DISCORSO DI PAOLO VI AGLI APPARTENENTI
ALL’ISTITUTO SECOLARE «MILITES CHRISTI REGIS»
Venerdì, 26 aprile 1968
Ringraziamo il professor Giuseppe Lazzati per codeste sue care parole, che Ci hanno presentato come meglio non si poteva l’Istituto Secolare dei «Milites Christi Regis», di cui egli è fondatore e presidente; e siamo lieti di ripetere a lui, che fin dagli anni di Milano conosciamo come valoroso cultore di studi latini cristiani antichi ed esperto e valido e generoso collaboratore di tante iniziative pastorali della diocesi, la Nostra stima, il Nostro affetto, la Nostra gratitudine.
E salutiamo con lui, cotesto eletto manipolo di apostoli secolari del mondo di oggi, che dal loro nome traggono plastica definizione del rapporto, che a Cristo e al suo Regno li lega e consacra!
Benvenuti, diletti figli, nella Nostra Casa, che vi attendeva, e che si apre gioiosa al primo incontro del vostro Istituto col Padre e Pastore, che da anni vi ama e vi apprezza!
Il vostro pellegrinaggio romano si illumina di una duplice luce. Esso è anzitutto, come bene ha rilevato il professor Lazzati, il primo che il vostro Istituto secolare compie collegialmente, diciamo così, a Roma: e la circostanza acquista maggiore rilievo dall’approvazione del Decreto di lode, che così ha posto definitivamente i «Milites Christi Regis» tra gli Istituti di diritto pontificio. Lasciate dunque che Ci rallegriamo insieme con voi, e vi diciamo la compiacenza che il provvedimento suscita anche nel Nostro cuore, perché, se tutti i Nostri figli, che si dedicano con un rapporto più diretto ed esclusivo al servizio di Cristo, Ci sono egualmente e profondamente cari per la preziosa testimonianza da essi offerta nella Chiesa e davanti al mondo, che cosa dobbiamo dire di un Istituto che conosciamo da vicino, e di cui abbiamo come sorretto e incoraggiato i passi, vedendone la genuinità degli ideali e la convinzione appassionata e vissuta dei singoli membri?
A questa caratteristica particolare e personale del vostro pellegrinaggio si aggiunge quella più generale che gli viene dalla celebrazione dell’Anno della Fede, sicché unendovi con i credenti che ormai da tutte le regioni sono venuti a ritemprare la fede sulle tombe gloriose degli Apostoli Pietro e Paolo, anche voi avete compiuto un gesto comunitario di aperta professione cristiana, in quest’anno commemorativo del loro martirio. Ci ha fatto piacere apprendere che, accogliendo come un terreno fertile il seme da Noi gettato con la Nostra esortazione, avete approfondito con uno sforzo personale di studio e di preghiera i valori della virtù teologale della fede, attingendo nella meditazione sui testi di Pietro e Paolo, e nei ritiri mensili dedicati a tale virtù l’alimento necessario per nutrire la vostra fede, per farla penetrare sempre di più nell’intimo substrato dell’anima, e, come Ci avete fatto sapere, per trasfonderne la forza in tutti e singoli i momenti della vita, affinché questa diventi un’aperta testimonianza a Cristo nell’esempio, nelle parole e nelle opere, e un impegno a ordinare le realtà temporali secondo Dio. In questo magnifico atteggiamento interiore, che fiorisce e fruttifica all’esterno in opere di dedizione e di apostolato per la consecratio mundi, abbiamo visto l’eloquente conferma che il vostro Istituto secolare ha preso alla lettera le parole del Concilio Ecumenico Vaticano II, nel Decreto Perfectae caritatis sul rinnovamento della vita religiosa; esso infatti, parlando della vostra specialissima forma di vita consacrata, ne ha sottolineato il carattere di «apostolato che si svolge in seno al mondo e, partendo da esso, ciò che è il fine specifico per cui gli Istituti secolari sono sorti. Sappiamo tuttavia - così ha continuato il Concilio - che non potranno assolvere un compito così importante, se i loro membri non riceveranno una formazione nelle cose divine e umane tale da far si che essi siano realmente come fermento nel mondo, per dare vigore e incremento al Corpo di Cristo» (n. 11).
Vi incoraggiamo pertanto a portare fino alle estreme, logiche conseguenze questo impegno di vita, che è stile esteriore di bontà, di delicatezza, di amicizia, di apostolato attraverso la cultura e il prestigio personale, e si alimenta all’interno delle linfe vivificanti della pietà biblica, eucaristica, liturgica.
Vi siamo vicini, come sempre, con la Nostra preghiera; e mentre vi incarichiamo di portare il Nostro saluto a tutti i vostri colleghi e amici, anch’essi come voi valorosi e umili Milites Christi Regis, nel suo Nome vi benediciamo con cuore e affetto paterno.
Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana