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DISCORSO DI PAOLO VI
AI PARTECIPANTI ALL'XI CONGRESSO NAZIONALE
DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI PATOLOGIA

Venerdì, 31 ottobre 1969

 

Illustri Signori e diletti figli,

Il presente incontro con voi Ci allieta e Ci onora, e vi ringraziamo di cuore per il tratto di amabile deferenza che vi ha portato da Noi nella circostanza del XX di fondazione della Società Italiana di Patologia e del suo XI Congresso Nazionale, che si svolge qui in Roma sul tema: Biologia delle cellule neoplastiche.

Il desiderio vostro di vedere e ascoltare la parola del Papa è per Noi un fatto che luminosamente vi qualifica come uomini di scienza; significa che i vostri studi e le vostre ricerche non si esauriscono in un impegno puramente scientifico, ma intendono mantenere stretti contatti con la sfera religiosa per risolversi in un servizio più elevato, più fecondo, più generoso a favore del prossimo.

Permetteteci, adunque, di manifestarvi il Nostro più cordiale compiacimento.

CONQUISTE

Rivolgendo la parola a voi, illustri rappresentanti della scienza, la Nostra intenzione non può certamente essere quella di esprimere un apprezzamento sulle questioni che formano l’oggetto delle vostre giornate di studio. Ciò esula dalla Nostra competenza, che si esercita in un campo diverso dal vostro, quello del divino, dello spirituale, del rapporto dell’anima con Dio.

Distinzione tra i due campi, tuttavia, non significa separazione o, tanto meno, opposizione e incompatibilità. A questo riguardo affiorano nella Nostra mente le obiezioni entrate nella psicologia e nel pensiero moderno sul preteso conflitto tra la scienza e la religione, quasi questa nulla più abbia da dire all’uomo di scienza, ma gli sia estranea, anzi dannosa e di impedimento alla sua libertà di studio e di ricerca. Lo stesso Concilio Ecumenico non mancava di avvertire: «Molti nostri contemporanei sembrano temere che, se si fanno troppo stretti i legami tra attività umana e religione, venga impedita l’autonomia dell’uomo, della società e delle scienze» (Cost. Gaudium et Spes, n. 36).

È vero invece che la Chiesa non può essere estranea alla vostra attività. Essa non teme il progresso scientifico, ma anzi l’incoraggia, lo onora e ne favorisce la migliore utilizzazione per il bene dell’umanità. È consapevole che la scienza, come tutti gli altri valori umani, ha una grande funzione non solo in ordine alla evoluzione perfettiva dell’uomo, ma anche per una scoperta sempre maggiore di Dio, delle sue opere, del suo mistero: di Dio, dal quale rivelazione e ragione, grazia e natura derivano come due canali di verità e di vita che hanno la stessa fonte e convergono alla stessa foce. Ogni conquista della scienza costituisce una maggiore possibilità di avvicinamento tra i due termini: Dio e l’uomo.

Ciò spiega perché l’animo dello scienziato di oggi si apra più facilmente ai valori religiosi e morali: avverte sempre di più che le sue conquiste non bastano all’uomo, non al pensiero scientifico, né potranno mai dare una risposta sufficiente ai più gravi interrogativi psicologici e metafisici che in ogni tempo si sono posti alla sua coscienza circa la sua origine, il suo destino, il significato della sua esistenza. È naturale allora che il sapiente si orienti con umiltà e fiducia verso la sfera superiore dei valori religiosi per trovare luce, conforto spirituale, speranza. È ciò che in questo momento fate voi, o Signori, rendendo omaggio con la vostra presenza al Capo della Cattolicità. Gesto nobilissimo, che dimostra la sensibilità spirituale della vostra attività.

FIDUCIA

Vi diremo allora: il vostro sforzo scientifico, pur rivolto alla realtà conoscibile ed esteriore, sia sempre come una propedeutica all’incontro con quel mistero che tutto illumina e chiarisce, il mistero di Dio che ha creato l’uomo e ha lasciato in lui l’orma e il desiderio della sua gloria infinita. A voi spetta salvaguardare questa elevata concezione della scienza e difendere sempre il primato dello spirito minacciato oggi più che mai dal materialismo dilagante. E vi diremo ancora: come la Chiesa ha fiducia in voi, così voi abbiate fiducia nella Chiesa, né vogliate considerare i suoi interventi per la tutela dei valori morali e spirituali dell’uomo come indebita ingerenza lesiva di quella autonomia che il Concilio Ecumenico vi ha riconosciuta (ibid. n. 36). Sappiate invece apprezzarli come una garanzia per l’uomo, affinché i meravigliosi progressi di cui esso è artefice non tornino a suo detrimento, ma abbiano a risolversi a suo vero bene.

PERSEVERANZA

Non possiamo prendere commiato da voi, illustri Signori, senza prima avere espresso il Nostro più vivo compiacimento per il vostro Congresso che si propone di offrire il proprio contributo alla lotta contro il cancro. Noi vi ringraziamo di questi vostri sforzi in un settore dove i tentativi compiuti sono innumerevoli, ma ancora insufficienti di fronte alla complessità del problema e all’estrema difficoltà di una definitiva soluzione. E nel dirvi grazie, Ci sentiamo interpreti di milioni e milioni di esseri umani che guardano con angosciosa attesa a quanti, come voi, si adoperano per allontanare dall’umanità l’enorme somma di sofferenze, non solo fisiche, ma spirituali altresì, che le deriva da questo inesorabile flagello. Volentieri chiederemo a Dio di illuminare i vostri intelletti e suscitarvi quelle intuizioni geniali che valgono a far progredire la scienza; ma gli chiederemo anche per ciascuno di voi la pazienza e la perseveranza a proseguire in un cammino irto di difficoltà e non privo, purtroppo, di disillusioni.

A ciò amiamo aggiungere un augurio cordiale per l’Istituto di Patologia che ha promosso il vostro Congresso e in questo ventennio di attività si è egregiamente distinto nel concerto della collaborazione scientifica italiana e internazionale: auguriamo cioè che esso possa essere efficace strumento di intesa reciproca, di scambi fecondi di studi e di esperienza, e di pacifica affermazione nel campo della scienza.

I Nostri voti sono avvalorati dall’Apostolica Benedizione, che di cuore impartiamo a voi e a tutti i vostri cari, in auspicio del continuo aiuto di Dio sulle vostre quotidiane fatiche.

 



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