PAOLO VI
ANGELUS
Domenica, 14 novembre 1965
Oggi molti Vescovi del Concilio, forse cinquecento, sono andati a Firenze per partecipare alla celebrazione religiosa del centenario della nascita di Dante.
Noi vi siamo rappresentati dal Nostro Cardinale Segretario di Stato; e lo abbiamo incaricato di porre una croce d’oro sul battistero, nel «suo bel San Giovanni», come Dante lo qualificò, dove egli fu battezzato e diventò cristiano (come abbiamo fatto apporre un'altra croce sulla sua tomba a Ravenna, che ne era priva).
Vogliamo così onorare religiosamente il carattere cristiano e la fede cattolica del grande Poeta; e vogliamo incoraggiare il mondo delle lettere a ritrovare nei valori spirituali, nella nostra religione, specialmente, ch’è la vera espressione della vera vita, la vena migliore per l’arte del pensiero, della parola, della poesia e della cultura.
«La vita era la luce degli uomini» dice il Vangelo; e noi dobbiamo pregare che questa luce non venga meno, ma piuttosto risplenda nel regno della cultura e della letteratura moderna.
È molto importante; e una preghiera a questo fine Ci sembra bene collocata. Maria, la poetessa del Magnificat; Maria, tanto celebrata da Dante, ascolti la nostra preghiera
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