Index   Back Top Print

[ IT ]

«GRANDE È»

ALLOCUZIONE DEL SANTO PADRE LEONE XIII
AL PELLEGRINAGGIO DEI CATTOLICI SPAGNOLI

Mercoledì, 18 aprile 1894

 

Ai cattolici spagnoli giunti a Roma in gran numero in devoto pellegrinaggio.
Il Papa Leone XIII.

Grande è lo spettacolo, o figli dilettissimi, che si offre in questo giorno al Nostro sguardo commosso. È l’intera Spagna cattolica, con le sue lontane colonie, che, da voi rappresentata, credente e devota rende novello e meraviglioso omaggio al sepolcro del principe degli Apostoli ed a Pietro ognor vivente nel Pastore supremo della Chiesa. Questa solenne manifestazione di fede e d’inalterabile attaccamento al Vicario di Gesù Cristo nella Nostra persona, che voi oggi porgete dinanzi al mondo, è corona degnissima di quei tanti festeggiamenti, onde la pietà operosa dei fedeli volle onorato il Nostro episcopale Giubileo. Vedemmo i cari Nostri figli delle altre nazioni accorrere pur essi a Noi, e con ispeciale gradimento ne accogliemmo i sensi di soggezione e di amore; ma niuna di cotali dimostrazioni fu più imponente di questa, che porge per mezzo vostro la cattolica Spagna, a cui sembra però aspettare sopra ogni altra meritamente il primato. Né deve ciò tornar di rammarico ai rimanenti popoli cattolici; ma per l’affetto filiale, che tutti egualmente nutrono verso il Pontefice Romano, sarà anzi loro di compiacimento e di gioia.

La storia gloriosa della patria vostra a ragione può dirsi un monumento, che ne proclama ed illustra la fede. Inflessibile nel rigettare l’infedeltà maomettana e le insidie dell’eresia, con eroici sforzi mantenne essa ognor salda l’unità delle religiose credenze e la fedele sommissione a questa Sede Apostolica. Diede in ogni tempo alla Chiesa luminari stupendi di santità, fra i quali brillano per nuova luce e smagliante i Beati Giovanni Avila e Diego da Cadice, che si ebbero testé da Noi decretati gli onori degli altari. Diede illustri fondatori di Ordini religiosi, dottori e maestri insigni, in mezzo ai quali, come astro maggiore, primeggia quell’Isidoro di Siviglia, che a ragione fu proclamato Doctor egregius cum reverentia nominandus.

E se altro non fosse, i grandi Concili Toletani basterebbero da soli per vendicare alla Spagna un nobilissimo posto fra le nazioni benemerite della Chiesa. E queste luminose tradizioni di nazione eminentemente cattolica, essa oggi rafferma con questa novella e splendissima prova di fede.

Le quali cose riandando, grave dolore recano al paterno animo Nostro le iatture non lievi che alla nazionale vostra grandezza cagionarono i politici e sociali sconvolgimenti che, da presso a un secolo, e più ai nostri giorni, han funestato e funestano la patria vostra, non meno che gli altri popoli, traendoli a decadimento e rovina.

Rammentate, o figli dilettissimi, che la grandezza della Spagna fu sempre mai legata strettamente coll’attaccamento di lei alla fede sacrosanta degli avi, anzi da essa principalmente si generò. A rialzarla dunque e a preservarla da intero sterminio non v’è mezzo più certo né più efficace che il ritorno assoluto ai princìpi che la Religione insegna, ed alle pratiche che essa prescrive. Il quale ritorno, come già con piacere scorgiamo incominciarsi, così le Nostre sollecitudini si volsero ognora a promuoverlo ed accelerarlo. Colle Nostre Encicliche richiamammo ai popoli all’osservanza del Vangelo; additammo alla classe degli operai le dottrine del Cristianesimo qual rimedio potente a sollevarli dalle loro sofferenze; e ricordando ad essi che la Chiesa è madre premurosa del loro bene, e aprendone i cuori alla ferma speranza di trovare in lei presidio saldissimo, segnammo la via sicura per la incolumità dell’ordine sociale, tanto oggidì minacciato.

Voi bene lo comprendeste, o figli dilettissimi, ed è grato a Noi in questa grandiosa dimostrazione ammirare eloquentemente incarnato il pensiero Nostro e l’ardente brama del Nostro cuore di vedere affratellarsi insieme tutte le classi sociali sotto l’egida della carità cristiana, che è vincolo di perfezione (1 Col. 3, 14).

Sia che la Provvidenza vi abbia concesso gli splendori dell’opulenza, sia che vi abbia riserbato gli onori della povertà, voi oggi vi ritrovate intimamente uniti in questa professione solenne dell’antica vostra fede, quasi a dimostrare in questa guisa ciò che altre volte Ci adoperammo di inculcare, cioé: che i diritti e i doveri e degli uni e degli altri trovano nella Religione la loro armonia più perfetta.

E poiché cooperatori Nostri nella missione nobilissima di santificare e pacificare i popoli devono essere i sacri ministri, di comune intendimento col vostro Episcopato volemmo che si fondasse in Roma, e sotto la vigilanza pontificale, un Collegio della vostra nazione, ove i giovani eletti delle varie Diocesi si dispongano al ministero sacerdotale, fornendosi di pura e soda dottrina e di mezzi valevoli per combattere l’errore e diffondere la luce della verità.

È stato questo, o figli carisssimi, un nuovo e prezioso pegno della Nostra sollecitudine per voi e per la patria vostra.

Perché nondimeno le Nostre cure e gli sforzi riescano al buon termine desiderato, è necessario altresì che quanti ha cattolici nella Spagna, tutti si persuadano che il bene supremo della Religione chiede ed esige da parte loro unione e concordia. È necessario che diano tregua alle passioni politiche, onde sono lacerati e divisi; e, abbandonando a Dio provvidissimo il moderare le sorti delle nazioni, sotto la condotta dell’Episcopato operino di pieno accordo a promuovere con ogni mezzo, che le leggi e l’onestà consentono, i vantaggi della religione e della patria, e compatti resistano agli attacchi degli empi e dei nemici della civile società. È loro dovere, inoltre, che sottostiano ossequenti ai poteri costituiti; e ciò a tanto miglior ragione da essi richiediamo, mentre a capo della vostra nobile nazione trovasi una Regina illustre, di cui avete potuto ammirare la pietà e devozione verso la Chiesa, e la presenza di alcuni fra voi nell’odierna circostanza Ci dà ragione di ricordarlo. Per queste doti essendo a noi carissima, pubbliche testimonianze Le demmo del Nostro affetto paterno e, precipua fra tutte, l’aver Noi levato al sacro Fonte l’augusto Figlio di Lei, che meritamente Ci auguriamo erede delle regali doti, della pietà e delle virtù della madre.

Sono questi, figli dilettissimi, i paterni ammonimenti che rivolgiamo a voi, ed in voi a tutto il popolo spagnuolo. Ai quali ammonimenti della Nostra carità, auspice dei celesti favori, sia congiunta l’Apostolica Benedizione, che alla cattolica Regina ed all’augusto Figlio di Lei, all’Episcopato ed al Clero, a voi ed a tutta la vostra nazione con sommo affetto impartiamo.

 



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana