DISCORSO DI PAOLO VI
AI DIRIGENTI DELLE PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE
Venerdì, 10 maggio 1968
Venerabili Fratelli e diletti Figli!
È per noi motivo di soddisfazione intrattenerci anche quest’anno con voi, che siete i responsabili delle Pontificie Opere Missionarie. Vi ringraziamo del pensiero delicato che avete avuto, di non terminare il vostro annuale appuntamento senza venire prima a porgere il vostro omaggio al Vicario di Cristo e ricevere il conforto della Sua parola. Lo facciamo ben volentieri, Venerabili Fratelli e diletti figli.
COMPRENSIONE E FIDUCIA DEL PADRE
Ma non vogliate misurare dalla familiarità e brevità di questo Nostro colloquio, tutta la stima, l’affetto e la fiducia che nutriamo per voi e per la vostra opera. Conosciamo abbastanza bene il vostro zelo, le vostre aspirazioni, le vostre difficoltà, e soprattutto lo spirito animatore della vostra instancabile attività per potervi senz’altro assicurare che seguiamo lo svolgimento del vostro lavoro con la più grande benevolenza e col più vivo interesse.
I temi, che hanno formato l’oggetto delle vostre discussioni in questi giorni. Ci consentono di riscontrare ancora una volta l’importanza del contributo che voi date alle esigenze quotidiane di vita e di organizzazione delle Missioni. Non solo. Ma conosciamo altresì gli sforzi generosi che state facendo per aggiornare continuamente le Pontificie Opere, affinché possano così conservare in pieno la loro attualità ed efficienza. In tal modo voi offrite al Papa e alla Santa Sede la possibilità di rispondere sempre più adeguatamente e tempestivamente alle sempre nuove esigenze delle Missioni e dei Missionari: esigenze le quali oggi sono legate ed impegnate non solo alla diffusione della Fede, ma anche ad enormi problemi sociali nelle terre di missione, e al dialogo col mondo e con le culture non cristiane proposto e desiderato dal Concilio Ecumenico.
Ma il vostro lavoro, Venerabili Fratelli e diletti figli, non ha un carattere puramente amministrativo, quale è quello di raccogliere mezzi e sussidi per distribuirli secondo le necessità delle varie zone di missione. Alle vostre Opere oggi spetta ancor più il compito di sensibilizzare le coscienze di tutti i cristiani al grande dovere missionario della Chiesa.
INGENTE IL LAVORO DA COMPIERE
All’indomani del Concilio che ha così bene illustrato il volto autentico della Sposa di Cristo e la sua essenziale dimensione missionaria, c’è purtroppo ancora tanto lavoro da compiere affinché l’idea missionaria investa in pieno, come dovrebbe, la vita delle diocesi e delle parrocchie. In realtà i problemi della Chiesa in terra di missione interessano solo una piccola porzione del popolo cristiano, e rimangono per lo più ancora il campo di azione di specialisti. Occorre una radicale conversione di mentalità, una nuova impostazione dottrinale fondata sul piano divino della salvezza attuato da Cristo e continuato nel tempo dalla Chiesa, come insegna il Concilio Ecumenico stesso: «Essendo la Chiesa tutta missionaria, essendo l’opera dell’evangelizzazione dovere fondamentale del Popolo di Dio.. . tutti i fedeli, avendo una viva coscienza delle proprie responsabilità in ordine alla diffusione del Vangelo, prendano la loro parte nell’opera missionaria presso le genti» (Decr. Ad gentes, n. 35).
Tutti i cristiani, perciò, in virtù del Battesimo - e non solo la Gerarchia - sono resi atti a diffondere il messaggio evangelico ed effettivamente responsabili della sua diffusione. Alla luce di questa «missione» della Chiesa si dovrà misurare la vitalità dei vari organismi e la validità delle varie opere di apostolato nella Chiesa, cioè delle singole «missioni» ambientali, specifiche, locali. Troppo spesso, nel dar rilievo ad alcuni grandi problemi interni della Chiesa, si corre il pericolo di identificarli con la «missione della Chiesa», mentre invece, non sono che aspetti dell’unica, più grande missione della medesima. Bisogna convincersi che ogni specifica, personale, locale «missione», ogni opera di apostolato - qualunque possa essere - deve svolgersi sempre in ordine al grande, essenziale compito della Chiesa: l’evangelizzazione del mondo. Priva di questo nesso fondamentale, nessuna iniziativa apostolica, per quanto nobile ed urgente, avrebbe il suo pieno e giusto significato, ma correrebbe anzi il rischio di divenire fine a se stessa, di perdere di vista i veri orizzonti del Regno di Dio, danneggiando la vera «missione» della Chiesa.
PER DIFFONDERE LA PAROLA E IL REGNO DI DIO
In tal modo, anche sul piano individuale, viene offerto ad ognuno. il criterio per verificare la propria adesione alla fede. cristiana, la quale, se sarà autentica e non vorrà trasformarsi in dilettantismo o sterile conformismo, domanda la testimonianza delle opere: notevole fra tutte l’opera missionaria. Ciascuno deve essere missionario con la testimonianza della propria vita, ma deve trovare pure nella sua carità il modo personale di sentirsi «missionario» tra i missionari: cioè unito ad essi nella preghiera, nella partecipazione fraterna ai loro sacrifici, e nell’aiuto fattivo, generoso, impegnato, affinché insieme con loro possa aver merito nella diffusione della Parola di Dio e nella dilatazione del suo Regno sulla terra.
Vedete, Venerabili Fratelli e diletti figli, quale immenso campo di lavoro è aperto dinanzi a voi: aiutare tutti i cattolici, in particolar modo i sacerdoti e le anime consacrate, a comprendere sempre più la grande responsabilità di tutti verso coloro ai quali non è ancora pervenuta la luce dell’Evangelo. Quanti motivi, dunque, per Noi di ringraziare il Signore e di felicitarci con voi nel ritrovarvi sempre così instancabili e generosi nel vostro impegno così nobile e così indispensabile alla Santa Chiesa. Vogliate perciò continuare con sempre maggiore slancio. Il Signore fecondi il vostro zelo e le vostre iniziative! A voi e a tutti i vostri collaboratori la Nostra paterna e propiziatrice Apostolica Benedizione.
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