PAOLO VI
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 22 agosto 1973
Il «Decalogo» per il nostro colloquio con Dio
Quando noi ci proponiamo di promuovere un rinnovamento religioso, per forza di cose noi pensiamo ad una ripresa della preghiera, sia individuale che collettiva. Non indarno la costituzione sulla sacra Liturgia, cioè su l’orazione ufficiale della Chiesa, primeggia fra i documenti del recente Concilio. L’orazione (o preghiera) è l’atto caratteristico della religione (Cfr. S. TH. II-IIæ, 83, 3); perciò volendo imprimere alla vita religiosa una coscienza e un’espressione corrispondenti ai bisogni e alle attitudini degli uomini del nostro tempo, bisogna che li invitiamo e li educhiamo a pregare. Quale tema senza confini! Lo sappiamo; ma ci sia lecito di ridurre il nostro discorso alle più elementari osservazioni.
Con una domanda innanzi tutto: prega oggi l’uomo?
Dove la Chiesa vive, sì. La preghiera è il respiro del Corpo mistico, è la sua conversazione con Dio, è l’espressione della sua carità, è lo sforzo di arrivare al Padre, è il riconoscimento della sua provvidenza nella dinamica degli avvenimenti nel mondo, è la supplica alla sua misericordia e all’intervento del suo aiuto nella deficienza delle nostre forze, è la confessione della sua necessità e della sua gloria, è la gioia del Popolo di Dio di poter inneggiare a Lui, Dio, e al tutto che da Lui ci viene, è la scuola della vita cristiana. Cioè la preghiera è un fiore che germina sopra una duplice radice viva e profonda: il senso religioso (radice naturale), e la grazia dello Spirito (radice soprannaturale), che anima in noi la preghiera (Cfr. Rom. 8, 26; H. BREMOND, Introduction à la Philosophie de la Prière, p, 224, etc.) Anzi si può dire che la preghiera è l’espressione-vertice della Chiesa, ma ne è altresì l’alimento, il principio: è il momento classico in cui la vita divina comincia a circolare nella Chiesa; perciò ne dovremo avere massima cura e altissima stima, ben ricordando, come dice il Concilio, che «la sacra liturgia non esaurisce tutta l’azione della Chiesa; infatti è necessario che prima . . . gli uomini siano chiamati alla fede e alla conversione» (Sacrosanctum Concilium, 9).
E allora ecco un altro colossale ostacolo al rinnovamento religioso, auspicato dal passato Concilio e programmato dal prossimo Anno Santo: come far pregare oggi gli uomini?
Perché dobbiamo riconoscere che l’irreligiosità di tanta gente del nostro tempo rende ben difficile l’accensione della preghiera facile, spontanea, gaudiosa negli animi dei nostri contemporanei. Semplificando, diremo per due ordini di obiezioni; quello che contesta radicalmente la ragion d’essere d’una preghiera, quasi essa fosse priva del divino Interlocutore, a cui si rivolge, e perciò superflua, inutile, anzi nociva all’autosufficienza umana e quindi alla personalità dell’uomo moderno; e quello che trascura praticamente di misurarsi con questa esperienza, e tiene le labbra e il cuore chiusi, come chi non osa pronunciarsi in una lingua straniera ignota, e si è abituato a concepire la vita senza alcun rapporto con Dio («Style Françoise Sagan, qui disait un jour à un reporter: “Dieu! je n’y pense jamais!”» : CH. MOELLER, L’homme moderne devant le salut. p. 18).
Colossale ostacolo, dicevamo; ma non è insuperabile. Per un motivo semplicissimo: perché, volere o no, il bisogno di Dio è connaturato nel cuore umano. Il quale tante volte soffre, o si degrada in illogico scetticismo, perché ha represso dentro di sé la voce, che per mille stimoli vorrebbe esprimersi al cielo, non come a un cosmo vuoto e terribilmente misterioso, ma come all’Essere primo, assoluto, creatore, al Dio vivente (Cfr. R. GUARDINI, Dieu vivant; P. C. LANDUCCI, Il Dio in cui crediamo; SIMONE WEIL, Attente de Dieu: morta ad Ashford, proprio trent’anni fa, il 24 agosto 1943). Difatti, per quel che valgono almeno come fenomeni psico-sociali, si avvertono nella presente generazione giovanile strane espressioni di misticismo collettivo, che non è sempre mistificazione artificiale, e che pare invece sete di Dio, inconscia forse ancora della fonte vera a cui dissetarsi, ma sincera nel pronunciarsi silenziosamente qual è: sete, profonda sete.
Comunque sia, noi daremo al problema della preghiera, sia personale, e quindi graduata secondo le esigenze dell’età e dell’ambiente, sia comunitaria, e quindi proporzionata alla vita collettiva, un’attenzione particolare, proprio in ordine alla rinascita spirituale, che andiamo sperando e preparando.
Noi possiamo raccogliere empiricamente quasi un decalogo di suggerimenti a noi rivolti da tanti valenti operatori nel campo contemporaneo del regno di Dio. Eccolo, a titolo di semplice, ma non forse vana informazione.
I. Occorre dare applicazione fedele, intelligente e diligente, alla riforma liturgica, promossa dal Concilio e precisata dalle competenti autorità della Chiesa. Chi la impedisce, o la rallenta senza giudizio, perde il momento provvidenziale d’una vera reviviscenza e d’una felice diffusione della religione cattolica nel nostro tempo. Chi poi profitta della riforma per darsi ad arbitrari esperimenti, disperde energie e offende il senso ecclesiale.
È venuta l’ora d’una geniale e concorde osservanza di questa solenne lex orandi nella Chiesa di Dio: la riforma liturgica.
II. Sarà sempre opportuna una catechesi, filosofica, scritturale, teologica, pastorale, circa il culto divino, quale la Chiesa oggi professa: la preghiera non è sentimento cieco, è proiezione dell’anima illuminata dalla verità e mossa dalla carità (Cfr. S. TH. II-IIæ, 83, 1, ad 2).
III. Voci autorevoli ci raccomandano di consigliare grande cautela nel processo di riforma di tradizionali costumi popolari religiosi, badando a non spegnere il sentimento religioso, nell’atto di rivestirlo, di nuove e più autentiche espressioni spirituali: il gusto del vero, del bello, del semplice, del comunitario, e anche del tradizionale (ove merita d’essere onorato), deve presiedere alle manifestazioni esteriori del culto, cercando di conservarvi l’affezione del popolo.
IV. Grande scuola di pietà, di spiritualità, di fedeltà religiosa dev’essere la famiglia. La Chiesa ha grande fiducia nella delicata, autorevole, insostituibile azione pedagogico-religiosa dei Genitori!
V. Conserva, più che mai, la sua gravità e la sua fondamentale importanza l’osservanza del precetto festivo. La Chiesa ha concesso agevolazioni per renderla possibile. Chi ha coscienza del contenuto e della funzionalità di questo precetto, dovrebbe considerarlo non solo un dovere primario, ma altresì un diritto, un bisogno, un onore, una fortuna, al cui adempimento un credente vivo e intelligente non può, senza motivi, rinunziare.
VI. La comunità costituita afferma la prerogativa d’avere per sé la presenza di tutti i suoi fedeli, ad alcuni dei quali, se è consentita una certa autonomia nella pratica religiosa in gruppi distinti, omogenei, non deve mancare la comprensione del genio ecclesiale, ch’è quello di essere popolo, con un Cuor solo e un’anima sola, d’essere cioè, anche socialmente, unità, d’essere Chiesa.
VII. Lo svolgimento delle celebrazioni del culto divino, della santa Messa specialmente, è sempre atto molto serio. Esso dev’essere perciò preparato e compiuto con molta cura, sotto ogni aspetto, anche esteriore (gravità, dignità, orario, durata, svolgimento, ecc.; la parola vi sia sempre semplice e sacra). I ministri del culto hanno in questo campo grande responsabilità, nell’esecuzione e nell’esemplarità.
VIII. L’assistenza dei fedeli deve parimente collaborare al degno compimento del culto sacro: puntualità, compostezza, silenzio, e, principalmente, partecipazione; è questo il punto principale della riforma liturgica: tutto è stato detto, ma quanto ancora da fare!
IX. La preghiera abbia i suoi due momenti in pienezza, personale e collettiva; com’è detto nelle norme liturgiche.
X. Il canto! quale problema! Coraggio. Non è insolubile. Sorge una nuova epoca per la Musica Sacra. Da molti è domandato che sia conservato per tutti i Paesi il canto latino e gregoriano del Gloria, del Credo, del Sanctus, dell’Agnus Dei: Dio voglia che così sia. Si potrà ristudiare come.
Quante cose! Ma quanto belle, quanto semplici in fondo! E quanta forza avrebbe, se osservate, la loro nuova infusione spirituale nelle comunità dei nostri fedeli per riportare nella Chiesa e nel mondo il desiderato rinnovamento religioso!
Pellegrinaggio di Caltagirone
Abbiamo il piacere di salutare il numeroso gruppo di fedeli della Diocesi di Caltagirone, i quali, guidati dal loro Vescovo, Monsignore Carmelo Canzonieri, hanno voluto renderci omaggio nella sosta del loro pellegrinaggio a Lourdes.
Nell’esprimervi, carissimi figli, sincera riconoscenza per questa visita, desideriamo significarvi la gioia che ci procurate con la vostra testimonianza di devozione alla Madonna.
Di qui la nostra esortazione: che la Vergine Santa sia per voi il continuo punto di riferimento a Cristo, suo divin Figlio; sia, con la sua generosa disponibilità al volere del Padre celeste, l’esempio costante per accogliere con serenità, nella prospera e nell’avversa sorte, le disposizioni della Provvidenza; v’insegni con la sua umiltà ad esser docili agli insegnamenti della Chiesa e dei suoi legittimi rappresentanti per una sempre più fruttuosa vostra partecipazione al Corpo mistico di Cristo.
Accompagniamo questi nostri voti con la Benedizione Apostolica, che di cuore impartiamo a voi, alle vostre famiglie e a tutte le persone care.
I partecipanti ai corsi estivi dell’Università del Sacro Cuore
Come ogni anno, rivolgiamo un particolare saluto ai partecipanti ai Corsi estivi internazionali di lingua e cultura italiana per stranieri, organizzati dall’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il numero degli alunni, provenienti da tutti i Paesi del mondo, e il ripetersi ormai regolare della iniziativa ci dicono che essa risponde ad un’esigenza sentita di un approfondimento culturale, che essa è ben organizzata e ben collaudata. Lode dunque alla sempre diletta Università Cattolica, ai suoi dirigenti, e ai docenti dei Corsi; e lode a voi, carissimi giovani, che sapete impiegare così utilmente il vostro tempo da dedicarvi allo studio della lingua e della civiltà italiana anche in questi mesi estivi, forse dopo un intenso anno di altri studi. Siamo certi che, con la vostra sensibilità, saprete scoprire i valori altamente spirituali e umani della Nazione, in cui soggiornate, e vederne soprattutto le tracce nella storia religiosa e civile, nell’impronta sacra, nella magnificenza artistica di Roma. E facciam voti che questa scoperta, o riscoperta, che voi fate a contatto con giovani di altri Paesi e di diverse culture, contribuisca a maturare sempre più la vostra formazione umana, e lasci tracce profonde nel vostro spirito e nel vostro cuore.
Dio vi benedica!
L’«Opera a servizio della Divina Misericordia»
Rivolgiamo ora un cordiale saluto ai numerosi rappresentanti dei vari Istituti religiosi e secolari dell’Opera a servizio della Divina Misericordia, i quali si sono preparati a questo incontro con alcune giornate di preghiera e di studio.
Sappiamo che quest’anno ricorre il trentesimo anniversario di fondazione di questa pluriforme Famiglia, che al presente svolge la sua attività in Italia, in Francia, in Germania, negli Stati Uniti, nel Messico ed in Venezuela.
A voi tutti, Figli carissimi, il nostro sincero grazie per il bene che svolgete in seno alla Chiesa, con l’augurio che l’alto ideale del Sacerdozio, da voi avvalorato e vissuto in modo particolare, possa brillare di luce ognor più sfolgorante e risvegliare nel cuore di tanti giovani generosi la volontà di seguire più da vicino Cristo Sacerdote e Vittima.
Guidi il Signore benevolmente il vostro apostolato, e confermi i vostri propositi la nostra Benedizione, che di gran cuore impartiamo al Rev, Labellarte, qui presente, a voi e a tutti i membri della vostra giovane Famiglia.
Pellegrini dell’arcidiocesi di Zagabria
Dobbiamo ora il nostro particolare, affettuoso benvenuto ai centoventi pellegrini dell’arcidiocesi di Zagreb, in Jugoslavia, venuti in Italia col loro zelante Pastore, Monsignore Francesco Kuharic, in occasione del 650° anniversario della morte del Beato Agostino Kazotic, che fu Arcivescovo della loro città e poi Vescovo di Lucera. Essi infatti sono di ritorno da quella città del Beneventano, ove riposano le spoglie mortali del Beato, il quale è anche gloria dell’ordine Domenicano, e sono venuti a portare a noi l’espressione della loro fede.
Carissimi sacerdoti e laici! L’attaccamento che dimostrate al vostro Beato, la vostra fedeltà ai suoi esempi ed insegnamenti, la venerazione che vi ha spinti a seguirne le tracce nel vostro viaggio in Italia, sono davvero esemplari: e di tanto vi lodiamo pubblicamente. E bene fate a ricordare quella lontana figura di campione della vita cattolica! Infatti, il Beato Agostino è tuttora attuale per lo zelo appassionato di predicatore e di Vescovo, per le sofferenze sopportate nel servire e nel difendere la libertà della Chiesa, per il suo singolare amore al Papa e alla Sede di Pietro, per la sua devozione mariana, per cui volle che la sua sede vescovile di Lucera diventasse «la città di Maria».
Vi ringraziamo per aver richiamato, con la vostra presenza, il ricordo di un Beato che merita certo di essere più conosciuto. Vi assista egli con la sua intercessione, vi incoraggi nei vostri propositi di fedeltà cristiana, vi rafforzi nel vostro impegno quotidiano di adesione al Vangelo. Noi Io preghiamo con voi; e nell’invocare ogni dono celeste per la fioritura spirituale e per la prosperità civile della vostra arcidiocesi, di cuore impartiamo a voi, e a tutti i suoi membri, la particolare Apostolica Benedizione.
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