DISCORSO DI PAOLO VI
AGLI ATENEI DELLA COMPAGNIA DI GESÙ
Mercoledì, 6 agosto 1975
Siamo molto lieti di questo odierno incontro con voi, Rettori delle Università, che la Compagnia di Gesù sostiene in tutto il mondo. Fin dalle origini, il vostro Ordine ha avuto dal suo Fondatore il compito, tra gli altri, di una grande e vigile sensibilità per i problemi della cultura e per la gioventù che si dedica agli studi superiori. Effettivamente, il vostro Ordine ha avuto sempre come una delle sue finalità la promozione della presenza del messaggio cristiano nel campo della cultura. Ci piace sottolineare subito questa prerogativa: sia per rilevarne il valore intrinseco, sia per dirvi la nostra gratitudine e le nostre apprensioni per un lavoro tanto impegnativo e delicato, dal quale dipende la promozione della Chiesa negli avamposti del pensiero umano e della vita dello spirito, ove sono in gioco le poste supreme dell’uomo. L’apostolato nel settore della cultura è, soprattutto oggi, di insostituibile importanza: e lo dimostrano le pagine che la Costituzione Pastorale Gaudium et Spes ha dedicato al progresso della cultura, e alla responsabilità dei credenti in questo campo (Cfr. Gaudium et Spes, 53-62; specialmente il 62).
Questo per dire a voi la stima, che nutriamo per la vostra missione, e altresì l’importanza che attribuiamo a questo incontro per sottolineare alcuni punti che sembrano a noi fondamentali nell’odierno quadro della vita della società e della Chiesa, con particolare riguardo al ruolo che vi devono svolgere le Università Cattoliche.
I. Il mondo odierno è caratterizzato dalla vertiginosità dell’evoluzione culturale, in tutti i settori. La cultura appare come una sfida allo stesso uomo che è artefice e promotore della cultura medesima. La citata Costituzione ha dato di questa situazione una diagnosi lucidissima (Cfr. Ibid. 54-57). Dinanzi alla trasformazione così decisiva che il mondo sta attraversando, la missione dell’Università Cattolica diventa sempre più impegnativa e anche originale. In questi ultimi anni i Dirigenti delle Università ecclesiastiche, in collaborazione con la nostra benemerita Congregazione per la Educazione Cattolica, hanno studiato i molteplici problemi che l’evoluzione culturale pone, al fine di ricercare, e di determinare con precisione quale servizio l’Università Cattolica debba offrire alla Chiesa e al mondo, di fronte all’irruente trasformazione odierna. La macchina tecnologica corre sempre più veloce, le occorrono dunque dei fari potenti che facciano vedere sempre più lontano, se si vuole evitare che tale evoluzione culturale, che ha in sé una polarità ambigua, si rivolga a danno dell’uomo stesso. Quale luce deve apportare l’Università Cattolica?
II. In alcune Università Cattoliche, in questi ultimi anni, si è ritenuto di poter rispondere agli interrogativi dell’uomo e del mondo, indebolendo la propria caratterizzazione cattolica. E la conseguenza? Si è assistito ad un affievolimento dei valori cristiani, mettendo al loro posto un umanesimo, che si è trasformato in una vera e propria secolarizzazione; si è assistito anche all’abbassamento dei costumi nell’ambito dei «campus» universitari, facendo perdere di vista ai giovani il fascino di molte virtù. Tali tendenze, di ordine intellettuale e disciplinare, hanno avuto per conseguenza l’accrescimento in mezzo al popolo di Dio di un certo disinteresse nei confronti delle Università Cattoliche, e riguardo ai problemi delle Università, che perciò han risentito della conseguente mancanza di sostegno e di incoraggiamento. La Chiesa ha invece bisogno, oggi più che mai, delle Università Cattoliche. Guai a noi se lo dimenticassimo! La Chiesa, proprio perché è sempre più conscia della sua missione salvifica in questo mondo, vuole sentirsi vicini questi Centri, vuole averli presenti ed operanti nella diffusione del messaggio autentico di Cristo. In altre parole, li desidera «cattolici», e quando li vede tali è disposta a dare, anche con enormi sacrifici, il proprio aiuto.
Le Università Cattoliche devono essere aperte al mondo ed ai problemi di oggi; devono promuovere il dialogo con tutte le culture, con gli atei, con i non cristiani, con i cristiani di varie confessioni; l’esempio della Chiesa del postConcilio è vivo al riguardo! Ma tutto questo deve essere fatto, mantenendo intatto il carattere di Università Cattoliche - e, per voi, di Università Cattoliche proprie della Compagnia di Gesù - procurando sempre, nell’insegnamento, nelle pubblicazioni e in tutte le forme della vita accademica, la piena ortodossia della dottrina, l’ossequio al Magistero della Chiesa, la fedeltà alla Gerarchia ed alla Sede Apostolica, senza indulgere ad un relativismo dottrinale o ad una morale permissiva, incompatibili con le caratteristiche di un’Università che voglia definirsi «Cattolica». Il mimetismo dottrinale e morale non è certo conforme allo spirito del Vangelo, che ci vuole «sale della terra» sotto pena, se ce ne dimenticassimo, di esser gettati via, avendo perduto il sapore (Cfr. Matth. 5, 13). Del resto coloro stessi che non condividono le posizioni della Chiesa chiedono a noi estrema chiarezza di posizioni, per poter stabilire un dialogo costruttivo e leale. Il pluralismo culturale e il rispetto dovuto alla persona dei fratelli non faranno mai perdere di vista al cristiano il suo dovere di servire la verità nella carità (Cfr. Eph. 4, 15), di seguire quella verità di Cristo che, sola, dà la vera libertà (Cfr. Io 8, 32; Gal. 4, 31; 2 Cor. 3, 17).
III. Certo, oggi sono gravi le difficoltà che incontra una Università Cattolica. Ma esse non devono scoraggiare né portare alla tentazione, manifesta o subdola, di lasciare questo settore per cederlo ad altri. Al riguardo, occorre precisare che è certamente lodevole e necessaria la collaborazione dei laici e di altri sacerdoti non gesuiti nella gestione dell’università, ma bisogna procurare che ciò avvenga convenientemente, in modo che la Compagnia conservi l’autorità necessaria per far fronte alle sue responsabilità cattoliche. La Compagnia non dovrà perciò declinare la sua autorità in quelle che sono sue Università. Perdere questa benemerita tradizione significherebbe non solo mancare alla Vostra «identità», ma anche e soprattutto perdere qualcosa di cui la Chiesa ha bisogno e di cui non può fare a meno.
IV. L’Università Cattolica è chiamata oggi più che mai a promuovere nel suo seno un ambiente veramente cattolico, ove cioè il cattolicesimo sia vivo, operante, visibile; di ciò sentono bisogno gli stessi docenti e principalmente i giovani. Non basta l’insegnamento religioso - che, come è ovvio, deve essere curato con serietà scientifica e nella fedeltà dell’insegnamento della Chiesa -; occorre creare anche quell’atmosfera in cui i giovani si sentano sinceramente trascinati a seguire Cristo? ad amarlo e a portarlo agli altri. Proprio in seno all’Università i giovani devono acquistare o, se già lo hanno acquistato, promuovere uno stile di vita autenticamente cristiano, sentire la serietà della professione, l’entusiasmo di essere domani «leaders» qualificati, testimoni di Cristo nei posti in cui dovranno svolgere la loro professione. La gioventù, se opportunamente seguita, non manca di rispondere con tutta la serietà del suo impegno. Ma bisogna presentare ad essa la visione totale. «cattolica», di tutte le realtà umane nella luce di Cristo, unica risposta suprema perché è il Verbo di Dio che interpella l’uomo, gli rivolge le parole di vita eterna (Cfr. Io. 6, 68), e lo pone di fronte alle sue grandezze, ai suoi compiti e alle sue responsabilità. L’Università Cattolica è evidentemente il luogo privilegiato ove il giovane deve essere aiutato a trovare la possibilità di compiere questa sintesi globale, che sarà per lui e per gli altri sorgente di luce feconda per tutta la vita. Ma occorre impegnarsi, occorre essere pazienti e lungimiranti!
A tale proposito, perciò, si presenta di estrema urgenza la cura pastorale della gioventù universitaria: si tratta di un problema oggi di fondamentale importanza per la Chiesa. Il Concilio Vaticano II ha sottolineato, nella Dichiarazione Gravissimum Educationis, che «l’avvenire della società e della stessa Chiesa è intimamente connesso con lo sviluppo dei giovani che compiono studi superiori» (Gravissimum Educationis, 10). Occorre agire con maggiore oculatezza, con una metodologia più rispondente alle esigenze della mentalità giovanile. Ma innanzi tutto occorre dare ideali di vita cristiana incarnati in coloro che sono formatori ed educatori. Non bisogna mai dimenticare che i giovani si conquistano presentando loro ideali autentici, impegnativi; l’indulgenza, l’acquiescenza, l’essere alla moda può anche far avvicinare i giovani, ma si tratta di un avvicinamento che svanisce facilmente.
Presentare loro Gesù Cristo come risposta completa ai loro problemi e ai problemi del mondo; far comprendere loro che Cristo non delude i sentimenti che essi sentono di fratellanza, di giustizia, di amore universale, ma che anzi questi ideali restano sempre tali, anzi si ingrandiscono a dismisura se sanno trovare la loro fonte in Cristo stesso: ecco la missione entusiasmante per i Dirigenti delle Università Cattoliche della Compagnia di Gesù.
Noi siamo certi che, fedeli allo spirito del vostro Fondatore, saprete compiere il vostro quotidiano dovere con queste finalità davanti agli occhi. Non abbiate timore! Cristo, Sapienza del Padre, sarà sempre con voi a dar calore e forza di convinzione alle vostre parole e ai vostri metodi; lo Spirito Paraclito vi suggerirà ogni cosa (Cfr. Io. 14, 26) perché sappiate far sentire ai giovani l’insegnamento eterno di Cristo, e applicarlo alle loro esigenze e alle necessità della vera cultura; la Vergine Santissima, Sedes Sapientiae, vi assisterà con cura materna. È questa la preghiera che rivolgiamo per Voi, per i vostri Collaboratori, per i vostri Alunni delle numerose e importanti Università dei Gesuiti. A tutti la nostra Apostolica Benedizione!
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