DISCORSO DI PAOLO VI
AI PARTECIPANTI ALLA XIX SETTIMANA BIBLICA
DEI PROFESSORI DI SACRA SCRITTURA
Venerdì, 23 settembre 1966
PATERNI RINGRAZIAMENTI E CARI RICORDI
Venerabili Fratelli e diletti Figli!
Noi dobbiamo esprimere la Nostra compiacenza per diversi motivi. Diciamo subito del piacere che questa udienza Ci procura facendoci incontrare una schiera così numerosa, così autorevole, così cosciente di Professori di Sacra Scrittura in Italia. Godiamo di sapere che è stato alla testa di essa l’eminente figura del Cardinale Agostino Bea, maestro tanto sapiente e tanto benemerito degli studi Biblici; e siamo lieti di riconoscere in codesta vostra presenza uno dei frutti più cospicui e più promettenti dell’opera scientifica e pedagogica del Pontificio Istituto Biblico in Roma, che lo ebbe per molti anni insigne e indefesso Rettore. Ed accanto a lui dobbiamo ricordare dapprima uno Scomparso, che Ci fu tanto caro e del quale potemmo godere, per qualche tempo, la preziosa conversazione: il Padre Alberto Vaccari. Spesso, quando eravamo Assistente della Federazione Universitaria Cattolica Italiana, il compianto Religioso - che certamente tutti voi ricordate, e del quale riconoscete i meriti non solo d’una grande competenza scientifica, ma anche di elette virtù e di generosità spirituale - accoglieva i nostri inviti e si prodigava in utilissime conferenze per la cultura profondamente cristiana dei giovani. Ci piace ora menzionare colui che a così alti antecessori è succeduto nel delicato e importantissimo incarico, il Padre Rodrigo Mackenzie S. I., qui rappresentato dai Padri Martini e de la Potterie, ai quali pure esprimiamo, come ai loro Confratelli e collaboratori, il Nostro cordiale saluto.
IMPULSO ALLO STUDIO E ALL'AMORE DELLA SACRA SCRITTURA
Altro motivo di compiacenza è per Noi sapere che il merito di questa riunione e della XIX Settimana Biblica, da voi testé celebrata, si deve all’Associazione Biblica Italiana, presieduta dal P. Giovanni Canfora O.M.I., che parimente salutiamo presente; Associazione, che sappiamo felicemente estesa e consolidata, e collegata alla Conferenza Episcopale Italiana mediante i solerti uffici di Monsignor Alessandro Piazza, Vescovo di Albenga, di cui apprezziamo non da oggi soltanto la competenza e lo zelo. Vedere così bene attestata la vostra Associazione, forte dell’adesione significativa di tanti Professori e cultori di Scienze Bibliche in Italia, non che di quella di moltissimi altri Soci, qui spiritualmente presenti, Ci reca grande conforto per l’impulso che simile organizzazione dà allo studio, al culto, all’amore della Sacra Scrittura in questo Paese cattolico, chiamato, se altri mai, ad alimentare la sua cultura e la sua spiritualità dalla Parola dei Libri santi; grande speranza Ci reca perciò altresì dello sviluppo degli studi scritturistici cattolici e della diffusione dei sacri testi, «affinché - come dice il Concilio - i figli della Chiesa si familiarizzino con sicurezza e con utilità con le Sacre Scritture e si imbevano del loro spirito» (Dei Verbum, 25).
Né possiamo tacere la soddisfazione per Noi derivante dal vostro Convegno per il duplice onore da esso tributato a due temi di grandissimo interesse; vogliamo dire: alla Costituzione dogmatica sulla divina Rivelazione «Dei Verbum»; e ai testi biblici relativi a San Pietro. Abbiamo udito l’eco delle parole del Cardinale Bea e di altri oratori circa il primo tema, come a tutti è noto, di capitale importanza; e abbiamo notato con gaudio l’accoglienza devota e cordiale da voi fatta a quel documento conciliare di sommo valore, per il contenuto dottrinale in esso esposto e rivendicato; per gli insegnamenti spirituali ivi offerti a quanti vogliono ricevere, a loro salvezza, la divina Rivelazione; per le relazioni riaffermate e chiarite, che corrono fra la Sacra Scrittura, la Tradizione ed il Magistero della Chiesa; per il parallelismo risultante, anzi per la convergenza dell’alimento della Parola di Dio e del Corpo di Cristo, quando, quasi facendo eco alle celebri effusioni dell’«Imitazione di Cristo»: «duobus me egere fateor, cibo scilicet et lumine» (IV, 11, 4), e alle ripetute affermazioni conciliari (cfr. Sacr. Conc. 106), il Card. Bea ricordava sapientemente che: «la Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture, come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto nella sacra Liturgia, di nutrirsi del pane della vita alla mensa sia della Parola di Dio, che del Corpo di Cristo e di porgerlo ai fedeli».
Pensiamo davvero che tale Costituzione conciliare possa esercitare sugli studi biblici un influsso favorevolissimo, segnandone i sentieri al tempo stesso aperti e diritti; e bene avete fatto voi a professarvi il vostro plauso ed il vostro ossequio.
Quanto poi agli studi, sia d’analisi che di sintesi, rivolti dal vostro Convegno alle parole scritturali circa l’apostolo Pietro, come non potremmo dircene contenti e riconoscenti? Obbligati come siamo, a Nostra confusione e a gloria di Cristo, a ricercare continuamente in Simone Pietro l’uomo tipico, scelto dal divino Maestro a suo vicario terreno, e a desumere dai testi scritturali relativi al capo del collegio apostolico il senso, la certezza, la forza, l’amore della Nostra missione pontificia, godiamo immensamente delle vostre dotte lezioni, che speriamo saranno raccolte in volume, quali saggi di buona esegesi moderna, di dotta teologia biblica e di apologia erudita e sicura. E tanto più godiamo di ciò per l’approssimarsi del centenario del martirio di San Pietro; ricorrenza questa che si è convenuto di stabilire per l’anno prossimo.
LA FIGURA L’INVESTITURA LA MISSIONE DI PIETRO
Serviranno pertanto codeste trattazioni a preparare gli animi alla celebrazione, che, avendo per oggetto la figura di Pietro, la sua vocazione, la sua investitura, la sua missione, non che il mistero di grazia che in lui si incentra, Noi speriamo esprimere, e con Noi tutta la Chiesa, in un umile e forte atto di fede, la fede di Pietro. Sarà il coronamento e il sigillo del Concilio ecumenico Vaticano secondo, e offrirà alla Chiesa il fondamento che non crolla, la pietra appunto quale Cristo la volle e la fece, la fede di Simone, Bar Jona, detto Pietro, su cui ella, la Chiesa, sentirà Cristo medesimo continuare la sua misteriosa, eppure storica e tangibile costruzione. Ma occorre che tale fede sia cosciente, sia sostenuta dall’intima convinzione d’essere derivata dall’autorità della Parola di Dio, sia istruita ed agguerrita, sia tutta luce della carità rivelatrice e salvifica del Padre celeste. Ecco perché la vostra settimana si fa vigilia pensosa e ispiratrice d’un nuovo avvenimento, la celebrazione della fede di Pietro; avvenimento che non vuole essere trascurabile negli annali della Chiesa, sì bene fecondo di quella certezza soprannaturale e vitale, di cui si alimenta il Popolo di Dio, e di cui il nostro mondo ha tanto bisogno; benefico perciò e memorabile.
MAESTRI E DIFFUSORI DELLA PAROLA DI DIO
La vostra Settimana Biblica merita, anche a questo titolo, d’essere documentata e divulgata, e d’essere stimolo e guida nelle scuole e nelle comunità, ove si svolge l’opera vostra d’insegnanti, di predicatori e di studiosi. I vostri studi sono così: tendono alla diffusione, all’universalità. Partecipano all’intenzione e alla virtù di quella Parola di Dio, a cui sono dedicati. Maestri voi siete, e ricordate: «Sic erit verbum meum quod egredietur de ore meo: non revertetur ad me vacuum. sed faciet quaecumque volui et prosperabitur in his, ad quae misi illud» (Is. 55, 11).
E questo, Fratelli e Figli carissimi, pone al nostro spirito la considerazione più ovvia, più insistente, più grave a vostro riguardo. La potete bene immaginare; e Noi Ci limitiamo a farne semplice menzione, sapendo quanto essa sia presente anche nei vostri spiriti, in coloro ancor più che dirigono codesti studi e codesta associazione. È questa: voi siete non solo alunni, ma maestri altresì della Parola di Dio, contenuta nella Sacra Scrittura. Siete studiosi e siete espositori. Siete comprensori e siete diffusori. La Parola di Dio passa attraverso di voi per giungere ad altre menti, al Popolo di Dio. Siete non soltanto filologi, storici e specialisti delle tante scienze che concorrono all’intelligenza dei sacri testi; siete professori di Sacra Scrittura, siete esegeti. Intendiamo esegeti non solo nel senso filologico, tecnico e, se volete, scientifico, ma soprattutto nel senso teologico, nel senso religioso e spirituale; cioè in quello che si riconoscono in voi coloro che spiegano e trasmettono nella sua profonda e vitale integrità la Parola di Dio. Siete interpreti. Ora questo ufficio, nella sua istanza decisiva sul vero valore di quella trascendente Parola, è più grande dell’uomo; esige un carisma; esige una regola, una fedeltà. «Propria interpretatione non fit» (2 Petr. 1, 20). Voi lo sapete. Partecipa cioè il vostro ufficio al magistero della Chiesa; occorre che a quel magistero sia aderente, se non vuole convertire la Parola di Dio in parola soggettiva, umana, priva della forza sua propria. Diremo però subito con Leone XIII: «Qua plena sapientiae lege nequaquam Ecclesia pervestigationem scientiae biblicae retardat aut coërcet, sed eam potius ab errore integram praestat, plurimumque ad veram adiuvat progressionem» («Providentissimus»). E voi sapete come il Concilio, seguendo le orme di Pio XII, riconosca all’esegeta il compito dell’esplorazione oggettiva del vero senso e dell’intenzione dei sacri testi, ma come anch’esso gli raccomandi l’accettazione della vigilanza del magistero sacro e la conformità al senso che la Chiesa scopre nella Sacra Scrittura (cfr. «Dei Verbum», 23).
IL MAGISTERO SACRO E IL SENSO DELLA CHIESA
Ed è ciò che facciamo Noi pure, quasi a confortare la vostra missione d’insegnanti di scienze bibliche; missione tanto insidiata da quelle stesse opinioni che contribuiscono, sotto vari aspetti, al loro sviluppo, e tanto esaltata dalla Chiesa cattolica, non d’altro maggiormente desiderosa che il «sermo Dei currat et clarificetur» (2 Thess. 3, 1).
Ascoltate ancora la voce del Concilio: «Sacra Synodus Ecclesiae filiis, biblicarum rerum cultoribus, animum addit, ut opus feliciter susceptum, renovatis in dies viribus, omni studio secundum sensum Ecclesiae exsequi pergant» (Dei Verbum, 23).
Sì, animum addit; è la voce del Concilio, ed è la Nostra, che per voi si fa affettuosa, fiduciosa, pressante; e si accompagna con la Nostra Benedizione Apostolica.
Impartita la Benedizione Apostolica, il Santo Padre desidera confermare la Sua profonda gratitudine alla distinta adunanza.
E grazie ancora della vostra visita. Grazie di tutta l’opera che fate per onorare la Parola di Dio; grazie di tutte le fatiche che spendete specialmente per i nostri Seminari e le nostre Scuole; grazie dell’irradiazione che date alla Sacra Scrittura sul popolo cristiano; grazie della vostra coesione, della vostra unanimità; grazie ancora di questa bella testimonianza che date di fedeltà alla Chiesa e al Concilio.
Dio vi benedica!
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