DISCORSO DEL SANTO PADRE PAOLO VI
AI PELLEGRINI CONVENUTI NELLA BASILICA VATICANA
NELLA FESTA DI SAN GIUSEPPE ARTIGIANO
Venerdì, 1° maggio 1970
La vostra venuta coincide quest’oggi con il 1° maggio, giorno dedicato alla celebrazione del Lavoro, che, come tutti sanno, ha assunto nella società moderna una valutazione di primaria importanza, e che la Chiesa ha onorato con tanti suoi insegnamenti.
Quali siano le dottrine, quali i problemi, quali gli avvenimenti che si riferiscono al Lavoro Noi adesso non intendiamo trattare. Solo ci basti invitare voi tutti a innalzare al Signore una speciale preghiera per il mondo del lavoro secondo alcune particolari intenzioni.
Vogliamo pregare affinché il concetto del lavoro sia visto nel piano di Dio in ordine alla natura ed alla persona umana, la quale mediante il lavoro esplica il suo ingegno e le sue energie e perfeziona se stessa, e mediante il lavoro conquista il dominio delle cose e le pone al proprio servizio.
Perciò pregheremo affinché il lavoro, e specialmente quello moderno che pone strumenti meravigliosi nelle mani dell’uomo, sia considerato come sintesi, non come contrasto fra il suo ingegno e la sua opera, e sia così in sempre più larga misura estesa l’efficienza dell’attività umana e insieme diminuita la fatica, così che l’uomo trovi nel lavoro la sorgente del progresso, cioè del benessere sia materiale che spirituale.
Pregheremo parimente affinché la distinzione fra gli uomini, che deriva dalla diversa funzione esercitata nell’esecuzione e nell’incremento del loro operare, non li renda avversari fra loro, ma collaboratori, li educhi alla solidarietà, non alla separazione sociale, non accresca in loro l’egoismo e la lotta, ma piuttosto il senso dell’ordine reclamato dalla complessità dell’impresa e dal pubblico bene, e trovi il suo giusto e libero equilibrio nella saggia partecipazione alla responsabilità dell’organizzazione dell’impresa stessa e nell’equa distribuzione dei profitti economici e dei diritti civili.
Ancora bisogna pregare per la concordia fra le categorie sociali, anche nella fase sempre aperta della difesa dei rispettivi interessi, per la tutela e la promozione economica e morale delle classi sociali oggi meno favorite, e specialmente per la schiera ancora immensa degli umili, dei poveri, dei disagiati, dei bisognosi, degli oppressi, dei disoccupati, dei profughi, degli emigranti, dei lavoratori impegnati a fatiche estenuanti e malsane.
Pregheremo specialmente per i giovani, quelli delle nuove leve del lavoro, affinché siano convenientemente istruiti e preparati, siano socialmente, moralmente e spiritualmente assistiti, in modo che essi sentano e vivano la dignità della loro condizione: non decadano nella volgarità e nel disgusto dell’ambiente, dove spesso la fatica, la disciplina, la promiscuità, il gregarismo li obbligano a vivere; possano integrare con l’educazione, la cultura, il risparmio, la ricreazione, l’amicizia, la preghiera, la pesante e monotona loro attività; e sappiano prepararsi alla felicità e al dovere dell’amore sano e della famiglia buona, ed insieme nutrire la coscienza del servizio leale e generoso alla comunità civile.
Pregheremo anche per la donna introdotta oggi in ogni campo di lavoro, affinché, tanto dotata di umane qualità e tanto educabile ad ogni perfezionamento, ella possa dimostrare la sua capacità ed il suo valore, possa conservare la sua peculiare personalità spirituale e morale, e possa infondere negli ambienti nei quali presta l’opera sua quel senso del dovere, quella delicatezza pia, dignitosa e gentile di sentimento e di costume, ch’è propria della sua privilegiata natura.
E infine una preghiera per ogni singolo lavoratore, perché ami il proprio lavoro, lo compia con dedizione, con dignità, con onestà, vi acquisti abilità e competenza, senta nel suo animo la parentela che lo unisce a Cristo lavoratore e salvatore, e sappia in sé alimentare quella coscienza religiosa e morale che lo rende vero uomo forte, diritto, generoso e libero, ed insieme sincero cristiano chiamato alla dignità, alla speranza e alla beatitudine del regno di Dio.
San Giuseppe, oggi venerato come esempio e come protettore del mondo del lavoro, voglia avvalorare la nostra preghiera. A voi tutti la Nostra Benedizione.
Siamo debitori di un vivo ringraziamento ai cinquecento operai di Prato, venuti, insieme col loro Vescovo, a dirci tutto il loro affetto per il 50° anniversario del Nostro sacerdozio. Sappiamo bene che, per compiere questo atto gentile, avete voluto sostare appositamente a Roma, nel pellegrinaggio che vi porterà a Pompei: ne cogliamo occasione per raccomandarci alle preghiere, che eleverete in quel celebre santuario mariano. Avrete un ricordo per Noi, vero? Per le Nostre intenzioni nell’universale ministero pontificale, per il peso quotidiano della sollicitudo omnium Ecclesiarum, della sollecitudine per tutte le Chiese (2 Cor. 11, 28), per le sofferenze e le ansie del mondo. E Noi ricambieremo la vostra carità con una particolare invocazione al Signore e alla Vergine Santa per voi, per le vostre famiglie, per i vostri figli, per il vostro lavoro, e soprattutto perché continuiate ad essere figli fedeli della Chiesa, facendo onore, sempre, al nome cristiano. Vi accompagna la Nostra Apostolica Benedizione, che impartiamo a voi, al vostro zelantissimo Vescovo e, per il suo tramite, all’intera città e diocesi di Prato.
Un paterno saluto rivolgiamo ora al gruppo dei fedeli di Bozzolo e di Cicognara-Roncadello Po, venuti pellegrini a Roma a conclusione delle manifestazioni commemorative del loro venerato parroco, l’indimenticabile Don Primo Mazzolari.
Siate i benvenuti, figli carissimi ! Se grande è la gioia vostra per questo odierno incontro col Papa, non minore è la consolazione che Noi stessi proviamo nel vedere i vincoli di affetto e di venerazione che ancora vi legano a colui che per tanti anni, con fede generosa e dedizione piena, fu guida e padre delle vostre anime. Niente più prezioso e desiderabile di questa intima unione spirituale tra clero e fedeli. Né potevate offrire alla memoria dello scomparso tributo più degno di questa pubblica testimonianza di amore e venerazione alla persona del Vicario di Cristo; testimonianza, nella quale ci piace ravvisare la conferma dei vostri impegni di vita cristiana e il proposito di rimanere «forti nella fede» (1 Petr. 5, 9).
È questo il significato che Noi amiamo attribuire anche alla lampada che ci avete chiesto di benedire e di accendere, e che arderà perennemente sulla tomba del vostro antico parroco, mettendo in pratica in tal modo l’esortazione dell’apostolo Paolo: «Tenete viva la memoria dei vostri capi che vi hanno predicato la parola di Dio, e considerando quale è stata la fine della vita da essi vissuta, imitate la loro fede» (Hebr. 13, 7).
Con questi sentimenti, aderiamo volentieri al vostro desiderio, e con effusione di cuore impartiamo a voi e a tutti i vostri cari la propiziatrice Apostolica Benedizione.
Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana