DISCORSO DI PAOLO VI
A GRUPPI DI LAVORATORI E DI SPOSI CRISTIANI
Sabato, 18 giugno 1966
Rivolgendosi dapprima al gruppo di Lecco, l’Augusto Pontefice si dice lieto di salutare il grande pellegrinaggio di lavoratori, i quali festeggiano il 90° di fondazione della loro azienda, e sono venuti a Roma per avere col saluto augurale del loro antico Arcivescovo la benedizione del Vicario di Gesù Cristo.
Un vincolo di affetto - così Paolo VI - unisce il Papa a Lecco che ha visitato tante volte, ammirando il bellissimo paesaggio manzoniano, al quale si sono ora aggiunte le ciminiere delle industrie e fabbriche. Li incarica subito di interpretare il suo cordiale saluto alla città, alle autorità, alle loro famiglie, ai colleghi di lavoro, Speciali pensieri del Santo Padre sono per Monsignor Prevosto, per D. Aldo Farina e le Acli, per il centro turistico.
Sua Santità aggiunge l’espressione della propria letizia per questo 90°, che è un fatto storico, morale, sociale e civile degno di ammirazione; e augura che la cooperazione degli imprenditori e degli esecutori di lavoro faccia sempre più prospera la loro impresa, con spirito nuovo, affinché essa sia sempre più onorata ed efficiente.
Novant’anni! Quanto studio, quanto laborioso sforzo ed intelligente fatica nel lungo, ragguardevole periodo di tempo!
In così vasto insieme d’opere e di risultati, di intenti e trasformazioni, ecco la dottrina sociale della Chiesa ad indicare il carattere, gli obblighi, le funzioni dell’impresa e di quanti da essa traggono, con il lavoro, i mezzi di sussistenza. Tali insegnamenti parlano di giustizia, di equilibrio, di pace: e qui è il fondamento di quel progresso che il Pastore Supremo augura a tanto diletti suoi figli, formulando speciali voti che proprio essi abbiano ad attuare integralmente i principi d’unione e concordia stabiliti dal magistero della Chiesa. Ne conseguiranno preziosi risultati d’ordine, di pace, d’amore: un reale tesoro per conseguire piena e vera prosperità.
Con l’auspicio che tali nobili mete possano essere da tutti raggiunte, il Santo Padre esprime felicitazioni all’Azienda, ai singoli dirigenti e dipendenti, unendo ancora nella sua più estesa benedizione le singole famiglie, specie i bambini ed i sofferenti, e l’intera città di Lecco.
Egualmente ricca di invocate copiose assistenze divine è la parola di Sua Santità per gli Sposi venuti a Roma e diretti a Pompei, in atto di viva riconoscenza al Signore per i doni ricevuti durante venticinque anni, - alcuni, anzi, per cinquant’anni - da famiglie che sentono e si gloriano d’essere cristiane.
Già nel vederli il Santo Padre rievoca il primo prodigio operato dal Redentore del mondo; fu a Cana, in un banchetto di sposi per i quali il generoso atto del Signore volle simboleggiare la sua immancabile assistenza a quanti intendono fondare una nuova famiglia secondo le leggi di Dio.
Per Sposi che possono considerarsi anziani arride quale grazia di completa felicità l’aver tenuto fede a quelle sacre leggi.
Dalla loro letizia familiare, da questa festa dei cuori può, infatti, trarsi come l’apologia della famiglia cristiana, del matrimonio che, oggi, è tanto discusso da quelli che credono di poter mutare questa pietra fondamentale della società.
L’unità e la stabilità - prosegue il Santo Padre - sono le colonne dell’istituto familiare, vivente in quanti ne fanno parte; ed il Vicario di Gesù Cristo li esorta ad essere essi medesimi gli apologisti ed i difensori della vera famiglia cristiana, basata appunto sulla unità e indissolubilità: leggi incomparabili, che essi onorano con il loro amore e che costituiscono la maggiore possibilità di essere felici.
La dignità della società ben ordinata esige tali leggi, che possono sembrare di ferro, e invece sono d’oro, vengono definite dure e invece sono salutari, anche se, talvolta, richiedono spirito di abnegazione e di sacrificio. Ma si tratta di leggi inoppugnabili; non sono state inventate o formulate dagli uomini, ma da Dio. E perciò, né ora sono, né mai potranno essere socialmente superate, come taluni affermano.
La natura della società umana esige siffatta unità e stabilità. Le due note sono indispensabili per la salvaguardia dell’istituto domestico, per la tutela e l’educazione dei figli; per la dignità stessa dell’uomo e della società; in una parola per l’esatto adempimento del carattere del matrimonio, elevato da Cristo alla superna dignità di Sacramento.
Adunque i cari pellegrini siano - ribadisce il Santo Padre - essi stessi gli apostoli zelanti e i testimoni esemplari dell’unità voluta e benedetta da Dio.
Perciò l’Augusto Pontefice invoca sui presenti, i loro figliuoli, su tutte le famiglie cristiane l’abbondanza delle divine grazie.
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