PAOLO VI
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 8 giugno 1966
La Chiesa è una comunione
Diletti Figli e Figlie!
Noi ripetiamo continuamente, dopo il Concilio specialmente, ai Nostri visitatori e ripetiamo oggi anche a voi la domanda: sapete che cosa è la Chiesa? Subito cento risposte vengono alle labbra; ma Noi chiediamo ancora: avete ben compreso il significato non solo di questa parola «Chiesa», che vuol dire assemblea, riunione, società, ma la realtà indicata da questa parola: in realtà, che cosa è la Chiesa?
Vi presentiamo questa domanda, perché Ci sembra che nessun momento e nessun luogo siano più propizi di questo momento e di questo luogo per fare sorgere negli animi di tutti i presenti tale questione; non solo, ma per dare alla questione una vera, una densa risposta. Che cosa è la Chiesa? Diciamo intanto che manca d’intuizione esatta colui che non intravede subito la difficoltà di dare alla domanda un’adeguata risposta; e la difficoltà cresce - fate attenzione! - man mano che meglio si conosce la Chiesa, perché ci si accorge che noi non siamo in grado di sapere ogni cosa a riguardo della Chiesa: nella sua profonda realtà v’è qualche cosa che sfugge alla misura della nostra comprensione; la Chiesa, perché è opera di Dio, perché è animata dall’azione dello Spirito Santo, e perché non è una società composta soltanto da uomini di questa terra? ma anche dalle anime dei fedeli defunti e dei Santi in cielo; la Chiesa è un mistero!
Sì, è un mistero. Il Concilio l’ha ripetuto. Ma allora non potremo farci mai un concetto, se non adeguato, almeno corrispondente alla realtà vera, essenziale della Chiesa? Sì, che potremo, anzi dovremo. Sappiamo che la Chiesa è chiamata con diversi nomi - abbiamo già ricordato alcuni di questi -; e qual è quello ch’è più usato, e che più si avvicina alla verità? Voi certamente già lo conoscete, anche perché se ne è tanto parlato in questi anni, dopo che Papa Pio XII, nel 1943, pubblicò una grande Enciclica, ch’è come un trattato sulla Chiesa, e fu intitolata l’Enciclica sul Corpo mistico. La Chiesa è il Corpo mistico di Cristo. È San Paolo che ha dato questa definizione, e ne ha fatto più d’una volta uso nelle sue lettere: il Corpo di Cristo, egli scrive, «quod est ecclesia», che è la Chiesa (Col. 1, 24). Cristo, egli diceva, «est caput corporis ecclesiae», è il Capo del Corpo della Chiesa (ib. 18); e aggiungeva: «Multi unum corpus sumus in Christo», noi, che siamo una moltitudine, formiamo un solo corpo in Cristo (Rom. 12, 5). Eccetera. Non Ci fermeremo a commentare questa celebre e feconda espressione, se non per fare un’altra domanda: che cosa intendeva dire San Paolo, quando paragonava la Chiesa ad un corpo, ad un essere vivente, unico, organizzato, avente Cristo come suo capo?
Esplorando un po’ questa nuova domanda si arriva ad un nuovo titolo, essenziale questo e pieno di significati, dato alla Chiesa; un titolo, che pure conosciamo, e sul quale per ora ci fermeremo: la Chiesa è una comunione (cfr. Hamer). Che cosa vuol dire in questo caso: comunione? Noi vi rimandiamo al paragrafo del catechismo, che parla della «sanctorum communionem», la comunione dei santi. Chiesa vuol dire comunione dei santi. E comunione dei santi vuol dire una duplice partecipazione vitale: la incorporazione dei cristiani nella vita di Cristo, e la circolazione della medesima carità in tutta la compagine dei fedeli, in questo mondo e nell’altro. Unione a Cristo ed in Cristo; e unione fra i cristiani, nella Chiesa (cfr. Piolanti, Il mistero della com. dei santi, p. 357 ss.).
Dottrina difficile? dottrina stupenda.
Dottrina speculativa? dottrina viva.
Sì, dottrina viva; che dovrebbe essere viva nel popolo cristiano. Forse manchiamo ancora d’una comprensione adeguata di questo insegnamento capitale della Chiesa: vi abbiamo mai fermato veramente la nostra attenzione? Noi siamo realmente viventi in Cristo (ecco perché la partecipazione al mistero eucaristico si chiama comunione); e noi siamo realmente membra d’un medesimo organismo sociale e spirituale, che chiamiamo Chiesa. E forse manchiamo ancora d’una pedagogia, d’una formazione, che ci abitui a pensare e ad agire come parti, come cellule, come figli e fratelli di questa comunione ecclesiale.
Qual è la nostra capacità di «amare il prossimo come noi stessi»? qual è la nostra attitudine alla concordia, al perdono delle offese, alla rinuncia circa le gelosie, le liti, le discriminazioni, gli egoismi di nazionalità, di lingua, di classe, di razza, d’interessi economici? qual è il genio cristiano, se non quello della concordia, dell’unione, della pace, della generosità, della carità? La Chiesa è corpo; la Chiesa è comunione!
Figli carissimi! Che la meditazione sulla Chiesa vi faccia scoprire questa sua esigenza interiore d’unità, di comunione; e vi faccia pregustare l’intima verità della parola, ben nota, del Salmo: «Quanto è bello e giocondo che fratelli abitino insieme» (Ps. 132, 1): questo vi ottenga la Nostra Benedizione Apostolica.
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