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PAOLO VI

ANGELUS DOMINI

Domenica, 16 dicembre 1973

 

Figli carissimi!

Natale è alle porte; una volta ancora ci è data la fortuna di attendere questo giorno benedetto, e di godere della sua festa. Non saremo indifferenti alla sua venuta; il Natale non è solo una data speciale del calendario; esso è sempre un avvenimento che deve incidere profondamente sulla nostra sensibilità umana e sulla nostra mentalità spirituale. Il Natale è per eccellenza una festa dell’umanità; vediamo di non fraintendere il senso di questo giorno, riducendone il significato ad un episodio di allegria profana e di consumazione superflua.

Faremo prima uno sforzo, tutti, di comprensione del mistero religioso, divino ed umano, che dà al Natale il suo cuore autentico e perenne.

E poi lo confronteremo questo mistero con la realtà della nostra storia, che scocca le sue ore sempre più grandi e sempre più gravi: l’ora del Natale di questo anno sembra quella d’una funesta tempesta incombente di timori e di speranze. Niente paura. Anzi proprio perché l’or,a è grande e grave, e decisiva forse, noi dilatiamo gli animi per celebrarla ,sia con la consueta coscienza profetica: è nato un Salvatore nel mondo; sia con una coscienza più convinta e più audace: noi lo diciamo quest’anno nel nostro messaggio di pace di capodanno: la pace, sì, la pace è possibile, anche e specialmente nelle contingenze storiche del nostro mondo; non è una utopia; la pace è possibile, e dipende anche da noi, da ciascuno di noi, se Cristo, il Re della pace, è con noi.

E, rasserenati così da queste visioni superiori, sedete, carissimi, sereni e gioiosi alla mensa domestica: sia il Natale la festa del focolare; il presepio è lì vicino, e la presenza amorosa di tutti i membri della famiglia faccia di quest’ora, la più bella dell’anno, fra le più belle della vita.

Un pensiero sorgerà spontaneo: e gli altri? i lontani? i solitari? i sofferenti? i poveri, soprattutto; i poveri, come dimenticarli, mentre noi siamo nella gioia, e loro sono ancora nell’indigenza e forse nella fame? Perché, ricordiamolo, di poveri ve ne sono ancora molti, e non lontani da noi. Sarebbe questo un pensiero da anticipare in questa vigilia, e da onorare fin d’ora con la nostra carità, se vogliamo che la letizia del Natale sia per noi senza nubi. Il presepio della società emarginata è anch’esso vicino; e la Madonna poverella, è là che ci attende, per poi sedere all’a mensa con noi.

 



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