DISCORSO DI PAOLO VI
ALLE RELIGIOSE ADDETTE AL CANTO LITURGICO
Giovedì, 15 aprile 1971
Il vostro numero, veramente cospicuo, e soprattutto il significato del Convegno Liturgico-musicale, a cui partecipate, Religiose addette al canto che affollate questa udienza, ci ha fatto preferire stamane di ricevervi a parte. E se, purtroppo, il tempo a disposizione non ci permette di intrattenere con voi un discorso approfondito sul tema del canto, che ci è sempre stato e ci sta molto a cuore, abbiamo desiderato ugualmente di soffermarci tra voi, per dirvi la Nostra ammirazione, la Nostra gratitudine, il Nostro incoraggiamento per l’opera che svolgete nelle vostre comunità, come tra la gioventù e nelle Parrocchie: opera di animazione, di raffinamento, di elevazione, di educazione al canto, e, mediante questo, alla liturgia, e, quindi, alla preghiera e al culto divino. Opera, perciò, di vero, di grande, di necessario apostolato!
NELLA LINEA DEL CONCILIO
La vostra presenza ci dice come non manchino i talenti e le forze per il rinnovamento liturgico, inaugurato dal Concilio Vaticano II e fatto avanzare con sapienti direttive dagli organi competenti della Santa Sede. Noi non abbiamo tralasciato occasione per avvalorare e sostenere le iniziative in atto, per spronare tutto il Popolo di Dio a prendere parte attiva alle celebrazioni liturgiche, con la voce e col canto, per dare così conferma di quella sua personale e intima presenza dello spirito, che è condizione insostituibile per avere nella Liturgia l’incontro interiore con Dio. Ora, che vi sia uno stuolo così largo di Religiose a dedicarsi con la loro esperienza, col loro gusto, col loro studio personale, a far vivere e a sostenere le linee maestre di quel rinnovamento, nella comprensione e nell’affetto del popolo cristiano: tutto ciò non può che dare grande soddisfazione, e meritare lode sincera. Nella Chiesa, dice Sant’Ambrogio, padre e animatore del canto liturgico in Occidente, «canta insieme il garbo armonioso della plebe, e il suo giubilo risuona ad un Cuor solo» (Expos. Evang. sec. Luc. 7, 24). Dice egli ancora dell’efficacia del canto sacro in difesa della fede: «quo nihil potentius»: nulla è più di esso efficace (Cfr. Serm. contra Auxentiunt, 33). Lode a voi, che alla vostra totale consacrazione a Cristo avete dato questo scopo magnifico di essere le educatrici al canto e alla liturgia, ove le anime si fondono nell’amore a Cristo, vivono dei suoi misteri, ne portano con sé il raggio luminoso e l’impressione di letizia e di pace, sì da poter trasformare la propria vita e da influire sull’intera comunità ecclesiale.
«SENSUS ECCLESIAE»
Vorremmo lasciarvi una raccomandazione: quella di avere sempre, in primo luogo, come principale preoccupazione per voi e per le anime, il sensus Ecclesiae, senza il quale il canto, invece che aiutare a fondere gli animi nella carità, può invece essere fonte di disagio, di dissipazione, di incrinatura del sacro, quando non di divisione nella stessa comunità dei fedeli. Sensus Ecclesiae vorrà dire per voi attingere nell’obbedienza, nella preghiera e nella vita interiore le ragioni alte ed elevatrici della vostra attività musicale; sensus Ecclesiae vorrà dire ancora studiare a fondo i documenti pontifici e Conciliari per essere continuamente aggiornate sui criteri che regolano la vita liturgica. Ci compiacciamo pertanto con l’Associazione Italiana di S. Cecilia, e col suo degno Presidente Nazionale Monsignor Antonio Mistrorigo, Vescovo di Treviso, per aver dato questa chiara impostazione al Convegno; il motto: «Amore e fedeltà alla Chiesa», come la parte formativo-spirituale e quella tecnico-musicale in cui esso si divide, dicono chiaramente come sia voluta la vostra opera in seno alla Chiesa. Sensus Ecclesiae vorrà dire infine discernimento per quanto riguarda la musica nella Liturgia: non tutto è valido, non tutto è lecito, non tutto è buono. Qui il «sacro» deve congiungersi col «bello», in una armoniosa e devota sintesi, che permetta alle capacità delle varie assemblee di esprimere pienamente la loro fede, per la gloria di Dio e per l’edificazione del Corpo mistico.
Sappiate pertanto operare una scelta oculata, saggia, imparziale dei canti sacri, affinché - guidate dalle norme della Chiesa, dalla vostra sensibilità liturgica, come dallo studio e dalla educazione del gusto - possiate arrivare definitivamente ad un «corpus» di canti liturgici italiani, che per i decenni futuri siano sulle labbra e nel cuore dei fedeli. La Costituzione sulla S. Liturgia ha consigliato ai musicisti di comporre «melodie» che abbiano l’e caratteristiche della vera Musica sacra . . . I testi siano conformi alla dottrina cattolica, anzi siano presi di preferenza dalle Sacre Scritture e dalle fonti liturgiche» (Sacrosanctum Concilium, 121). Ora sarà necessario saggiare se le varie composizioni sacre siano veramente fedeli a queste norme: quanto alla musica, che non siano solo ispirate alla moda tanto mutevole quanto talora priva di valore spirituale oltre che artistico. Sia dunque vostro compito scegliere per la Liturgia quelle musiche, che alla concreta praticità uniscano dignità d’arte e sensibilità di preghiera. Quanto ai testi, il brano citato del Concilio è esplicito: si cerchi quindi di avere qualcosa di veramente valido, lasciando quelle espressioni che, talora, non fanno onore né al contenuto sacro né alla forma della lingua italiana, risultando in certi casi sciatte, consuete, più a forma di slogan che di preghiera.
SCELTA OCULATA E SAGGIA
Altri testi e altre musiche che, senza aspirare a varcare la soglia del tempio, accontentino peraltro le moderne esigenze, specie della gioventù, potranno essere utilizzati in altre occasioni, di lieta e pensosa divagazione, di incontri di riflessione e di studio, come modo di convalidare col canto decisioni e fervori. Ma nella Liturgia, «esercizio del sacerdozio di Gesù Cristo . . . . opera di Cristo sacerdote e del suo Corpo che è la Chiesa . . . . azione sacra per eccellenza» (Ibid. 7), occorre quanto più è appropriato a questo suo peculiare e sublime carattere. Ecco qui dove esercitare quel sensus Ecclesiae, che deve guidare il vostro giudizio e le vostre scelte.
La Vergine Maria e Santa Cecilia vi guidino nel conservare intatto il vostro impegno per Cristo Signore, mettendo totalmente al suo servizio le doti di cui vi ha fornite. Noi lo preghiamo per voi, affinché «vi conceda la giocondità del cuore» (Eccli. 50, 25) e, nel suo Nome, tutte vi benediciamo, unitamente ai vostri istituti, alle opere e persone a cui vi dedicate, e alla benemerita Associazione Italiana di S. Cecilia, con l’augurio di sempre più lieti e promettenti traguardi.
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