PAOLO VI
ANGELUS DOMINI
Domenica, 2 ottobre 1977
Voi Romani, siete abituati a vedere comitive di visitatori diffondersi nella città, e non fate molto caso né alla qualità, né al numero, né allo scopo della loro presenza; è comprensibile. Ma noi vorremmo che fosse da voi avvertito, non foss’altro con uno speciale pensiero, il soggiorno durante questo mese di ottobre, di oltre duecento Vescovi, provenienti da ogni parte del mondo, quali membri del «Sinodo dei Vescovi», per esaminare e per discutere un tema religioso quanto mai interessante, quello della catechesi, cioè dell’insegnamento fondamentale e sistematico della dottrina di Cristo specialmente ai fanciulli e ai giovani. Il Sinodo è un’istituzione antica, questa che raduna ogni tre anni i rappresentanti dei Vescovi di tutte le regioni della terra è nuova, e per questo suo carattere universale e rappresentativo assume significato storico assai importante, per Roma specialmente, e poi per la Chiesa intera ed anche per il mondo (Cfr. DANTE ALIGHIERI, La Divina Commedia, «Inferno», II, 24). Dovete sentire, Romani, l’onore e la responsabilità di questa convocazione romana d’una tale Assemblea, e dovete accoglierla con ogni riguardo, con sincera fraternità.
E voi, ospiti di Roma, non dovete considerarvi in questa nostra sede di Pietro come forestieri (Cfr. Eph. 2, 19), ma cittadini e familiari d’una patria spirituale, la Chiesa, che ha il suo centro in un solo Cristo Gesù (Eph. 2, 24), a cui piacque fare di Pietro il fondamento della Chiesa stessa e il suo pastore Vicario visibile.
Qui l’unità si realizza nella comunione, la cui intensità non è certo affievolita dalla distanza geografica dei vostri Paesi d’origine, né turbata da intenzioni politiche o temporali.
Qui la famiglia cattolica gode della carità che la anima e che la Madonna, madre spirituale del Corpo mistico di Cristo, favorisce e protegge.
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