PAOLO VI
ANGELUS DOMINI
Domenica, 3 ottobre 1976
Molti sono i motivi della nostra consueta orazione festiva ed uno ci offre il metodo di farne corona; è il Rosario, questa preghiera tanto cara alla pietà mariana che ne colloca in questo mese la sua speciale memoria. È il Rosario una forma popolare che rivolgiamo filialmente alla Madonna, come «Janua Caeli», porta del cielo; rivolgendo a lei, quasi in familiare conversazione, la nostra ripetuta invocazione, ci lasciamo introdurre nella contemplazione dei «misteri» cioè dei quadri della storia della nostra salvezza, meditati alla luce della sua presenza; è lei che ci fa passare davanti le grandi scene della vita di Gesù come se fossero sovrapposte alle umili vicende della nostra esistenza. È una specie di televisione spirituale.
Come sapete, vi sono dapprima i misteri gaudiosi. Ed eccone uno per noi. In quell’isola verde, ma tanto dolorosa, che si chiama l’Irlanda una speranza comincia a verdeggiare: è quella della preghiera delle Donne del Nord, cattoliche e protestanti, perché la pace torni a rifiorire in quella tormentata popolazione; rinasce la speranza della giustizia e della pace; e ringraziamo la Madre di Cristo del gaudio cristiano e civile che certamente ella ottiene a quella terra benedetta e a quanti ne condividono la passione e la speranza.
Per i Misteri dolorosi: uno ferisce anche noi e la Chiesa; è la condanna inflitta al Vescovo cattolico di Umtali, Monsignor Donal Lamont, nella Rhodesia, perché intrepido nella difesa dei diritti umani di eguaglianza e di fraternità in un Paese ancora soggetto alla discriminazione della popolazione negra, la maggioranza, da quella bianca. Mistero doloroso, che confidiamo, invocando la Madre di Cristo crocifisso, si risolva in termini di pace e d’onore.
E finalmente ecco un Mistero glorioso: noi abbiamo potuto dichiarare «Santa», cioè canonizzare, una Religiosa portoghese-spagnola, vissuta cinque secoli fa, e fondatrice d’una famiglia claustrale, diffusa nel mondo, intitolata alla Immacolata Concezione, alla Madonna purissima, la benedetta fra tutte le Donne, come tutti bene sappiamo. Questa nobile Signora, che visse per tanti anni col viso bellissimo velato, ci lascia oggi contemplare il suo volto raggiante di santità e di gloria, e ci ridà l’idea della bellezza spirituale, quella della grazia trasfigurante la povera faccia umana, oggi tanto spesso profanata dall’orpello della licenza e dal malcostume. Ammiriamo, esultiamo, e cerchiamo che l’aureola di questa nuova Santa Beatrice, tosi si chiama, effonda anche sopra la nostra società raggi della bellezza celeste, quella della Madonna.
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