LETTERA DI SUA SANTITÀ PIO XI
"SE A CODESTO"
AL PRINCIPE CAMILLO FRANCESCO MASSIMO
IN OCCASIONE DEL TERZO CENTENARIO DELLA
CANONIZZAZIONE DI SAN FILIPPO NERI
Al Principe Camillo Francesco Massimo.
Signor Principe, se a codesto illustre Comitato Romano per le feste del terzo centenario della canonizzazione di San Filippo Neri fu tanto opportunamente diretta una parola d’incoraggiamento e di encomio dall’immortale Nostro predecessore Benedetto XV, di v. m., non è men giusto che eguali sentimenti di paterna soddisfazione e di legittima gioia si esprimano da Noi che — trasferiti per divina Provvidenza a questa Cattedra di san Pietro dalla sede di san Carlo e di Federico Borromeo, legati ambedue da tenerissimi vincoli con l’Apostolo di Roma — veniamo ad avere verso lo stesso apostolo un titolo di particolare venerazione. Perciò non meno del compianto Pontefice, chiamato dal Signore a solennizzare la faustissima ricorrenza fra il tripudio degli angeli, Ci compiacciamo del pio e lieto avvenimento tre volte secolare, e Ci congratuliamo non solo del programma con cui il Comitato Romano intende farne solenne e degna commemorazione, ma dello zelo col quale esso va traducendosi in atto per mettere in piena luce l’umile e grande figura del glorioso maestro e padre della romana gioventù, nel quale si congiunsero, in mirabile e quasi soprannaturale armonia, la severa e rigorosa austerità dell’asceta con la più dolce e soave amabilità e carità evangelica. Ben di cuore pertanto facciamo voti che i prossimi festeggiamenti, raccogliendo intorno all’urna del Santo, circonfusa di novella gloria e di novello splendore, tutto il popolo di Roma ed in primo luogo le balde schiere della cattolica gioventù, segnino, quasi pietra miliare nella storia gloriosa di quest’alma Città, un efficace e potente risveglio di pietà e di fede. In particolar modo divengano essi, per l’efficace intercessione di questo grande amico di Dio e degli uomini, un forte argine al dilagare di quella corruttela e miscredenza che il flagello della guerra ha lasciato in triste retaggio, e siano alla tribolata umanità l’aurora di quella pace vera e duratura che poggia soltanto sulla vita veramente e interamente cristiana. Con tale augurio Noi imploriamo da Dio l’abbondanza dei celesti favori sull’intero Comitato Romano, ed in auspicio dei medesimi impartiamo con particolare paterno affetto l’apostolica benedizione a Lei, signor Principe, lustro ed anima del Comitato, ai singoli componenti del medesimo, ai benemeriti Padri Filippini, ai membri dell’Oratorio secolare della Chiesa Nuova e a tutte quelle pie persone che in qualsivoglia maniera contribuiranno a glorificar Dio nella esaltazione del glorioso atleta della fede e della carità, san Filippo Neri.
Dal Vaticano, li 8 marzo 1922.
PIUS PP. XI
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