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DISCORSO DEL SANTO PADRE PIO X

ALLOCUZIONE DI SUA SANTITÀ PAPA PIO X
ALL'ASSOCIAZIONE DEI GIURECONSULTI DI FRANCIA*

 

Mi è ben grata la vostra presenza, o figli diletti, chiari ed illustri non solo per virtù, ma per scienza, specialmente del diritto e delle leggi; e risuonano dolci al mio animo, come la storia della vostra istituzione con tanta lucidezza narrata dal venerando Vescovo di Montpellier, così le parole piene di fede, di devozione e di santo coraggio, che mi furono indirizzate dal degnissimo senatore, che presiede alla vostra associazione.

Purtroppo è manifesto a tutti l' empio disegno e lo scopo finale cui tendono da lungo tempo i nemici della Chiesa Cattolica, che vorrebbero colla negazione e coi dubbi della incredulità spegnere la fede nel popolo cristiano, e colla indifferenza estinguerne i sensi generosi. Essi vorrebbero allontanare i popoli da questa cattedra di verità e sottrarli all'obbedienza del Vicario di Gesù Cristo per farli servire ai loro biechi intendimenti.

Non potrebbe certo immaginarsi disegno più funesto di questo come per gli interessi della religione, così pel vero benessere dei popoli, mentre la Chiesa con le dottrine che insegna, coi precetti che promulga e coi mezzi innumerevoli di cui dispone, non solo provvede alla salvezza eterna dei suoi figli, ma anche al bene temporale della società; bene che è vano sperare fuori di Dio e della sua Provvidenza.

Ora nessuno potrebbe adeguatamente apprezzare il merito di quei benedetti, che obbedienti al comando dato da Dio a ciascun uomo di adoperarsi per gli interessi eterni del suo prossimo: et mandavit illius unicuique de proximo suo, si uniscono insieme per opporsi a questa lega infernale, per far risplendere sui popoli il lume della verità ed infondervi l' amore alla virtù.

Io quindi mi congratulo con voi, o dilettissimi figli, che da oltre trent' anni con la vostra associazione mirate a questo fine e combattete la santa battaglia per sostenere in privato ed in pubblico, e specialmente innanzi ai tribunali, i diritti di Dio e della Chiesa, la proprietà e la libertà di quanti servono all' uno ed all' altro opponendovi così direttamente all' empietà, che vorrebbe proscritto persino il nome di Dio e della Chiesa e di quanti ne osservano e diffondono le leggi santissime. Mi congratulo con voi, o generosi campioni, che riconoscendo il vostro dovere, pel posto distinto che occupate nella società, col vostro esempio esercitate sul popolo una potente influenza per tenerlo unito a Cristo ed alla Chiesa.

Mi congratulo con voi potenti coadiutori dei Religiosi e dei Pastori delle anime, che si sentono più forti, avendovi ausiliari al loro fianco nelle battaglie, e ne centuplicate i frutti con la efficacia della vostra parola. Mi congratulo, o gloriosi difensori dei perseguitati e degli oppressi; e le preghiere di tante anime che riconoscono i vostri meriti, vi ottengano dal cielo le più elette benedizioni.

Ben so, che voi cristiani fedeli, che già eseguite da lungo tempo quanto ho qui ricordato, senza mancar mai ai vostri doveri verso Dio e gli uomini, non ambite in nome della religione felicitazioni ed elogi, contenti di ripetere quanto suggeriva Gesù Cristo ai discepoli: Siamo servi inutili; abbiamo fatto il nostro dovere: Servi inutiles sumus, quod debuimus facere fecimus.

Ma se non volete gli elogi della religione, abbiatevi almeno quelli della vostra patria che riconosce anche in voi il principio della sua salvezza; abbiatevi quelli del Pastore universale delle anime, che apprezzando la vostra virtù, i vostri studii e i vostri sacrificii, ne vede già i frutti copiosi per la tranquillità della Chiesa. Nel cataclisma del diluvio universale Iddio ha conservato nella famiglia di Noè un seme di risurrezione: remisit saeculo semen nativitatis. Di questo seme partecipate pur voi, pei quali sarà chiamata col nome del Signore la generazione ventura. Annuntiabitur Domino generatio ventura, che vivrà per Iddio e lo servirà.

Esaudisca l' Onnipotente questo mio voto e di esso sia presagio la benedizione che impartisco di cuore.

 

PIUS PP. X


*AAS, vol. XXXVII (1904-05), pp. 359-361.



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