MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PAOLO VI
PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 1967
Fratelli e Figli tutti del mondo intero!
Ritorna anche quest’anno la Giornata missionaria mondiale; è indetta per domenica 22 ottobre. Vogliamo che la Nostra voce sia la più forte ad annunciarla, perché il Nostro ministero apostolico Ci obbliga più di tutti alla evangelizzazione del mondo; di questa appunto tratta la Giornata missionaria.
GENEROSE INIZIATIVE «CON GRANDE COSCIENZA E CON GRANDE FERVORE»
La annunciamo a Voi per i primi, Fratelli Nostri nell’ufficio episcopale; ai quali sopra tutti e per divino mandato incombe con Noi il dovere, non mai esaurito, di diffondere nel mondo il messaggio cristiano della salvezza. A Voi, Sacerdoti, a Voi, Religiosi e Religiose, a Voi, Fedeli tutti della Chiesa di Dio, ai quali parimente è intimato l’obbligo e offerto l’onore, in virtù della vostra appartenenza come membra vive al Corpo mistico di Cristo, di cooperare positivamente e personalmente alla diffusione del Regno di Dio sulla terra. Ed a Voi, Missionari e Missionarie, la annunciamo, perché è per Voi questa Giornata, per Voi, operai qualificati del Vangelo, votati alla sua prima espansione fra le Genti non ancora cristiane, che avete bisogno di sentire dietro di voi la solidarietà di tutta la Chiesa, per la cui dilatazione sulla terra date in avanguardia, predicando, lavorando e soffrendo con Cristo, la vita.
Desideriamo che la Giornata missionaria sia celebrata dappertutto: in tutte le Diocesi, in tutte le Parrocchie, in tutte le Famiglie religiose, in tutte le Associazioni cattoliche, ed anche in tutte le nascenti comunità cristiane dei territori di Missione. E vorremmo che fosse celebrata, con grande coscienza e con grande fervore.
Che cosa siano le Missioni, che cosa esse richiedano da noi, c: perché, è ormai noto. L’idea missionaria è penetrata nel Popolo cristiano; la sorte delle Missioni è ormai un fatto di universale interesse; e la dottrina teologica e pratica sulle Missioni è stata tosi ampiamente e autorevolmente illustrata dal Decreto del Concilio Ecumenico Vaticano Secondo circa l’attività missionaria della Chiesa, che tutti oggi conoscono la natura e l’importanza della questione missionaria; ma appunto per questo aspetto primario ed universale della questione stessa non è mai vano soffermarvi il pensiero; anzi non è mai consentito distoglierlo da essa. Per ciò ogni anno celebriamo questa Giornata.
Bastino per quest’anno due considerazioni, una sulla convinzione della necessità dell’apostolato missionario; l’altra sulla generosità, da cui dev’essere alimentata l’attività missionaria.
IL DISEGNO DI DIO SULLE SORTI DELL’UMANITÀ
Diremo dunque per primo che l’apostolato missionario deriva da una grande carica ideale; esso non è che la manifestazione d’una idea-forza, di uno cioè di quei pensieri che costituiscono l’essenza, il principio, l’intrinseca esigenza della concezione cristiana della vita, della storia e del mondo; e questa idea-forza è la scoperta del disegno di Dio sulle sorti dell’umanità. Si veda, rileggendo il Decreto conciliare menzionato sull’attività missionaria, quante volte vi ricorre questo concetto fondamentale del disegno di Dio. L’idea missionaria interpreta l’idea di Dio. È un’idea divina perciò, un’idea misteriosa ed immensa, un’idea stupenda ed amorosa, un’idea necessaria ed urgente. È un’idea di fede per la fede. «La ragione di quest’attività missionaria discende dalla volontà di Dio», dice il Concilio (Ad gentes, n. 7), il Quale «vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità. Vi è infatti un solo Dio, ed un solo mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Gesù Cristo, che ha dato Se stesso in riscatto per tutti, e non esiste in nessun altro salvezza. È dunque necessario che tutti si convertano a Lui, dopo averlo conosciuto mediante la predicazione della Chiesa, ed a Lui ed alla Chiesa, suo Corpo, siano incorporati per mezzo del battesimo».
Una catena di necessità (di diversa natura, ma concorrenti allo stesso fine) sostiene l’attività missionaria. Dio, l’Essere, la Vita, è necessario. Cristo, il Salvatore, è necessario. La Chiesa, arca di salvezza, è necessaria. Il battesimo, sacramento della rinascita, è necessario. La fede, per accedere al sacramento ed a Cristo, è necessaria. Per arrivare alla fede il missionario è necessario.
E questa serie di necessità governa i destini degli uomini. Essa traccia il pensiero divino sulla loro salvezza. Non restringe l’ampiezza della divina misericordia, che può in tanti modi diversi e misteriosi diffondersi ed arrivare, ben oltre il piano storico e costituito del cristianesimo, a salvare coloro che «risiedono nell’ombra di morte», ch’è fuori la luce del Vangelo. Non restringe il cuore di Dio, ma determina per noi la sua volontà: «Senza la fede è impossibile piacere a Dio» (Hebr. 11, 6). Perciò è diritto-dovere della Chiesa, per quanta fede essa ha in Cristo, per quanto amore gli porta, di diffondere il Vangelo della salvezza, «sicché l’attività missionaria conserva in pieno, oggi come sempre, la sua validità e la sua necessità» (Ad gentes, ibid.).
Questo è bene ricordare per avvalorare in noi la persuasione circa l’eccellenza e circa l’urgenza dell’attività missionaria. Non dobbiamo pensare che ormai l’idea missionaria abbia perduto qualche cosa della sua importanza per le varie e nuove difficoltà ch’essa incontra. Non è ormai esaurito il compito vero e proprio delle Missioni, quando oramai è arrivato ai confini della terra l’annunzio del Vangelo? E non è oggi più di ieri difficile svolgere una predicazione religiosa in nazioni che non sono più primitive, e che, prendendo coscienza di sé, sono gelose della cultura loro propria? Non è poi forse da ritenere che Iddio abbia a salvare anche coloro che in buona fede professano un culto religioso diverso da quello cattolico? Il dialogo, infine, che oggi la Chiesa vuole stabilire con tutte le forme di civiltà, non frena il suo proselitismo e non la obbliga al rispetto della libertà religiosa altrui?
LA FEDE IN CRISTO: UNICO E NECESSARIO PIANO DELLA SALVEZZA
Sono difficoltà vere e forti. Ma esse non possono e non devono svigorire l’ardore missionario, perché il piano della salvezza concepito da Dio è sempre quello, unico e necessario, della fede in Cristo; e perché la grande maggioranza dell’umanità è tuttora priva dell’annunzio rigeneratore e salvatore del Vangelo. Queste difficoltà devono piuttosto stimolare che non infiacchire lo zelo missionario. Si dovranno studiare soluzioni appropriate a tali problemi; si dovranno modificare metodi e forme per un’evangelizzazione moderna; si dovrà intensificare lo sforzo missionario là dove esso trova ancora oggi vie aperte, né rinunciare a superare gli ostacoli là dove le vie sono ostruite. Ma continuare bisogna.
Diciamo dunque, in secondo luogo, che oggi l’attività missionaria reclama nuova generosità. Le Missioni vivono della generosità della Chiesa; sono anzi espressione del potenziale di generosità, di cui ella dispone. Generosità: vogliamo dire carità. È piaciuto alla sapienza e alla bontà di Dio di salvare gli uomini in Cristo, solo nostro Redentore, ma non senza un ministero di uomini. L’amore di Dio, per arrivare a tutti, ha bisogno dell’amore di uomini che si consacrano alla salute dei fratelli. È questo il disegno del cristianesimo; esso trova nell’apostolato gerarchico la sua specifica manifestazione, e nell’apostolato missionario, che da quello deriva, la sua tipica esplicazione. Lo Spirito Santo, Carità del Padre e del Figlio, soffia in questo sistema di salvezza; suscita apostoli, infonde ispirazioni, genera eroi, innamora del sacrificio, irrobustisce chi alla sua vocazione si affida, ripaga d’intima consolazione quanti sui sentieri missionari si sentono deboli, si sentono soli, si sentono incompresi, si sentono odiati. Così è la, genesi della Chiesa, così è la sua storia. Così ancor oggi, ed oggi più che mai, la Chiesa vuol vivere: dell’urgenza della carità. «Caritas enim Christi urget nos» (2 Cor. 5, 14).
«PER LE MISSIONI VI STENDIAMO LA MANO»
Perciò, Fratelli e Figli di questa nostra affaticata e dilettissima Chiesa cattolica, noi dobbiamo celebrare la Giornata missionaria pensando a questo preciso carattere e a questa interiore esigenza del fatto missionario: esso si svolge sulla traiettoria della carità di Cristo, la prolunga, la diffonde; esso è dono, dono grande, dono gratuito, dono folle (come quello del Crocifisso); esso è sacrificio; esso è come dicevamo, generosità. Alle Missioni bisogna pensare così. Non restiamo indifferenti, non inerti, non estranei, non egoisti; ma siamo generosi. La generosità ha due modi di esplicarsi: essa fa oblazione di sé: ecco le vocazioni missionarie; essa fa oblazione delle proprie ricchezze: ecco la raccolta delle offerte per la causa missionaria: «Ognuno dia come ha destinato nel suo cuore, non di malavoglia, né per forza, poiché Iddio ama chi dà lietamente» (2 Cor. 9, 7). E ricordando queste parole dell’Apostolo Paolo, l’Apostolo missionario per eccellenza, non vi stupite se anche Noi, per le Missioni, vi stendiamo la mano. Vi potremmo fare un lungo discorso sui bisogni delle Missioni, sulle necessità specialmente delle nostre Opere Missionarie Pontificie, alle quali incombe la «cura di tutte le Chiese» (2 Cor. 11, 28) in fase di evangelizzazione. Ma voi conoscete questi bisogni; come Noi conosciamo il vostro cuore.
E con questa certezza del vostro amore a Cristo, alla Chiesa, alle Missioni, invocando su di voi ogni bene, auspice Maria SS.ma, Regina degli Apostoli, con fraterno e paterno animo tutti vi benediciamo.
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