PAOLO VI
ANGELUS
Domenica, 2 settembre 1973
Dopo l' «Angelus» noi riceveremo in Udienza i Fanciulli della Parrocchia, premiati allo studio del Catechismo. Sono qui presenti, con i loro Genitori e con i loro Maestri. Questo episodio parrocchiale qualifica questo incontro domenicale, e ci offre l'occasione per invitare voi tutti, cari visitatori e ascoltatori, a fermare un istante con noi l'attenzione sopra questo problema generale e fondamentale, l'insegnamento rinnovato della verità religiosa alle nuove generazioni: all'infanzia, all'adolescenza, alla gioventù, non esclusa, anzi compresa, l'età matura.
Generale e fondamentale, diciamo, perché riguarda la necessità vitale d'ogni essere umano, specialmente se battezzato, o ancora da battezzare, dovere di ogni famiglia cristiana cosciente della sua missione pedagogica, vertice di ogni scuola in un Paese come il nostro, vivente nella tradizione cattolica, obbligo essenziale d'ogni Parrocchia, ch'è di natura sua destinata alla trasmissione della fede, come pure compito di ogni istituzione rivolta alla vita religiosa, spirituale, culturale della società. Bisogna conoscere, e quindi studiare, la verità religiosa; essa è il lume della vita; non possiamo, non dobbiamo vivere al buio, o camminare come miopi, o ciechi. Insegnare il Vangelo perciò è il grande dovere, è il grande diritto della Chiesa; è il grande interesse specialmente per tutti quanti si occupano dell'educazione della gioventù e della cultura del Popolo.
Il tema acquista oggi grande importanza per il risveglio che va prendendo, dopo il Concilio, l'insegnamento del "Kerigma", cioè del catechismo. Ci piace vedere, ad esempio, numerosi gruppi di giovani, come a Milano, i quali sacrificano spontaneamente il loro tempo, - tempo, spesso domenicale, che coincide con quello della partita di calcio, o del cinema, o della passeggiata - per offrirlo, quali maestri con una loro forse finora ignorata bravura, alla lezione sistematica di dottrina cristiana a classi giovanili, o popolari. Ci piace vedere tutta una fioritura di nuova letteratura catechistica, sia in Italia, sia in ogni Nazione dove la religione cattolica sia professata e promossa con sincero senso di responsabilità e con viva arte pastorale.
Come perciò ci compiacciamo del "Direttorio catechistico generale", meditato e pubblicato recentemente dalla nostra Sacra Congregazione per il Clero; come non possiamo tacere la nostra lode al documento molto studiato sul "Rinnovamento della Catechesi", curato dalla Conferenza Episcopale Italiana, la quale ha ora messo in circolazione un primo volume per l'insegnamento, intitolato: "Il catechismo dei bambini", molto ben fatto.
C'è quindi da sperare, c'è da godere. La verità cristiana, nelle sue prime sublimi espressioni, viene a contatto con la vita umana, nella sua fase più preziosa, quella infantile e giovanile.
Occorre, figli carissimi, che agli Alunni e ai Maestri non manchi il plauso solidale di tutto il Popolo di Dio. Tributiamolo ora invocando Maria, la Sede della Sapienza.
Subito dopo l'Angelus il Santo Padre, nella sala del Concistoro, conferisce i premi ai vincitori delle gare catechistiche della parrocchia di Castel Gandolfo.
Paolo VI esprime per i piccoli vincitori il suo paterno rallegramento, incitando i bambini a perseverare, anche dopo l'assegnazione del premio, nello studio della dottrina cristiana con lo stesso impegno che hanno posto nel conseguire, tra tanti concorrenti, un premio così significativo e così ambito.
Sua Santità si rivolge poi ai sacerdoti presenti e agli educatori che hanno tanto validamente contribuito a infondere, come l'olio nelle lampade, il seme della fede e della conoscenza della religione nelle giovani menti dei bambini affidati alle loro cure spirituali. Paolo VI vuole, quindi, dedicare un pensiero di gratitudine, di elogio e di incitamento ai genitori dei bambini premiati e di tutti gli altri che frequentano le scuole catechistiche di Castel Gandolfo, mettendo in risalto la loro opera per la formazione della prole e la necessità di infondere la verità nel cuore delle generazioni. "La prima scuola, per queste tenere anime aperte alla recezione della verità e del bene, è proprio questa: la famiglia, il naturale libro sul quale essi apprendono le prime preghiere, e i primi precetti del catechismo, il primo luogo dove essi vedono le immagini del Signore e della Madonna e dei santi, è la loro casa dove queste immagini sono state dai genitori collocate ed onorate". Paolo VI si augura che tutto questo si svolga sempre con la massima libertà.
Pensate per esempio ai Paesi dove sono negate la libertà religiosa e la libera professione della fede. Chi è che nell'intimità della propria cassa, spesso anche nella clandestinità delle pareti domestiche, istruisce i propri figli sulle essenziali verità della fede e conserva, così, integro e vivo per le generazioni il patrimonio della vita religiosa? Lo fanno con tanto amore e con tanto sacrificio e, insieme, con tanta dolce serenità: sono i genitori nelle rispettive famiglie.
Al termine della sua breve ed affettuosa allocuzione che vuole essere un coronamento a quella svolta più ampiamente nel discorso dell'Angelus, tenuto dinanzi alla consueta folla cosmopolita di fedeli che gremiva il cortile del palazzo, Paolo VI offre a ciascuno dei piccoli vincitori un suo regalo, rinnovando a ciascuno il dono, ancora più prezioso, del suo compiacimento e della sua Benedizione. Il Papa si intrattiene anche con l'arciprete e gli insegnanti, i genitori e i familiari dei premiati con rinnovati sentimenti di predilezione e con la promessa della sua preghiera per la loro opera educatrice.
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