DISCORSO DI PAOLO VI
ALL'ASSEMBLEA DEGLI ESERCENTI DEI RISTORANTI
E DELLE TRATTORIE DI ROMA E PROVINCIA
Lunedì, 6 ottobre 1969
Ci fa molto piacere, stamane, dedicare un po’ del Nostro tempo, purtroppo tanto scarso, a codesta vibrante assemblea degli Esercenti dei Ristoranti e delle Trattorie di Roma e Provincia, in occasione del XXV anniversario di fondazione della Associazione che li raccoglie e ne tutela gli interessi e i diritti. Ci soffermiamo volentieri in mezzo a voi, che avete voluto celebrare in così gran numero - un migliaio, ci è stato detto - l’importante data, portando al Papa, che è anche il Vescovo di gran parte di voi, la espressione della vostra pietà e del vostro affetto. Salutiamo con voi i vostri diletti familiari, che affollano questa Udienza, e siamo lieti di poter cogliere la presente circostanza per dirvi una parola di compiacimento e di esortazione.
Di compiacimento, anzitutto: siamo infatti al corrente delle notevoli affermazioni che, in unione di sforzi e di intenti nella vostra Associazione, avete conseguito durante questi anni nell’acquisto di una solidarietà sempre più marcata e operante, nel confortante sviluppo tecnico e organizzativo dei vostri servizi, come anche nella difesa dei vostri interessi professionali e aziendali. Conosciamo inoltre le esigenze e i disagi che la vostra professione comporta, e che pur voi sapete nascondere sotto le forme accattivanti della cortesia aperta e cordiale, della prontezza sempre accurata e servizievole, della bonarietà gentile e premurosa, che vi fa onore; e lascia nei vostri clienti, italiani ed esteri, una buona, tonificante impressione. Vogliamo soprattutto dirvi la Nostra soddisfazione per i motivi che vi hanno indotti a chiedere e ad ottenere per voi e per i vostri dipendenti, tanto meritevoli anch’essi, il riconoscimento del riposo settimanale, richiamandovi ai diritti della dignità umana, alle esigenze della vostra vita familiare e sociale, e ai doveri del Culto divino. Tra le varie vicende, che hanno distinto il periodo venticinquennale della vostra Associazione, questo è, sul piano umano e spirituale, senz’altro il più notevole e Noi siamo ben lieti di darvene atto, esprimendovi il Nostro plauso sincero, che nasce dalla sicura fiducia che quei motivi corrispondono all’anelito più profondo del vostro animo di uomini e di cristiani, di figli di Roma cattolica come della sua Provincia, e che ad essi vi mantenete fedeli, dando ai vostri cari, e soprattutto ai vostri figli, l’esempio di una vita serenamente, seriamente e cristianamente vissuta.
Ed ecco che il Nostro compiacimento si è già fatto esortazione: date cioè il respiro spirituale alla vostra anima, che ha bisogno, come quella di tutti i fedeli della Chiesa, di essere nutrita e sostentata nella sua vera vita, che è quella umana; naturale, familiare, culturale; e insieme quella spirituale, religiosa, soprannaturale. Nessuno meglio di voi può capire questa necessità, per poco che riflettiate alla cura, alle esigenze, perfino alle ricercatezze che richiede il sostentamento del corpo, tutte cose di cui voi siete maestri sopraffini e celebrati. Le attenzioni, che richiede il vivere quotidiano, devono farvi pensare a quelle, ben più assidue e necessarie, dovute all’anima, che porta in sé impressa l’immagine di Dio, e ricordarvi le pensose, accorate parole del Divino Salvatore: «Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perderà l’anima sua? oppure, che cosa può dare l’uomo in cambio dell’anima sua?» (Matth. 16, 26). Le vostre sollecitudini in questo campo ci danno ampia conferma della serietà dei vostri propositi: e a tanto vi incoraggiamo con la Nostra preghiera e con il Nostro affetto.
Ma non vogliamo neppure dimenticare che la vostra qualificazione professionale porta il suo contributo a quella edificazione della società nella fratellanza e nella comprensione, a quell’educazione al rispetto e alla stima reciproca, a quell’istanza di rapporti umani, autentici e sinceri, che sono oggi le caratteristiche più sentite della nostra società. Il mondo, pur nel perdurare di dolorosi contrasti, avverte oggi più che mai il bisogno di superare le barriere della diffidenza, della discriminazione di ogni genere, del distacco anche geografico, perché le distanze si sono raccorciate, i popoli e gli individui si sentono implicati in una inevitabile solidarietà, che per sé li predispone a considerarsi fratelli, e un fremito di sincera ansia di unione pervade il genere umano. Nei limiti della vostra professione, pur inserita e nascosta in questo grande quadro di dimensioni universali, anche voi siete chiamati a portare il vostro contributo all’umana fratellanza mediante la perfetta prestazione dei vostri specifici servizi sociali, come quelli di ricevere bene i vostri clienti, di trattarli dignitosamente, premurosamente, onestamente da ospiti cioè da persone alle quali ogni riguardo è dovuto, e dalle quali nel vostro occasionale incontro e dal vostro momentaneo contegno può essere giudicato il livello civile e morale dell’intero Paese.
Che lo sviluppo di questa mentalità universalistica, la quale trova in Roma le espressioni più consone sul piano religioso della vita della Chiesa, come anche su quello civile, possa trovare nelle vostre pacifiche schiere dei collaboratori, che portano volonterosamente la loro pietra per l’edificazione di un mondo più compreso dei suoi vincoli umani, e maggiormente fondato sulla lealtà, sulla bontà, sulla gentilezza: in una parola, sappiate contribuire anche voi a quel fraterno colloquio tra gli uomini, che il Concilio Vaticano II ha sottolineato come uno degli aspetti del mondo di oggi: colloquio che dev’essere completato non solo nel pur mirabile progresso tecnico, «ma più profondamente nella comunità delle persone, che esige un reciproco rispetto della loro piena dignità» (Cost. past. Gaudium et spes, 23 ss.).
Ecco il Nostro auspicio, con cui vogliamo in certo modo inaugurare la nuova serie di anni, che vi si apre davanti dopo il traguardo oggi raggiunto: vi assicuriamo la Nostra benevolenza, e impartiamo al consiglio direttivo della vostra Associazione, a voi tutti qui presenti, alle vostre famiglie, ai vostri collaboratori e a tutto il ceto benemerito degli Esercenti romani la Nostra particolare Apostolica Benedizione.
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