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[ IT  - LA ]

DISCORSO DEL SANTO PADRE PIO X*

AL SACRO COLLEGIO CARDINALIZIO

 

Accogliamo con viva soddisfazione i felici auguri che il Sacro Collegio Ci porge, per la prima volta, nella fausta ricorrenza della festa di S. Giuseppe, il cui nome venerato Ci fu dato in sorte di ricevere nel Santo Battesimo. Questi augurii sono una testimonianza a Noi graditissima dei filiali e devoti sentimenti del Sacro Collegio e Ci raddoppiano la letizia di una festività già cara al mondo cattolico per tanti titoli.

Mentre pertanto rendiamo al Sacro Collegio sentiti ringraziamenti, eleviamo la Nostra mente ed il Nostro cuore al dolcissimo Patrono della Chiesa universale, affinché a compimento dei voti offertici, ottenga a Noi dal Sovrano Datore di ogni bene lumi ed aiuti nell' esercizio dell' arduo Nostro ministero ed alla Chiesa quella efficace e benigna protezione, di cui ha tanto bisogno nelle dure e perigliose lotte del tempo.

E queste lotte certamente non mancano anche ai giorni nostri. Ed in vero se volgiamo lo sguardo alle condizioni della grande famiglia cattolica, Noi troviamo, senza dubbio, argomenti ben solidi di consolazione, scorgendo la bella e stretta unione dell' Episcopato con questa Sede Apostolica, il movimento affettuoso dei popoli verso il centro dell' unità ed il fecondo e sempre crescente sviluppo che vanno prendendo le opere cattoliche presso tutte le nazioni. D' altro lato però abbiamo larga materia di preoccupazione e di amarezza nel vedere con quanto ardore sono oppugnati i principii cattolici, con quanta pertinacia sono sparsi in mezzo alle moltitudini errori funesti non meno alla Chiesa che al civile consorzio e con quanta aberrazione sono distrutte in alcuni luoghi istituzioni ed opere saluberrime, fondate dalla Chiesa con tanta sollecitudine e con tanti sacrificii pel bene morale e materiale del popolo.

Ed in ordine a quest' ultimo punto, a Voi son noti, Signori Cardinali, i dolorosi avvenimenti che da qualche anno si vanno svolgendo in Francia. Da che fummo assunti, per inscrutabile consiglio della divina Provvidenza, alla cattedra del Principe degli Apostoli, Noi non mancammo come già il Nostro glorioso Predecessore di dar prove di sincero affetto all' illustre nazione francese e di speciale deferenza al suo Governo.

Se nonché, Ci è d'uopo confessarlo, mentre Ci allietano grandemente le continue dimostrazioni di pietà e di attaccamento che Ci vengono da quel popolo cattolico, Ci addolorano profondamente le misure già adottate ed altre che stanno adottandosi nella sfera legislativa contro le Congregazioni religiose, che formarono in quel paese, colle loro opere esimie di carità e di educazione cristiana, la gloria non meno della Chiesa cattolica che della patria. Come se non fosse stato immensamente grave e deplorevole quanto erasi fin qui compiuto a deferimento di esse, si è creduto di andar più oltre, malgrado i Nostri ripetuti sforzi per impedirlo, col presentare e propugnare un progetto, che ha per iscopo non solo d'interdire, con ingiusta ed odiosa eccezione, qualsiasi insegnamento ai membri degli Istituti religiosi anche autorizzati, e ciò unicamente perchè religiosi, ma eziandio di sopprimere gl' Istituti medesimi approvati a scopo preciso d'insegnamento e di liquidare i loro beni. Siffatta misura avrà, come ognuno comprende, la triste conseguenza di distruggere in grandissima parte l'insegnamento cristiano fondamento precipuo di ogni civile società, preparato ed alimentato dai cattolici, sotto l'egida della legge ed a prezzo dei più generosi sacrificii. In tal guisa si avranno innumerevoli fanciulli allevati, contrariamente alla volontà dei loro genitori, senza fede e senza morale cristiana con danno incalcolabile delle anime; come pure si avrà di nuovo il pietoso e sconfortante spettacolo di migliaia di religiose e di religiosi, costretti, senza aver demeritato in nulla, ad andar raminghi e privi di risorse su tutti i punti del territorio francese, ovvero profughi in terre straniere. Noi deploriamo e riproviamo altamente siffatti rigori essenzialmente contrarii al concetto di libertà benintesa, alle leggi fondamentali del paese, ai diritti inerenti alla Chiesa cattolica ed alle norme della stessa civiltà, che vieta di colpire cittadini pacifici, i quali pur dedicandosi, sotto la garanzia della legge, ad opere di cristiana educazione, non vennero mai meno ad alcuno dei doveri e degli oneri imposti agli altri cittadini. Né a questo proposito possiamo dispensarci dall' esprimere il Nostro dolore per la presa disposizione di deferire al Consiglio di Stato come abusive, lettere rispettose, rivolte al Supremo Magistrato della Republica da alcuni benemeriti Pastori, tre dei quali membri del Sacro Collegio, Senato augusto della Sede Apostolica, quasi potesse costituire una colpa l'indirizzarsi al Capo dello Stato per richiamare l' attenzione di lui sopra argomenti strettamente connessi coi più imperiosi doveri della coscienza e col bene pubblico.

Ma benché questa situazione amareggi profondamente il Nostro cuore, non diminuisce però il Nostro coraggio; nutriamo invece ferma speranza che il Signore, accogliendo benignamente le nostre suppliche e quelle di tante anime pie, affretterà l' ora delle sue misericordie ed aprirà anche il cuore di quegli che oggi son sordi alla voce della Chiesa. A questi sentimenti di fiducia e di conforto si ispireranno sopratutto, ne siamo certi, le religiose ed i religiosi di Francia, figli eletti della Chiesa cattolica, che Noi seguiamo nel loro dolore col più profondo affetto del Nostro animo paterno e colle Nostre più ferventi preghiere. Che la dura prova del momento non scuota la loro fermezza, e si dieno, anzi, con raddoppiato fervore ad una vita di fede e di opere sante, perdonando a quanti avversano comechessia i loro Istituti e tenendo sempre alti i loro pensieri ed i loro sguardi. La tribolazione è il retaggio della Chiesa, ma attraverso le ombre e le vicende di quaggiù, la fede ci addita i puri orizzonti di un'altra patria ove, in premio delle nostre virtù e delle angustie pazientemente sofferte, Ci sarà dato godere, nella visione di Dio, pace e dolcezze senza fine.

Vediamo bene, Signori Cardinali, che le Nostre parole sono trascorse dalla letizia della festa ad argomento del tutto differente, ma Ci è sembrato opportuno, che voi come Nostri figli carissimi foste a parte delle Nostre gioie e delle Nostre pene. Ed ora nell' augurarvi dal Cielo, in ricambio dei vostri voti, i più eletti favori, v' impartiamo di tutto cuore l' Apostolica benedizione.

 

PIUS PP. X


*AAS, vol. XXXVI (1903-04), pp. 544-546.



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