DISCORSO DEL SANTO PADRE PAOLO VI
PER L’INAUGURAZIONE DEL MUSEO ARTISTICO-STORICO
DELLA BASILICA DI SAN PIETRO
Lunedì, 23 dicembre 1974
Signor Cardinale,
Le siamo assai grati per queste parole, che Ella ci rivolge anche a nome del Capitolo e della Fabbrica di San Pietro, nonché di tutte le persone che dedicano la loro vita al servizio di questa prestigiosa Basilica.
L’incontro di stasera, pur nella sua semplicità, riveste un significato tutto particolare: è imminente l’apertura della Porta Santa, nella notte del prossimo Natale, ed è perciò obbligato il richiamo al Giubileo, per la cui preparazione ferve, e non da oggi, l’attività dei responsabili e degli addetti alla Basilica. Il dono dell’artistico «martello», che noi stessi adopreremo per la storica cerimonia, e per il quale ringraziamo di gran cuore, riporta con immediatezza simbolica all’inizio dell’anno di grazia, che attrarrà qui, sulla tomba dell’Apostolo Pietro, le fiumane di pellegrini per entrare nella Basilica attraverso la Porta Santa, come in un mistico accesso alle fonti della grazia, della riconciliazione, del perdono: «Haec porta Domini, iusti intrabunt in ea» (Ps. 117, 20).
Ma accanto al fatto immediato e incomparabile dell’Anno Santo, vi è la realtà di fondo, a cui si aggancia l’inaugurazione del Museo, e che spiega la dinamica stessa del Giubileo e, in genere, tutta la storia mirabile, straordinaria, unica, di questo luogo Santo: e questa realtà è la Tomba dell’Apostolo, il luogo ove la Pietra della Chiesa diede l’estrema e più alta testimonianza al Cristo, che l’aveva scelto e investito della funzione e del carisma di rappresentarlo in terra, e di esserne come il prolungamento visibile, per il tramite dei Successori, fino alla consumazione dei tempi. Qui, nei secoli, sono venuti i pellegrini di tutte le genti per venerare il sepolcro di Pietro: senza questa presenza spirituale, il Colle Vaticano, pur così ricco di memorie archeologiche, non sarebbe che un vuoto relitto di epoche passate; non esisterebbe questa Basilica, scrigno superbo, reliquiario insuperabile di quel primitivo ricettacolo dei resti mortali dell’Apostolo, con tutta la storia d’arte e di fede ch’essa racchiude. Di qui si sprigiona l’irresistibile fascino, che ha sempre esercitato questo «Sancta sanctorum» e che tuttora ci prende ogni volta che ne varchiamo la soglia.
Ebbene, anche il Museo Storico Artistico, che ora inauguriamo, si inserisce in questo stupendo contesto: esso è una testimonianza di quel flusso ininterrotto di pellegrini, che qui vennero a pregare sulla Tomba di Pietro, e, per lui, a prolungare la sua stessa confessione di fede: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Matth. 16, 16) nei riti splendenti che si sono celebrati nei secoli in questa Basilica; e al tempo stesso è un richiamo di forte attrazione spirituale. Ci rallegriamo che il Museo sia stato riordinato secondo moderni criteri storici e didattici, in modo che risalti per il visitatore, nei limiti del possibile offerti dal materiale conservato, la continuità di questa attrazione misteriosa e potente. La sua visita, come vogliamo sperare, non sarà perciò soltanto un atto di curiosità, sia pure devota e pia; ma un ripercorrere, sotto un particolare punto di vista, le tappe del cammino della fede, che vede in Pietro il sostegno e l’anello di congiungimento con Dio, nell’economia della salvezza portata da Cristo dal seno del Padre, e stabilmente fondata sulla mediazione della Chiesa.
Per questo significato, che va ben al di là dell’occasionale inaugurazione, ed abbraccia in una parola la costituzione stessa, effettiva di quella Chiesa «onde Cristo è Romano», noi ci rallegriamo con Lei, Signor Cardinale, e con quanti hanno collaborato o collaborano per la riuscita e la conservazione dell’importante iniziativa del Museo Storico Artistico. Invochiamo su tutti la protezione del Principe degli Apostoli, potentissimo intercessore presso Cristo Gesù per la santa Chiesa, e, in pegno di grande benevolenza, siamo particolarmente lieti di impartire la nostra particolare Benedizione Apostolica.
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