DISCORSO DI PAOLO VI
AL COMITATO PROMOTORE
DELLA «GIORNATA DEL MEDICO»
Sabato, 18 ottobre 1969
Illustri Signori e diletti figli,
Porgiamo il Nostro sincero ringraziamento al Dottor Mario Missiroli, Presidente del Comitato Nazionale per la «Giornata del Medico», per le cortesi e nobili parole che Ci ha rivolte in nome dei presenti; e con lui rispettosamente salutiamo il Signor Ministro della Sanità, i degnissimi rappresentanti della scienza medica, e tutte le personalità del mondo politico e sanitario che stamane abbiamo il piacere di ricevere.
In occasione della seconda edizione della «Giornata del Medico», voi avete avuto il delicato pensiero di onorarci della vostra visita.
Vi ringraziamo di cuore, Illustri Signori, di tanta cortesia. E lasciate che Noi ne interpretiamo il profondo, ma trasparente significato. La vostra presenza, cioè, sembra a Noi che essa significhi l’omaggio non solo delle vostre singole persone, ma anche della professione medica che la vostra «Giornata» intende richiamare alla pubblica opinione. Ebbene, è in questa veste che Noi vi riceviamo. Vogliamo onorare con le vostre persone la vostra benemerita attività, e vogliamo cogliere l’occasione per riaffermare solennemente davanti a voi la benevolenza, la stima, l’incoraggiamento, la speranza che la Chiesa ripone in tutti coloro, che, come voi, dilettissimi medici, sono a servizio di una missione fra le più alte e generose a cui sia chiamata la persona umana nel mondo. Come ha ricordato, infatti, il Concilio Ecumenico: «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore» (Cost. Gaudium et spes, n. 1).
E precisamente la professione del medico è consacrata al servizio di coloro che soffrono. La dignità e la responsabilità di una tale vocazione non sarà mai sufficientemente compresa e approfondita. Assistere, curare, confortare, guarire il dolore umano, è una missione che per nobiltà, per utilità, per idealità è la più vicina a quella del Sacerdote: con la missione del Sacerdote, quella del medico è l’attività che più merita le benedizioni di Dio, perché porta alla sua più alta espressione il volto dell’amore. Giova, pertanto, ricordare a questo riguardo la parola dello Spirito Santo che nel libro dei Proverbi ammonisce: «Onora il medico, a motivo del tuo bisogno; perché è il Signore che l’ha creato. Dall’Altissimo infatti viene ogni guarigione» (Prov. 38, 1-3).
Bastano queste riflessioni per farvi comprendere quanto Noi stimiamo e incoraggiamo la vostra iniziativa.
Il Nostro affettuoso pensiero corre intanto a quanti, come voi, diletti medici qui presenti, in qualsiasi settore si adoperano a servizio dei malati nelle cliniche, negli ospedali, negli ambulatori, e diciamo a tutti: per quest’opera di vera misericordia che voi fate, per questa solidarietà che offrite ai Nostri figli sofferenti, per il conforto che ad essi prestate, siate benedetti dal Signore!
E permettete che vi rivolgiamo una duplice raccomandazione: amate la vostra professione! Essa è una grande scuola per voi. Vi rende sensibili verso il dolore dei vostri fratelli, vi aiuta a comprenderli e a rispettarli, ed affina in voi i più nobili impulsi del cuore, per la dedizione e lo spirito di sacrificio che essa esige da voi. La vostra attività è anche un’alta lezione per l’intera società: poiché è ancora e sempre l’esempio di generosa bontà verso i fratelli, che, più di ogni parola, trascina le anime, smuove gli animi anche più freddi, ed offre alla vita della comunità un argomento di fiducia e di stabilità morale.
L’altra raccomandazione riguarda l’animo con cui dovete esercitare la vostra professione. I vostri pazienti hanno bisogno, sì, della vostra scienza e competenza, ma richiedono altresì molta comprensione e molto amore. Una scienza fredda, che non si immedesimi con colui che soffre e non ne percepisca tutti i riflessi psicologici, come le ansie, la sfiducia, la ribellione, la rassegnazione, non lo cura perfettamente. Ecco allora l’importanza della carità cristiana nell’esercizio della vostra arte: è tanto più facile, tanto più bello, tanto più meritorio quando si assiste il dolore umano per amore di Cristo, il grande misterioso Paziente, che soffre in ciascuno di coloro sui quali si curva buona e saggia la vostra professione.
Questi sono i Nostri voti, come Ci sgorgano dal cuore con grande spontaneità e confidenza; e mentre preghiamo il Signore per voi affinché vi conceda ogni più desiderata consolazione, paternamente vi benediciamo, unitamente ai vostri cari e ai vostri ammalati, augurando felice successo alla vostra «Giornata».
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