PAOLO VI
ANGELUS DOMINI
Domenica, 17 giugno 1973
Non passi inosservato, fra i tanti che reclamano il nostro interesse, un fatto, relativo alla vita religiosa in questo Paese; il fatto è l’Assemblea Generale dell’Episcopato Italiano, testé conclusa.
Innanzi tutto il fatto si impone alla nostra attenzione, perché consiste nella riunione dei circa trecento Vescovi che sono alla guida della Chiesa in Italia. È un fatto relativamente recente, alla sua decima edizione, che ha avuto dal Concilio il suo riconoscimento e il suo statuto; ed è, si può dire, una grande novità, che la storia passata, in questa forma unitaria ed organica almeno, non ha mai avuto. Ora invece tutti i Pastori delle Chiese locali s’incontrano, s’intendono, si propongono programmi comuni, liberamente e fraternamente coordinati; è la collegialità episcopale, che, intorno alla Santa Sede, si attesta in un’esemplare solidarietà di lavoro e in una cresciuta e manifesta carità di sentimenti e di propositi. Ecco strutture che risalgono alle origini della Chiesa, ma che ora quasi si rivelano e si confermano in un disegno nuovo, testimoniando la perenne vitalità e la sempre rinascente modernità dell’istituzione ecclesiale. È una realtà positiva e importante; ed è una promessa che deve rianimare il Popolo di Dio all’unione, alla collaborazione, alla speranza, e specialmente all’amore alla Chiesa, anche nel suo aspetto umano e concreto.
In secondo luogo, è un fatto che tocca intenzionalmente la nostra vita religiosa, che una stanca abitudine talvolta fa apparire decadente e poco accessibile alla mentalità moderna: le nuove generazioni la vorrebbero, questa vita religiosa, più comprensibile, più idonea a instaurare vere e personali relazioni col mistero di Dio, con l’autenticità del Vangelo, con la giustizia sociale, con i valori del nostro tempo, degni dell’uomo e del cristiano.
Questa Conferenza Episcopale infatti promuove il rinnovamento liturgico, riforma l’impegno e il metodo d’una catechesi intelligente e sistematica, ricompone nell’ordine e nell’amicizia le comunità ecclesiali, risveglia la sensibilità per i bisogni del prossimo, dà voce interiore ed esteriore alla coscienza cristiana, eccetera. Insomma, qui è davvero quel rinnovamento spirituale e comunitario che il Concilio ci ha prospettato, e che si vuole lealmente attuare.
Diciamo questo affinché abbiate occhi aperti e filiali verso la Chiesa del nostro tempo, e perché tutti vi studiate di rispondere nella fedeltà ai suoi annosi bisogni e alle sue nuove prospettive.
Maria, la Virgo fidelis, ci assista.
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