ministero, ed operare in profondità. per la conquista, della società a Gesù Cristo.

Diletti figli,

Molto, moltissimo possono fare gli Istituti di perfezione in questa urgente necessità apostolica: anzitutto con la preghiera, che continuamente sale a Dio dalle singole case; poi con l'attrazione dell'esempio, che, come da una polla d'acqua, scaturisce dalle sorgenti di ogni Ordine e Congregazione, nelle quali rivivono le virtù dei singoli Fondatori. A questo proposito si addicono alcune esultanti parole del Sinodo Romano, che vi affidiamo come consegna per il lavoro di questi giorni e dei futuri, per voi e per i vostri confratelli : Religiosi, morum gravitate, loquendi agendique ratione, exemploque suo omnes moneant, quid momenti in voluntaria sui ipsius et cupiditatum refrenatione atque in vitae incommodis insit. Probent se a vitae cultu vere abstinere, atque fidelem paupertatis ceterarumque religiosarnm virtutum usum, amoremque habere [4].

Questa testimonianza di distacco, di povertà, di mortificazione è necessaria in un mondo che, secondo la melanconica espressione della Scrittura, è preso dalla duplice concupiscenza della carne e degli occhi e dalla superbia vitae [5] in esso la vostra presenza serena e discreta, confidente e coraggiosa, può operare tanto bene, per il trionfo dei grandi ideali cui s'è posta a servizio la Chiesa, nella cooperazione volonterosa e fedele con i suoi Pastori venerabili e zelantissimi.

Auguriamo al vostro Convegno di conseguire felicemente quei risultati, che il Comitato si è proposti; e vi seguiamo, diletti figli, con la preghiera chiedendo al Signore per ciascuno i doni della sua continua assistenza. E perchè essi copiosi discendano su la vostra attività, vogliate accogliere con grande cuore la specialissima Benedizione Apostolica, che viene a confortare ed incoraggiare ciascuno di voi, gli Istituti che rappresentate, le opere da essi sostenute e tutti i vostri dilettissimi confratelli del mondo intero.

 


* AAS 52 (1960) 964-966.

[1] Cfr. Patr. Eccl. Venet. Synodnm XXXI, Const. 12.

[2] Constitutiones Synod. 169-170.

[3] Ibid. 175.

[4] Ibid. 177.

[5] Cfr. 1 Io. 2, 16.

 



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana