DISCORSO DEL SANTO PADRE PAOLO VI
ALLA PONTIFICIA COMMISSIONE
PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
15 marzo 1971
Ringraziamo il venerato e benemerito Monsignor Martino O'Connor per le nobili parole di indirizzo a noi rivolte, che ci accertano delle disposizioni e dei propositi con cui è stata celebrata l'annuale Congregazione Plenaria della Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali. Salutiamo i qualificati membri che vi hanno partecipato: Cardinali Gray, Gouyon, Araujo Sales e Guerri, i nostri confratelli Vescovi, i Consultori della Commissione, e i rappresentanti del "Catholic Media Council", venuti a nome delle Organizzazioni Internazionali Cattoliche della Stampa, della Radiotelevisione e del Cinema, come degli enti internazionali e nazionali cattolici che finanziano l'apostolato delle comunicazioni sociali nei Paesi in via di sviluppo.
Sappiamo che importanti temi vi hanno tenuto impegnati durante questi giorni fecondi di studio e di lavoro, e ci è motivo di compiacimento sapere che una équipe, così valida e preparata, dedica le sue energie ed esperienze al campo vasto e delicato delle comunicazioni sociali, uno degli aspetti giganteschi in cui da una parte si esprime e dall'altra viene condizionata la vita dell'uomo moderno. Né possiamo tacere la nostra soddisfazione nel rilevare un fatto molto importante: quello della preparazione dell'Istruzione Pastorale, avvenuta attraverso larghe consultazioni, con concorde fatica da parte di tutti, e con esito lusinghiero, che merita da parte nostra elogio e incoraggiamento, e apre le più care speranze all'orizzonte dell'azione della Chiesa in questo molteplice e poliedrico e complesso e sfuggente settore.
Il bel documento costituisce però un punto di partenza: adesso per voi può e deve incominciare un nuovo periodo di attività, in applicazione sia delle norme dell'Istruzione stessa sia delle conclusioni scaturite da questa Plenaria. Lasciate dunque che, a tale proposito, come a ricordo del nostro incontro e a coronamento dei vostri lavori, noi vi diamo alcuni consigli ispiratori della vostra azione, che ci scaturiscono dalla vigile sollecitudine con cui seguiamo la vostra preziosissima attività in seno alla Chiesa.
1. Sembra a noi che il primo dovere da compiere sia quello di approfondire la coscienza ideale della funzione dei mezzi di comunicazione sociale, di cui disponiamo. Essi si inseriscono con la loro esile vena, nell'oceano delle cornunicazioni sociali moderne: talché la loro voce sembra talora sommersa e impotente. Potrebbe anche essere. Tuttavia, la sproporzione non ci deve abbattere: i nostri mezzi sono necessari, sono indispensabili! Sono un atto di presenza nel mondo dell'opinione pubblica, che dice come noi abbiamo un dovere, una funzione, un amore verso di esso; sono come tramiti della Parola di Dio e del messaggio evangelico nella congerie spesso caotica e contraddittoria della parola umana e delle odierne ideologie.
Il decreto Inter mirifica ha ribadito solennemente che la Chiesa, proprio perché investita della missione di "arrecare la salvezza a tutti gli uomini e mossa dalla necessità di evangelizzare... giudica suo dovere predicare l'annuncio della salvezza anche mediante gli strumenti della comunicazione sociale e insegnare agli uomini il loro retto uso. Compete perciò alla Chiesa - ha continuato il Concilio - il diritto nativo di usare e possedere siffatti strumenti nella misura in cui essi siano necessari od utili alla formazione cristiana e alla sua opera per la salvezza delle anime" (N. 3; cf.n.17) .
Proprio qui sta il punto: è, questo, un apostolato, una missione, un atto di fede. Occorre perciò proseguire, fiduciosamente, in questo impegno grande e benefico, perché è condizione indispensabile per l'innesto della verità e della luce cristiana nel mondo di oggi, che nel suo pluralismo ha bisogno di essere orientato dai solidi princlpi della Rivelazione. E se questo non lo facciamo, chi lo farà al nostro posto? Si sal evanuerit, in quo salietur? (Mt 5, 13)
2. Sorge, pertanto, in secondo luogo, la questione del metodo: occorre usare bene dei mezzi che abbiamo a disposizione; accrescerli, se possibile, stimolando le enormi energie di carità e di apostolato che esistono, di cui è bella testimonianza l'opera del "Catholic Media Council". A questo proposito, le iniziative di Bogotà, della Radio Veritas di Manila, della stessa Radio Vaticana, che ha celebrato di recente il suo quarantennio, della stampa cattolica, compiono un servizio prezioso, ma abbisognano di un appoggio costante, e al tempo stesso possono e debbono essere imitate in più numerosi Paesi, sfruttando anche le felici possibilità che la cordiale collaborazione con gli Enti radiotelevisivi nazionali può offrire alla buona causa. Ma soprattutto occorre usar bene di questi mezzi, evitando passi falsi che si pagano sempre cari!
Noi dobbiamo avere sempre coscienza e fedeltà a due princìpi: la visione del mondo alla luce del pensiero cattolico, e la finalità spirituale e apostolica, a cui questi mezzi devono tendere, cioè il bene dei fratelli e del popolo a cui sono rivolti, secondo l'insegnamento del Concilio. Il nostro non è un fine puramente informativo, culturale, né tanto meno affaristico: ma è formativo, ma è apologetico, ma è pedagogico! La nostra attività non può perciò prescindere dall'essere una "testimonianza", non foss'altro alla verità della notizia. Ecco il perché della grande probità professionale richiesta: dobbiamo essere creduti, anche se la nostra voce è debole.
3. E, in quest'ordine di idee, ci sia lecito, in terzo luogo, accennare ad un problema molto delicato, che ci sta molto a cuore, anche se esso esigerebbe una maggiore ampiezza di tempo e di trattazione. Ma vogliamo almeno indicarlo alla vostra riflessione. Pensiamo cioè allo spirito che dovrebbe sempre guidare l'attività di coloro che dedicano il loro talento e il loro lavoro alla diffusione dei servizi delle comunicazioni sociali nell'ambito della Chiesa, e che dovrebbero avere sempre di mira l'edificazione, non il turbamento, non il disorientamento, non la divisione, non la corrosione dell'unità, della fiducia, della carità, che devono caratterizzare la famiglia ecclesiale. A noi pare che pur troppo vi siano gruppi e centri dediti a questa attività non sempre guidati da questo spirito animatore autenticamente cattolico; essi si appellano ai diritti dell'informazione oggettiva: è poi sempre oggettiva la loro informazione? o almeno integralmente oggettiva, o spesso volutamente parziale? Si appellano alla funzione doverosa e benefica della critica in seno alla Chiesa; e tale può essere; ma a chi spetta tale funzione? e se esercitata con criteri soggettivi o con limitata cognizione dei fatti, è sempre onesta? è sempre benefica? e se ispirata da criteri aprioristici di contestazione negativa, si può dire veramente fedele alla verità e alla carità? Si veda da quali settori essa riscuote lodi e consensi: forse da giovani desiderosi di sincero rinnovamento; e sta bene: ma è con questo cibo che deve essere alimentata abitualmente la loro legittima fame? è buona pedagogia cotesta? che se i consensi vengono da altra parte, notoriamente avversa alla Chiesa e alla rettitudine del suo insegnamento, non è piuttosto da reputare biasimo, piuttosto che onore? Noi pensiamo perciò al danno che compiono pubblicazioni o la diffusione di notizie con tale spirito corrosivo e contestatore, creando un disorientamento pericoloso, un doloroso stupore, una diffusa incertezza nelle file dei cattolici, i quali invece non mai come oggi, debbono essere uniti per far fronte alla confusione delle idee e al livellamento e alla rilassatezza del costume morale, pubblico e privato, purtroppo caratteristico del tempo presente, a cui contribuisce in larghissima parte l'uso dei mezzi di comunicazione sociale. Sono episodi che affliggono profondamente. Basti questo accenno: ma vogliamo credere che i responsabili mediteranno sulla gravità di un atteggiamento, che può portare deplorevoli danni, di cui dovranno render conto non tanto alla comunità ecclesiale, quanto piuttosto al giudizio di Dio.
Ecco, venerati Fratelli e figli carissimi, quanto abbiamo voluto rivolgervi in questa per noi tanto gradita occasione. Il vedervi qui, piccola schiera, che rappresenta autoritativamente quanto si compie nei vari continenti da parte cattolica nel settore delle comunicazioni, ci fa pensare ad una caratteristica essenziale, antonomastica della Chiesa di questa terra, la Chiesa militante. Si, voi siete la milizia della verità; siete un gesto di amicizia e di carità verso quel mondo che è l'opinione pubblica; siete i seminatori al vento della Parola, che educa, che forma, che genera buoni pensieri e buoni propositi: e voglia il Cielo che il buon seme trovi sempre il terreno ben preparato a rendere anche il cento per uno!
Procedete con metodo, con continuità, con sacrificio, con speranza! E' il nostro augurio, con cui vi accompagniamo nel vostro lavoro, assicurandovi un particolare ricordo nella preghiera Con la nostra Apostolica Benedizione.
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