DISCORSO DI PAOLO VI
AI PARTECIPANTI AL XII CONGRESSO NAZIONALE
DELL'UNIONE CATTOLICA ITALIANA INSEGNANTI MEDI
Sabato, 11 dicembre 1971
Figli carissimi,
L'odierno incontro con voi, membri autorevoli e qualificati dell’unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi, convenuti a Roma per il vostro XII Congresso Nazionale, suscita nel Nostro animo sentimenti di sincera soddisfazione, permettendoci di riprendere quel vivo e stimolante colloquio che altre volte abbiamo avuto con voi sui grandi problemi della scuola.
Con paterno compiacimento vediamo che in un momento, qual è quello di oggi, di generale e diffusa esigenza di rinnovamento delle strutture scolastiche, la vostra Unione non è rimasta inerte e insensibile davanti ai nuovi ed immensi problemi, ma intende entrare nel vivo dei dibattiti e offrire il suo apporto in ordine allo sviluppo della scuola e della società italiana. Il vostro Congresso ne dà splendida prova. Vi diciamo perciò la Nostra riconoscenza e facciamo voti che le risoluzioni da voi prese trovino efficace applicazione.
LA FUNZIONE DEL DOCENTE
Dobbiamo poi rilevare, con non minore soddisfazione, che il vostro Congresso ha concentrato la sua attenzione sulla funzione e sul ruolo del docente in rispondenza alle nuove esigenze del mondo giovanile, della scuola e della società. In realtà il problema del rinnovamento scolastico, al di là di ogni pur necessario cambiamento di strutture - campo nel quale la vostra Unione è peraltro seriamente impegnata - si pone oggi prevalentemente come rinnovamento della persona dell’insegnante, nella coscienza della sua funzione educativa, nel suo nuovo modo di essere e di comportarsi, nella sua capacità di stabilire rapporti interpersonali, nella serietà della sua preparazione culturale e professionale, nel modo di vivere e di proporre la dimensione etica e religiosa della cultura e della società.
Del resto è solo così che si potrà andare incontro all’esigenza di una scuola realmente educativa, quale oggi sempre più si richiede in una società caratterizzata dallo sviluppo scientifico e tecnologico ed oppressa da un processo, come si dice, di spersonalizzazione e di massificazione; di una scuola cioè in grado di sollecitare e di promuovere nei giovani lo sviluppo della loro personalità, e renderli uomini liberi, responsabili, aperti al dialogo con gli altri e disponibili al rapporto religioso con Dio. Come ha dichiarato il Concilio Vaticano II, «l’educazione dei giovani, di qualsiasi origine sociale, deve essere impostata in modo da suscitare uomini e donne, non tanto raffinati intellettualmente, ma di forte personalità, come è grandemente richiesto nel nostro tempo» (Gaudium et spes, 31).
ESSERE EDUCATORI
È chiaro che di fronte a questa finalità più squisitamente educativa della scuola e del rapporto scolastico, è necessaria da parte degli insegnanti una forte presa di coscienza della proprie responsabilità. Essere educatori nella scuola di oggi più che mai significa considerare questa missione come servizio, con l’animo sgombro da calcoli venali o da concetti puramente professionali. Significa abbandonare metodi eccessivamente autoritari nel proporre i contenuti dottrinali, assumendo un atteggiamento più umile e fraterno di ricerca della verità. E significa anche essere aperti al dialogo con gli alunni, rispettosi. della loro personalità, pronti al servizio richiesto, capaci di capire e fare proprie, anche nella sofferenza, le vere esigenze dell’anima giovanile, ma capaci insieme di infonderle il senso e l’energia del dovere.
In questa prospettiva, gli insegnanti cattolici sapranno trovare sempre il loro riferimento ideale nella contemplazione della persona di Gesù Maestro e nella meditazione della sua arte educativa, secondo lo spirito originario della vostra benemerita Associazione. Egli è il Maestro interiore di tutti, insegnanti ed alunni, che chiede la vostra collaborazione e che sostiene ed illumina con la sua grazia l’azione educativa di quanti credono in Lui ed agiscono nel suo nome.
Comprenderete allora quale conto facciamo Noi della capacità e della forza organizzativa della vostra Unione, nella quale voi fate confluire il meglio della vostra esperienza e dei vostri talenti. Essa costituisce il mezzo che viene a voi provvidenzialmente offerto per una sempre più adeguata preparazione morale, religiosa e professionale, e per una più significativa incidenza ed efficacia di testimonianza cristiana nella scuola.
Continuate adunque fidenti su questo solco; e comunicate questi sentimenti e queste nostre speranze alla schiera numerosa e valorosa degli altri che, come voi, consacrano le loro energie alla incomparabile missione dell’insegnamento.
Noi vi siamo vicini con l’affetto e con la preghiera; e di cuore vi benediciamo, per ottenere su di voi qui presenti, sull’intera Unione e su tutti gli iscritti che ne dividono ansie, speranze e gioia, la continua abbondanza delle divine grazie.
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