DISCORSO DI PAOLO VI
ALLA FEDERAZIONE NAZIONALE ESERCENTI TAXI E AFFINI
Lunedì, 15 febbraio 1965
Ci è caro rivolgere un saluto particolarmente fervido e lieto a voi, diletti figli, Dirigenti e Membri della Federazione Nazionale Esercenti Taxi e Affini, sostando qualche istante a sereno colloquio nel quadro intenso delle udienze, che ogni giorno si succedono in questa Nostra Casa, che è la Casa di tutti. Ed è ben giusto che anche a voi essa si sia aperta, avendo desiderato con sì nobile aspirazione di recarCi l’espressione della vostra fede e del vostro affetto.
Avete voluto portare a Nostra conoscenza le particolari condizioni ed esigenze, da cui è nata la vostra Federazione; ed abbiamo appreso con vivo interesse quanto essa compie a beneficio dei suoi numerosi iscritti, e della loro vita generosa e sacrificata al servizio del pubblico.
Non Ci sfuggono le difficoltà che il vostro operato incontra in questo impegno tanto disinteressato, e rivolto al bene della categoria: e vi assicuriamo che il Papa segue anche codesta attività, e forma i voti più cordiali, affinché essa sia coronata da felici successi.
Ci piace sapere che essa vuol portare i suoi iscritti a una vita libera e degna della loro nobiltà di cittadini e di credenti, ispirandosi agli insegnamenti della Chiesa: non abbiate timore, diletti figli; studiate, diffondete, applicate i principii della dottrina sociale cristiana, anche nell’ambito del vostro lavoro. Essi garantiscono al lavoratore la sua piena dignità di persona intelligente e libera, creata da Dio a propria immagine e somiglianza, redenta da Cristo, nostro Fratello, e in cammino verso l’eterna vocazione del Cielo. La conoscenza di quei dati basilari può infiammare. a una fraterna gara di miglioramento e di tutela dei propri diritti, nella consapevolezza dei, propri doveri, senza per questo abdicare alle profonde convinzioni di cristiani e di uomini di coscienza e di buon senso, di cui ciascuno di voi vuole fregiarsi con aperta consequenzialità.
Noi vi siamo accanto. E desideriamo che tutti codesti uomini, anche i lontani, anche gli ostili - se ce ne fossero - sappiano che il Papa conosce i disagi, i sacrifici, le durezze della loro vita; apprezza e stima profondamente la prontezza, la disponibilità, la cortesia dei loro servizi, che sono ben degni della meritata retribuzione; ma trepida e si impensierisce paternamente per essi, qualora l’adempimento del duro dovere, specie quando è esercitato nei giorni festivi, li inducesse a trascurare, a dimenticare, a non tenere nel debito conto gli imprescrittibili diritti di Dio, l’osservanza della sua Legge, la santificazione del giorno, che è suo.
Sono pensieri che vi affidiamo così, semplicemente com’essi sono saliti dal cuore alle labbra, in questo incontro tanto lieto e sereno: accoglieteli come pegno della benevolenza e dell’attenzione di un Padre, che vi ama sinceramente nell’amore di Cristo, ed è sollecito, per voi e con voi, del benessere della vostra vita presente e della felicità della vita futura.
In pegno di questi sentimenti, amiamo impartirvi la Nostra confortatrice Benedizione Apostolica, che estendiamo di cuore anche a tutti i membri lontani della Federazione, qui presenti col loro pensiero, ai singoli lavoratori di taxi, agli autonoleggiatori, ai conducenti di pullman a servizio pubblico, ed alle vostre dilette famiglie, particolarmente ai vostri figliuoli, e a quanti chiudono in cuore una pena o un dolore. La pace del Signore sia sempre con voi, e vi custodisca nella letizia di una buona coscienza.
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