PAOLO VI
ANGELUS DOMINI
Domenica, 1° dicembre 1968
Ci avviciniamo al Natale.
Tutti sappiamo e vediamo quali preparativi esso porta con sé. È una festa che risveglia pensieri umani e sentimenti buoni di letizia e di pace. I piccoli, i poveri, gli infelici trovano posto nella considerazione di tutti. Questo è un aspetto molto confortante e lodevole della nostra società, che si va educando alla fraternità, e perciò alla sensibilità dei bisogni e delle sofferenze altrui.
Anticipiamo perciò la visione del Natale per disporci a celebrarlo degnamente, non come un giorno di dissipazione mondana e di gioia egoista, ma come un avvenimento di comune bontà e di serena speranza.
Noi conosciamo la segreta sorgente di questa intima ricchezza del Natale: è il mistero di Cristo, il Salvatore, che entra nella scena del mondo, e comincia con la sua nascita la rinascita dell’umanità. Non è facile capire la profondità di tale mistero; ma esso è la chiave per cogliere il senso vero del Natale e per fare di questa ricorrenza una vera festa dell’umanità.
Bisogna pensarci, bisogna prepararsi.
Occorre inserire nei progetti del Natale qualche riflessione autentica sul Cristo del presepio e qualche proposito di rinnovamento personale e comunitario.
Quanto a Noi, vi confidiamo che speriamo celebrare la Messa notturna di Natale a Taranto, per i Lavoratori e le Maestranze del nuovo grande Centro Siderurgico, dove sono Operai impegnati, anche in quell’ora beata, nella loro dura fatica, molti lontani dalle loro case, e tutti al servizio d’un’opera, che vuol dare lavoro, pane, fiducia a migliaia d’umili figli d’una terra chiamata al risveglio e allo sviluppo economico, sociale, spirituale d’una sana e fraterna civiltà moderna. Ci è stato accordato cortesemente l’accesso a questo nuovissimo campo de1 gigantesco lavoro industriale contemporaneo; e vorremmo portarvi con la Nostra semplice presenza il segno della presenza fraterna e irradiante di Cristo, il saluto della gioia, della pace, della solidarietà a quel centro umano estremamente significativo e quasi simbolo e presagio del rinnovamento delle terre oggi aperte a nuovi destini civili e spirituali. Le crediamo ben degne e bisognose di qualche onore e di qualche conforto da parte di Chi, come Noi, ha la tremenda sorte di rappresentare Cristo Signore, viandante e vivente nella storia dell’umanità, ben ricordando che Lui stesso fu tra noi piccolo, umile, povero, affaticato, e insieme fu messia della redenzione da ogni nostra morale miseria e profeta delle speranze del Regno dei cieli. Sarà fra gli altiforni - a Dio piacendo - quest’anno il Nostro presepio.
Valga l’annuncio a riempire il vostro Avvento di nuova attesa del vicino Natale. Sia con noi la Madonna.
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