MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PAOLO VI
PER LA VI GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA
PER LE VOCAZIONI
Solennità di San Giuseppe
Mercoledì, 19 marzo 1969
La celebrazione della sesta Giornata mondiale di preghiere per le vocazioni, il prossimo 20 aprile, seconda domenica dopo la Pasqua, mette sulle Nostre labbra e nel Nostro cuore un trepido, implorante, fiducioso invito a tutta la Chiesa, perché voglia unirsi, con Noi, in un più intenso vincolo di carità per implorare dalla bontà del Signore i sacerdoti, numerosi e santi, che le necessità del suo Corpo Mistico oggi richiedono.
UN PROBLEMA DELL'INTERA COMUNITÀ CRISTIANA
È un invito che, come ogni anno, sentiamo di rivolgere per un imperioso dovere del Nostro ministero, e che particolari circostanze rendono più pressante. Di fatto, il tempo pasquale, che presenta, con maggior vivezza, il lieto annuncio della morte redentrice e della gloriosa Risurrezione di Cristo Signore, illumina dei suoi riflessi la figura, l’opera, la missione di coloro, che la più alta vocazione data all’uomo chiama a rinnovare quaggiù quel Sacrificio Redentore, e ad essere nel mondo i testimoni del Divino Risorto, i banditori del messaggio della salvezza. Inoltre, la figura, mite ed eroica, del Buon Pastore, che la Liturgia romana presenta con suggestiva ricchezza di significati nella domenica scelta per la celebrazione della «Giornata», dà a questa un preciso punto di riferimento e per la riflessione dei sacerdoti, e per la generosità dei chiamati, e per la preghiera dell’intera comunità dei fedeli. L'ampio orizzonte, infine, delle opere apostoliche, che su tutti i fronti del mondo odierno sono impegnate a rinnovare la presenza e l’azione del Cristo e spesso languono, contro forza, per mancanza di energie più valide e più proporzionate alle crescenti necessità delle anime, fa a tutti comprendere l’urgenza, diremmo la drammaticità del problema delle vocazioni.
Gravissimo problema, fra tutti. Perché è un problema di uomini, che nel sacerdozio si dedichino anima e corpo «principalmente e propriamente al sacro ministero» (Cost. Lumen gentium, n. 31), consacrati «per predicare il Vangelo, pascere i fedeli e celebrare il culto divino, quali veri sacerdoti del Nuovo Testamento, partecipi, nel loro grado di ministero, dell’ufficio dell’Unico Mediatore, Cristo» (cfr. ibid., n. 28); e se il Concilio Ecumenico Vaticano II ha chiaramente affidato la consacrazione del mondo alla maturata consapevolezza del laicato cattolico (cfr. ibid., n. 34), ne ha nondimeno riconfermato la guida ai Vescovi e ai sacerdoti, loro collaboratori, perché solo essi «devono . . . predicare il messaggio di Cristo in modo che tutte le attività terrene dei fedeli siano pervase dalla luce del Vangelo» (Cost. Gaudium et spes, n. 43). È un problema di anime aperte, che nella vita religiosa «diano la splendida e singolare testimonianza, che il mondo non può essere trasfigurato e offerto a Dio senza lo spirito delle beatitudini» (Cost. Lumen Gentium, n. 31). È un problema di giovani, che sappiano affrancarsi dal conformismo alla vacuità edonistica come all’opposizione irriflessa e sterile, per offrirsi a Cristo Gesù con l’ineguagliabile forza della loro intatta freschezza spirituale, per diventare suoi ministri e dispensatori dei misteri di Dio (cfr. 1 Cor. 4, 1), «veri pastori di anime, sull’esempio di Nostro Signore Gesù Cristo, Maestro Sacerdote e Pastore» (Decr. Optatam totius, n. 4). È un problema dell’intera comunità cristiana, che, viva e operante nelle parrocchie e nelle varie istituzioni, è tenuta ad assolvere il dovere di dare incremento alle vocazioni sacerdotali, anzitutto con una vita pienamente fedele al Vangelo (cfr. ibid., n. 2), talché «a tutto il Popolo cristiano va insegnato che è suo dovere di collaborare in vari modi, con la preghiera insistente e anche con gli altri mezzi a disposizione, a far sì che la Chiesa disponga sempre di sacerdoti di cui ha bisogno per compiere la propria missione divina» (Decr. Presbyterorum ordinis, n. 11). È problema di tutta la società, entro cui cresce e si forma la gioventù (cfr. Cost. Gaudium et spes, n. 25); ma è anche, e principalmente, problema di famiglie veramente cristiane, «le quali, se animate da spirito di fede, di carità e di pietà, costituiscono come il primo seminario» (Decr. Optatam totius, n. 2), entro il cui terreno, come insegna la grande tradizione familiare che ha dato alla Chiesa tanti santi, germogliano i virgulti delle genuine vocazioni maschili e femminili, se ne difende il primo sbocciare, come se ne porta a maturazione lo splendido frutto, che, centuplicato dalla grazia di stato, si riverserà a beneficio di tutto il Popolo di Dio.
Per questo, Noi Ci rivolgiamo ancora una volta a tutta la grande famiglia cattolica per ripetere il Nostro invito, che è ispirato dalla preghiera stessa di Gesù al Padre, e vuol ripetere la sua voce, far sentire il suo assillo: «Io per essi prego: . . . consacrali nella Verità; la tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, così anch’io li ho mandati nel mondo e per essi io consacro me stesso . . . Né prego per questi soltanto, ma anche per coloro che crederanno in me per mezzo della loro parola, affinché tutti siano una cosa sola, come tu, Padre, sei in me e io in te, affinché anch’essi siano una cosa sola in noi, e il mondo creda che tu mi hai mandato» (Io. 17, 9, 17-21).
I SEMINARI, SCUOLE DI SANTITÀ E DI DOTTRINA
La Nostra voce, pur tanto impari e indegna, vuol farsi eco fedele di queste parole: non sentite l’ansia che le fa vibrare, non suscitano esse in voi tutti, venerabili Fratelli e diletti Figli, un fremito di generosità, un fervoroso esame di coscienza, un proposito santo, un programma vasto e ardito?
Ci rivolgiamo a voi, Vescovi e Fratelli nella Chiesa di Dio, che «posti dallo Spirito Santo a reggere la Chiesa di Dio» (Act. 20, 28), più di ogni altro sentite la Nostra universale sollecitudine, affinché consideriate le vocazioni sacerdotali e religiose come la pupilla dei vostri occhi e ad esse dedichiate le premure costanti delle vostre attività; la piena misura della vita cristiana delle comunità, a voi affidate, sta nel numero e nella qualità di coloro che a Dio irrevocabilmente si consacrano. Curate dunque con trepida vigilanza i vostri seminari, affinché siano templi di preghiera, scuole di santità e di dottrina, palestre di anime forti, non mutevoli ad ogni vento che spiri, ma pronte e desiderose di impegnarsi per la santa causa; seguite la chiamata di Dio nei cuori degli adolescenti, ma date attentissimo impulso anche alla cura delle vocazioni, che lo Spirito Santo suscita oggi più che mai, nella gioventù già adulta, che studia e che lavora.
Ci rivolgiamo a voi, sacerdoti, primi e insostituibili collaboratori dei Vescovi in questa grande missione, affinché, «col ministero della parola e con la propria testimonianza di una vita, in cui si rifletta chiaramente lo spirito di servizio e la vera gioia pasquale», facciate comprendere ai fedeli l’eccellenza e la necessità del sacerdozio, aiutando - «senza badare a fatiche o a difficoltà» - quanti consideriate «veramente idonei a un così elevato ministero, siano essi giovani o adulti» (Decr. Presbyterorum ordinis, n. 11).
COLTIVARE, DIRIGERE LE ANIME GENEROSE
Ci rivolgiamo alla magnifica schiera di educatori cattolici, ai maestri e agli insegnanti di ogni ordine, affinché sappiano coltivare, con discrezione amorevole e sollecita del bene futuro della Chiesa, i germi che sbocceranno nelle anime degli alunni più generosi e sensibili.
Ci rivolgiamo alle famiglie, agli sposi cristiani, ad essi ripetendo la commossa esortazione del Nostro Predecessore Pio XII: «Che farete voi, qualora il Maestro divino venisse a domandarvi la parte di Dio, cioè l’uno o l’altro dei figli o delle figlie, che Egli si sarà degnato di accordarvi, per formarne il suo sacerdote, il suo religioso o la sua religiosa?... Ve ne supplichiamo, in nome di Dio: no, non chiudete allora in un’anima, con gesto brutale ed egoistico, l’ingresso e l’ascolto della divina chiamata. Voi non conoscete le aurore e i tramonti del sole divino sul lago di un giovane cuore, i suoi affanni e la sua lena, i suoi desideri e le sue speranze, le sue fiamme e le sue ceneri. Il cuore ha abissi inscrutabili anche a un padre e a una madre; ma lo Spirito Santo, che sostenta la nostra debolezza, domanda per noi con gemiti inenarrabili, e Colui, che scruta i cuori, conosce quel che brami lo Spirito» (ai novelli sposi, 25 marzo 1942; Discorsi e Radiomessaggi di S. S. Pio XII, IV, p. 13).
APPELLO AI CUORI GIOVANILI
A questi cuori giovanili, Noi soprattutto Ci rivolgiamo, al termine del presente Messaggio, il quale è più che altro un colloquio e un dialogo: a voi, giovani, che, oggi più che mai, potete e dovete sentire la voce di Cristo che chiama, indicandovi le regioni del mondo già prossime a maturazione, pronte per la mietitura (cfr. Io. 4, 35), ove mancano, e sono pur tanto necessari, i sacerdoti, i missionari, le suore di contemplazione e di apostolato. L’anima dei giovani del tempo nostro è forse più adatta e disposta a captare quest’imponderabile chiamata, perché essi sono più che mai assetati di assoluto, di generosità, di autenticità. I giovani oggi, certo la grande maggioranza, non vogliono parole, ma fatti; vogliono pagare di persona, vogliono costruire un mondo nuovo. E ad essi, come sempre, la Chiesa è ancor là, viva e discreta, stimolante e silenziosa, a chiedere le loro energie, a spalancar loro il campo immenso della collaborazione, a presentar loro le anime ansiose di verità, le moltitudini delle nostre città e delle nostre campagne, ed anche, più oltre, i corpi minati dalla fame, le braccia languenti dei malati e dei lebbrosi, per ripetere, con la sua voce non mai affievolita, che sovrasta i clamori della violenza inconsulta, e i seducenti richiami dell’edonismo molle ed egoista, la voce dell’antica parabola: «Perché ve ne state tutto il giorno oziosi? Andate anche voi nella mia vigna»! (Matth. 20, 6).
Ecco, Fratelli e Figli dilettissimi, quanto Ci è sgorgato dal cuore in questa preparazione della Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni: il Signore accompagni e avvalori le Nostre parole con la sua grazia, suscitando energie novelle, rispondenze consapevoli e gioiose, riflessioni ardite e concrete; e mentre vi invitiamo a elevare più intense e ferventi le vostre suppliche, affinché il Signore mandi operai nella sua messe (cfr. ibid., 9, 38), in pegno dell’aiuto divino, di cuore impartiamo a voi tutti la Nostra Apostolica Benedizione.
Dal Vaticano, 19 marzo 1969, festa di San Giuseppe.
PAULUS PP. VI
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