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DISCORSO DI PAOLO VI
AD ALUNNI DI COLLEGI PER COOPERATORI DEI MISSIONARI

Sabato, 13 novembre 1965

 

Diletti Figli e Figlie,

È con particolare compiacenza e anche con commossa trepidazione che vi accogliamo stamane nella Nostra casa, compiendo il vostro fervido desiderio di un incontro col Papa. In quest’ora di celebrazione conciliare, in cui la Chiesa, sotto l’influsso del Divino Paraclito, chiaramente definisce il posto che i laici debbono avere nella sua opera di salvezza, e i contatti vivificanti, che essa vuol stabilire col mondo, Ci è gradito ricevere in voi gli eletti e più sensibili membri del laicato cattolico, che volete vivere a fondo la propria vocazione cristiana, e vi apprestate pertanto a portare la vostra aperta, generosa, costruttiva collaborazione all’opera missionaria della Chiesa stessa.

Vi salutiamo con affetto paternamente grato: voi, anzitutto, alunni dilettissimi del «Collegio Internazionale per Studenti d’Oltremare», di Milano, nel ricordo delle ore serene passate in mezzo a voi, nelle pause della vostra serrata preparazione ai vari campi di attività, a voi aperti nelle vostre Nazioni di origine; voi, ancora, del benemerito «Collegio Universitario Aspiranti Medici Missionari», di Padova, che nella preghiera, nello studio e nella serena preparazione professionale attendete di congiungervi coi giovani medici, vostri colleghi di studi, e ora già nel mezzo di una provvida e altruistica ed ardente operosità, a beneficio dei corpi sofferenti e a sollievo delle anime immortali dei fratelli delle terre di missione. Salutiamo voi, alunni del Collegio internazionale «Giovanni XXIII» di Parma; voi, alunne dell’Associazione Femminile Medico-Missionaria di Roma, e del Collegio Universitario Missionario internazionale femminile di Padova; salutiamo voi, studenti di Torino, Firenze, Ferrara e Modena, città ove stanno sorgendo simili iniziative di preparazione missionaria. E con tutti voi, qui presenti, porgiamo il Nostro deferente benvenuto ai Superiori e ai Docenti dei vostri Istituti.

Voi siete una promessa di primavera; voi siete una certezza di conquiste future; voi siete un segno, una presenza, una testimonianza della vitalità di questa nostra Madre Chiesa, verginalmente feconda di anime generose come le vostre, che han fatto propria la sua ansia di salvezza, attinta al Cuore trafitto del Salvatore. Voi siete la lieta conferma della speranza, che la Chiesa ha riposto e ripone nei suoi fedeli, e la risposta vivente alla sua consegna, com’è risonata nella Costituzione Dogmatica Conciliare «De Ecclesia», nel denso capitolo dedicato ai laici, con queste parole: «I laici sono soprattutto chiamati a rendere presente e operosa la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze, in cui essa non può diventare sale della terra se non per loro mezzo . . . Grava quindi su tutti i laici il glorioso peso di lavorare, affinché il divino disegno di salvezza raggiunga ogni giorno più tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutta la terra. Sia perciò loro aperta qualunque via affinché, secondo le loro forze e le necessità dei tempi, anch’essi attivamente partecipino all’opera salvifica della Chiesa» (n. 33).

Diletti figli;

Questa via si apre davanti a voi, che la considerate con sano realismo, ma con santa impazienza di percorrerla bene e a fondo. Noi siamo fieri di voi; siamo commossi per il vostro giovanile ardimento, nutrito di spirito di sacrificio. Noi vi seguiamo con intensa preghiera, ora, nella fase di studio e di formazione, domani, nella vita dura e generosa e gioiosa del vostro lavoro a fianco dei missionari, e missionari voi stessi col prestigio dell’alta professione esercitata e, soprattutto, della fede vissuta con la forza trascinatrice dell’esempio.

Vi colmi il Signore di tutte le sue consolazioni; Egli che «ha principiato in voi la buona opera, la perfezionerà fino al giorno di Cristo Gesù . . . E questo io domando - diciamo ancora con le parole di Paolo Apostolo - che la vostra carità abbondi ancora più e più in conoscenza e in ogni discernimento, affinché siate ricolmi di frutti di giustizia per Gesù Cristo, a lode e gloria di Dio» (Phil.. 1, 6, 9, 11).

In pegno di questi luminosi doni celesti, siamo lieti di impartire a ciascuno di voi la particolare propiziatrice Benedizione Apostolica, che di cuore estendiamo ai vostri cari lontani.

                                   



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