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PAOLO VI

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 28 aprile 1965

 

Le vivide testimonianze della Resurrezione di Cristo

Diletti Figli e Figlie!

Con quale saluto possiamo Noi accogliere la vostra visita, se non con quello pasquale? Sapete? «Il Signore è veramente risorto!» (Luc. 24, 24). Ci suggerisce l’opportunità di rivolgere il pensiero a questo avvenimento decisivo e sublime il fatto che la festa della Risurrezione di Cristo, celebrata nella scorsa settimana, dura tuttora. È proprio della liturgia pasquale estendersi per diverse settimane, fino a Pentecoste; ed è proprio nell’intenzione del mistero pasquale significare l’immortalità, la vita che non passa. Dice bene S. Agostino: «Questo giorno è per noi come un grande segno sacro della felicità eterna. Infatti non passerà, come passa questo giorno, la vita che questo giorno intende significare» (Serm. 259; P.L. 38, 1196). E crediamo di non sbagliare pensando che il pellegrinaggio, il quale vi conduce a Roma e all’incontro col Papa, ha per occasione fortunata la Pasqua.

Ecco perché vi salutiamo così: «È risorto davvero il Signore»!

E ricordate le parole che, nel Vangelo di San Luca, seguono a tale straordinario annuncio? Queste: «Ed è apparso a Simone», a Pietro. «Surrexit Dominm vere, et apparuit Simoni». Quale desiderio avremmo Noi, e voi tutti certamente di sapere qualche cosa di più di quella prima e speciale apparizione di Gesù risorto a Pietro, ancora tutto sconvolto per la sua negazione e tutto atterrito per l’infame e crudele morte del suo Maestro, apparizione avvenuta nel giorno stesso della risurrezione di Lui! Ma anche se non abbiamo il racconto del meraviglioso e consolantissimo incontro di Gesù redivivo con Pietro in quel giorno beato, possiamo ben pensare che l’incontro stesso fosse molto importante, se i discepoli raccolti nel Cenacolo ne danno notizia, la sera stessa, ai due trafelati ed esterrefatti condiscepoli reduci da Emmaus, e se San Paolo vi fa cenno, elencando, nella prima lettera ai Corinti, i testimoni oculari della Risurrezione di Cristo, quando mette a capo della lista Cefa; cioè Pietro: «Visus est Cephae», apparve a Cefa, a Pietro (1 Cor. 15, 5).

Questo pare costituire per Noi, umile e indegno, ma vero Successore di quello stesso Pietro, un obbligo particolare di farci con voi, quest’oggi, testimoni della Risurrezione del Signore nostro, Gesù il Cristo, come il medesimo Principe degli Apostoli si fece nel suo discorso di Pentecoste al popolo cosmopolita allora presente a Gerusalemme, sotto l’impulso dello Spirito Santo: «Questo Gesù Dio lo risuscitò, e noi tutti ne siamo testimoni» (Act. 2, 32).

Non vi stupisca perciò, Figli carissimi, se qui oggi risuona dalle Nostre labbra la medesima solenne testimonianza: sì, Cristo è veramente risorto! Vorremmo che l’eco di queste parole si ripetesse nell’interno dei vostri spiriti, a ricordo di questa udienza, in modo che ciascuno di voi possa dire a se stesso e possa narrare agli altri ritornando alle vostre case: sono stato a Roma, ed ho ascoltato la voce del Papa, che diceva: Cristo è veramente risorto!

Perché tanto insistiamo su questo singolarissimo annuncio? Oh, per tante ragioni! Insistiamo perché esso è alla base della nostra fede, e cioè del cristianesimo e di quanto dal cristianesimo è derivato di nuovo, di buono, di santo, di vitale. Insistiamo, perché questo è l’ufficio Nostro principale, il dovere che Gesù stesso ha legato alla Nostra elezione, quando ingiunse a Pietro, all’ultima cena: «Tu conferma i tuoi fratelli» (Luc. 22, 32). E perché pensiamo che la fede in questa ineffabile realtà, la Risurrezione del Signore, è il centro di convergenza di tutta la Chiesa, di tutti i credenti, anche di coloro con cui ancora non è perfetta la comunione. Vi farà piacere conoscere che per la Pasqua, come Noi abbiamo mandato messaggi di pace e di augurio ai venerabili Capi delle Chiese Orientali tuttora da Noi separati, così abbiamo ricevuto, con Nostro immenso gaudio e speranza, lettere recanti piissimi voti pasquali di quei Capi medesimi, la cui voce, rompendo un secolare silenzio, ripeteva con la Nostra e con quella dei degnissimi Patriarchi dell’Oriente cattolico, il messaggio della nuova vita: è risorto il Signore!

Ed insistiamo pertanto anche con voi qui presenti e con quanti vorranno ascoltare tale Nostro messaggio, affinché si confermi nei vostri cuori, con inequivocabile e beata certezza, la fede; la fede in Cristo risorto. Siate forti, figli carissimi, siate fieri, siate gelosi di questa fede. Oggi, quando certe confuse voci sembrano oscurare e vanificare la genuina credenza del popolo cristiano nel patrimonio di dottrina della santa Chiesa, e scuotere la filiale e ferma adesione al suo magistero, sappiate conservare l’integrità semplice e univoca della vostra fede, che da Cristo, di secolo in secolo, mediante la testimonianza apostolica, vi è fino ad oggi testimoniata. E date alla fede la funzione che le spetta, d’essere ispiratrice della vita, che appunto si chiama cristiana, quando attinge dalla fede i suoi sommi principii di pensiero e di azione, secondo la celebre sentenza di San Paolo: «Iustus ex fide vivit» (Gal. 3, 11), l’uomo giusto vive traendo dalla fede la sua luce superiore e la sua energia spirituale.

Ed ecco allora, col Nostro annuncio pasquale, il Nostro augurio: che sappiate vivere della vostra fede, per la vostra santificazione, per la vostra letizia e per la vostra pace, con la Nostra paterna Benedizione.


Capitolo Generale dei «Fratelli di San Gabriele»

Chers Frères de l’Instruction chrétienne de Saint-Gabriel,

Nous sommes heureux de vous accueillir au terme du Chapitre général que vous venez de tenir à Rome, et au cours duquel vous avez largement renouvelé votre Curie généralice.

Nous saluons d’abord votre nouveau Supérieur Général, le Très Révérend Frère Louis-Bertrand Landry, et lui offrons Nos vœux fervents pour que Dieu l’assiste dans sa lourde tâche, Nous sommes bien sûr qu’avec l’aide de son Conseil, et en union profonde de pensée et d’action avec ses prédécesseurs, il aura à cœur de poursuivre l’œuvre si importante de l’Institut de l’Instruction chrétienne de Saint-Gabriel à travers le monde. Instruire des enfants et des jeunes gens: voilà votre tâche première, et fondamentale; mais aussi former des hommes et des chrétiens, des citoyens ayant le souci du bien commun, et des catholiques ardents et généreux au service de l’Eglise; tâche plus nécessaire et plus urgente que jamais à l’époque actuelle, vous en avez certes bien conscience. Et ce doit vous être un précieux encouragement - comme c’est pour Nous une joie - de voir toujours plus nombreux les Frères qui entendent y consacrer leur vie dans votre Institut.

Que le Seigneur vous bénisse, et qu’Il féconde votre apostolat, Nous le lui demandons de tout cœur, pour le plus grand bien des hommes et le meilleur service de son Eglise. Et c’est en invoquant sur votre œuvre éducatrice l’abondance des divines grâces que Nous vous donnons Notre meilleure Bénédiction Apostolique.

                                               



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