PAOLO VI
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 3 febbraio 1965
Il mistero di Cristo Dio e uomo
Diletti Figli e Figlie!
Risuonano al Nostro spirito le parole del Vangelo, che ieri, nella festa della Presentazione al tempio del fanciullo Gesù e della Purificazione di Maria Santissima, la liturgia offriva alla Nostra meditazione, e che proclama Gesù il Messia del Signore «Christum Domini», la salvezza di tutti i popoli «salutare . . . omnium populorum», luce per illuminare le nazioni «lumen ad revelationem gentium» (Luc. 2, 30-32). Parole che la consueta ripetizione nella preghiera spoglia della straordinaria efficacia, ch’esse dovrebbero avere per i nostri animi per ricordarci molte cose di cui non ci dovremmo mai dimenticare; e cioè: Gesù è al vertice delle aspirazioni umane, è il termine delle nostre speranze e delle nostre preghiere, è il punto focale dei desideri della storia e della civiltà, è cioè il Messia, il centro dell’umanità, Colui che dà un senso agli avvenimenti umani, Colui che dà un valore alle azioni umane, Colui che forma la gioia e la pienezza dei desideri di tutti i cuori, il vero uomo, il tipo di perfezione, di bellezza, di santità, posto da Dio per impersonare il vero modello, il vero concetto di uomo, il fratello di tutti, l’amico insostituibile, l’unico degno d’ogni fiducia e d’ogni amore: è il Cristo-uomo. E nello stesso tempo Gesù è alla sorgente d’ogni nostra vera fortuna, è la luce per cui la stanza del mondo prende proporzioni, forma; bellezza ed ombra; è la parola che tutto definisce, tutto spiega, tutto classifica, tutto redime; è il principio della nostra vita spirituale e morale; dice che cosa si deve fare e dà la forza, la grazia, per farlo; riverbera la sua immagine, anzi la sua presenza in ogni anima che si fa specchio per accogliere il suo raggio di verità e di vita, che cioè crede in Lui e accoglie il suo contatto sacramentale; è il Cristo-Dio, il Maestro, il Salvatore, la Vita.
A meditare ancora un poi possiamo scorgere l’universalità di Cristo nelle parole citate del Vangelo, cioè Gesù è per tutti; per ogni singola anima, per ciascuno di noi; e per ogni singolo popolo: ogni stirpe, ogni nazione, ogni civiltà lo può raggiungere, lo può avere; anzi lo deve raggiungere, lo deve avere; Gesu è per tutti. E a spingere in questa visione l’occhio più a fondo arriviamo alla dottrina di San Paolo, ch’è poi la teologia della Chiesa: Cristo è necessario, senza di Lui non si può fare, senza di Lui non si può vivere; e inoltre: Cristo è sufficiente, basta Lui alla nostra guida suprema, alla nostra sapienza ultima, alla nostra salvezza eterna. Cristo è la vera e sola religione, Cristo è la sicura rivelazione di Dio, Cristo è il solo ponte fra noi e l’oceano di vita ch’è la Divinità, la Trinità santissima, per cui, volere o no, siamo stati creati e a cui siamo destinati.
Cioè: la meditazione su Gesù, il Bambino di Betlem, l’operaio di Nazareth, il Maestro di Palestina, il Crocifisso del Calvario, il Risorto di Pasqua, si apre davanti come uno sconfinato panorama di verità vitali e stupende. Si apre. Attenti, Figli carissimi. Si apre; come si apre? da sé? Il racconto evangelico, a cui ci riferiamo, non ce lo dice. Anzi ci lascia capire che nessuno, salvo il vecchio, umile profeta, che dà l’annuncio della apparizione di Cristo nel Tempio di Dio, s’era accorto di Lui. È questo un aspetto del Vangelo estremamente interessante e misterioso: Gesù si rivela e si nasconde allo stesso tempo: coloro che lo vedono, non vedono chi Lui è; ricordate: «videntes non vident» (Matth. 13, 13); ci si dovrà pensare, tremando e pregando. Ma ciò che a Noi preme osservare in questo momento è il fatto che due fattori, secondo il Vangelo, entrano in gioco per fare dell’apparizione fisica di Gesù una rivelazione del suo carattere messianico e divino; uno, lo Spirito Santo, fattore invisibile, ma primo e superiore agente, il quale ispira al buon Simeone la scoperta del Salvatore presente; e l’altro, Simeone stesso, che si fa profeta, si fa voce, si fa maestro, che parla per annunciare la realtà della rivelazione presente e nascosta.
L’apertura della verità religiosa alle nostre anime esige questi due coefficienti: lo Spirito Santo, la grazia di Dio, cioè, senza la quale non possiamo giungere alla fede e alla salvezza; e il magistero, la voce esterna, di chi è incaricato di parlare in nome di Dio, dell’apostolo, della Chiesa maestra, noi diciamo, sicuri di continuare e di realizzare il disegno evangelico, l’economia della rivelazione. Fides ex auditu, la fede nasce dall’ascoltare (Rom. 10, 17).
Ebbene: voi, venendo oggi dal Papa, abbiate, una volta di più, questa letizia e questa certezza, che dalle sue labbra, povere labbra di uomo mortale ed ignaro, si ripete la grande profezia che ammaestra, illumina e salva il mondo, la profezia di Simeone e di Pietro: Gesù è il Cristo, è il Salvatore atteso e venuto, è il Figlio del Dio vivente.
Ascoltate, pensate, credete e gioite! Figli carissimi, con la Nostra Benedizione Apostolica.
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